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POLITICA. Alfano bussa, ma la Lega chiude Casini e Fini all'opera assieme

giovedì 9 agosto 2012
Il Pdl di Angelino Alfano continua a guardare alla Lega per una ri-edizione dell'alleanza con il Carroccio."Crediamo che le condizioni per un'alleanza con la Lega Nord ci siano. Sarebbe un errore grave che una divisione tra noi e la Lega consegnasse il Nord al centrosinistra": così il segretario del Pdl che ieri ha però dovuto incassare lo sfogo del nuovo numero uno del Carroccio ("che delusione Angelino, solo la Lega ha i Maroni...") per aver "perdonato" il premier Monti per la scivolata sullo spread attribuito a BerlusconiDalla Lega, quindi, una nuova chiusura, perché, come dice Roberto Calderoli, con il sostengo a Monti Alfano ci inserisce a pieno titolo tra i "partiti delle tasse", mentre un ex alleato di governo come Gianfranco Rotondi sintetizza: "dice bene Alfano, l'accordo con la Lega è, e deve essere, nelle cose..". Anche perchè se Alfano lascia aperte tutte le porte, quella di Casini al momento sembra sbarrata a doppia mandata. "Avremmo voluto organizzare un'area moderata in Italia, ma Casini ha scelto di allearsi con Bersani e la sinistra" il segretario del Pdl. Franco Frattini invece non rinuncia: "Al momento vedo ancora larghe convergenze con Casini".Il leader centrista, invece, lavora a tutt'altro. Con Fini sta organizzando il lancio di un nuovo contenitore di moderati che raccolga l'eredità del governo Monti. Un lascito che non sarà solo ideale ma che comprenderà alcuni ministri del governo dei tecnici e il programma, di rigore e di convergenza sui parametri europei, del governo Monti. Per farlo i due leader di Udc e Fli sono disposti anche a farsi da parte, sciogliendo, tra settembre e ottobre, i rispettivi partiti. "Nell'area moderata c'ero prima di Angelino Alfano e ci rimarrò dopo. Mi dispiace piuttosto che dopo tanti buoni propositi abbiano deciso loro di tornare a Berlusconi..." chiarisce il leader dell'Udc rispondendo per le rime al segretario del Pdl che lo accusa di volersi alleare con la sinistra di Vendola e Bersani. Il secondo dei quali, invece, oggi ha scelto una tribuna come quella de il Sole 24 Ore per cercare di convincere anche il mondo produttivo a fidarsi del Pd. "La prima cosa che intendo dire all'Italia e all'Europa è che noi siamo quelli dell'euro, siamo quelli dei governi Prodi, Amato, D'Alema che fecero fede in condizioni difficili a tutti i patti internazionali, europei e occidentali, che siamo quelli di Ciampi e Padoa Schioppa" assicura Bersani in un'intervista in cui professa tutta la sua "fedeltà all'Europa del Rigore".