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Inchiesta. Lombardia, è allarme amianto. Record di vittime

Marcello Palmieri lunedì 1 dicembre 2014
Oltre 400 mesoteliomi diagnosticati l’anno scorso. E oltre 5.000 dall’anno 2000. Vale a dire più o meno altrettanti morti, a oggi. La malattia dell’amianto rimane silenziosa per oltre 40 anni. Ma quando esplode, uccide in circa 12 mesi. E il futuro? Tutt’altro che roseo: le stime del Registro Mesoteliomi Lombardia prevedono al 2030 altri 7mila casi, con un picco tra il 2015 e il 2025.ltre 400 mesoteliomi diagnosticati l’anno scorso. E oltre 5.000 dall’anno 2000. Vale a dire più o meno altrettanti morti, a oggi. La malattia dell’amianto rimane silenziosa per oltre 40 anni. Ma quando esplode, uccide in circa 12 mesi. E il futuro? Tutt’altro che roseo: le stime del Registro Mesoteliomi Lombardia prevedono al 2030 altri 7mila casi, con un picco tra il 2015 e il 2025.A Casale Monferrato, provincia di Alessandria, c’era la "Eternit". Produceva cemento rinforzato con fibre di amianto, era la più grande d’Italia. Lì attorno, son morte migliaia di persone. E tutta Italia sta discutendo sulla sentenza che ha assolto i vertici aziendali per disastro ambientale, le scorse settimane, per un cavillo giuridico. Ma Casale e Broni, nell’Oltrepò Pavese, non sono poi così lontani. Li separano poco più di 90 chilometri. E li accomuna lo stesso destino. In terra lombarda lo spettro si associa al nome di Fibronit, dal 1932 al 1993 secondo polo in Italia per la produzione di fibrocemento. È in quell’area che si registrano i più alti tassi di incidenza in Lombardia: dal 2000 al 2011 ben 147 casi riconducibili alla Fibronit, contro i 17 della media regionale. E dire che già la Lombardia è ai primi posti per incidenza di mesotelioma in Italia, dopo Piemonte, Liguria e Friuli Venezia Giulia. E se nello Stivale l’amianto uccide con tasso d’incidenza pari a 3,55 persone su 100mila uomini e 1.35 su 100mila donne, in Lombardia miete vittime con proporzioni rispettivamente di 5,1 maschi e 2,1 femmine ogni 100mila. Quasi il doppio. Nel 65% dei casi la fibra velenosa è stata respirata al lavoro. Si tratta della "Esposizione professionale", come la definisce il "Registro mesoteliomi Lombardia" da cui provengono i dati. Ma per un buon 3,3% la patologia ha origine ambientale, interessa cioè chi ha risieduto in zone contaminate dall’impasto minerale. È la sfortuna toccata per esempio a una giovane apprendista parrucchiera, che negli anni Settanta, tutte le mattine, quando alzava la saracinesca della bottega vedeva alzarsi una polverina bianca. Laura è morta settimana scorsa, a 59 anni. Come tante mogli e figlie di ex dipendenti, che mentre lavavano le tute di lavoro dei loro mariti e padri firmavano inconsapevolmente la loro futura condanna a morte: "Esposizione familiare: 1.9% (72 casi)", attesta il Registro. E poi, quel 23,2% di casi senza causa? Almeno in parte è stato svelato: riguarda aziende tessili nelle quali l’amianto c’era, ma non lo si sapeva. I dati evidenziano infatti che il 14,6% dei mesoteliomi professionali è in ex dipendenti di tale settore, valore preceduto solo dal 24,7% dell’edilizia e dal 22,8% del settore metalmeccanico e metallurgico.Ma attenzione: l’amianto non è solo nella grande o piccola industria. C’è anche sotto casa. Anzi, sopra: nei tetti di qualche decennio fa, che oggi rilasciano fibre quando sono "ammalorati". Ecco una possibile spiegazione per altri mesoteliomi "inspiegati", anche se difficile da dimostrare. Ma qualcosa di certo c’è: l’assessorato regionale all’ambiente parla di 2,14 milioni di metri cubi di eternit ancora da smaltire, e la stima non considera altri manufatti in amianto come condutture, refrattari e isolanti. Le bonifiche sono un obbligo di legge, ma ancora una volta si scontrano con i costi: in regione servono 800 euro a metro quadro. A incidere è anche il trasporto, se non altro perché il 95% dell’amianto finisce in Germania.