Attualità

LIBERTÀ EDUCATIVA. Allarme dalle paritarie: senza fondi è finita

Enrico Lenzi giovedì 29 settembre 2011
La scuola paritaria non può permettersi un nuovo anno di traversie per il recupero e l’erogazione dei fondi statali. È l’ennesimo grido d’allarme che le associazioni del settore lanciano al governo. Ma questa volta lo fanno in qualità di Gruppo di lavoro per la parità, che venne istituito nel febbraio 2009 proprio dal ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini con il compito - venne spiegato allora - di «indicare i punti critici nell’applicazione della legge 62/2000 (quella della parità, ndr) e individuare possibili soluzioni». Un compito che il Gruppo, in cui sono presenti tutte le sigle della scuola paritaria (Agesc, Fidae, Msc-Fidae, Fism, Aninsei, Foe-Cdo) assieme ad alcuni esperti del settore, portò a termine nel giro di pochi mesi consegnando già nell’estate 2009 un documento d’indirizzo. Ma in questi anni la scuola paritaria ha dovuto combattere una estenuante battaglia per vedersi riconoscere (e recuperare) i già esigui fondi statali e le possibili soluzioni ai punti critici sono per il momento rimasti sulla carta. Ma ora il Gruppo di lavoro per la parità costituito presso il ministero di viale Trastevere ha deciso di prendere carta e penna e inviare una lettera appello al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e ai ministri dell’Economia Giulio Tremonti e della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini. «Premesso che le scuole paritarie fanno parte di diritto di un unico sistema nazionale di istruzione – scrivono i firmatari – si evidenzia che il bilancio pluriennale dello Stato, approvato a dicembre 2010, prevede per gli anni 2012 e 2013 uno stanziamento di 280 milioni di euro per l’istruzione non statale». Una cifra ben lontana dai 535 milioni l’anno che da dieci anni è lo stanziamento storico della legge 62. «Lo stanziamento previsto per i prossimi due anni – denunciano i firmatari – comporterebbe di fatto una riduzione del 45% delle risorse». E se il taglio rimanesse quello previsto, avverte il Gruppo di lavoro, «moltissime scuole paritarie sarebbero costrette a cessare l’attività, con gravissimo danno per le comunità locali e per la stessa spesa pubblica». Infatti la presenza di questo segmento dell’unico sistema nazionale d’istruzione permette allo Stato di risparmiare oltre 6 miliardi di euro, che dovrebbe invece spendere se dovesse accogliere tutti gli studenti delle paritarie. Proprio per questo, si sottolinea nella lettera-appello, «appare assurdo togliere ossigeno alla scuola paritaria per la necessità di ridurre la spesa pubblica statale». E, fedele al proprio compito istitutivo, il Gruppo per la parità non si limita a indicare quello che attualmente appare come il punto più dolente, ma offre anche una possibile soluzione: la Legge di stabilità da subito ripristini almeno la cifra di 535 milioni di euro, «onde evitare le lunghe procedure seguite negli ultimi anni, che hanno causato gravi ritardi nel previsto reintegro delle risorse e conseguenti pesanti sofferenze finanziarie alle scuole». Un esempio? «A oggi non è stata ancora avviata la procedura di riparto del reintegro dei contributi per l’anno scolastico 2010/2011». La parola passa ora al governo. Ma per la scuola paritaria una risposta è sempre più urgente.