Attualità

Genova. Al quartiere Cep, la periferia riparte dalla scuola e dalle associazioni

Stefano Pasta martedì 4 giugno 2019

I ragazzi del Voltri in una delle attività rivolte anche al quartiere

«Genova ci sono stata una volta sola». Deborah sgrana gli occhi chiari come parlasse di una meta esotica, lontana. Eppure Genova è la sua città: solo che abita al Cep, il Centro di edilizia popolare, estrema periferia di Ponente del capoluogo ligure. Per lei, Genova è un’altra città. È nato anche da qui, da questo senso estremo di isolamento sociale, il progetto "Give teens. La scuola al centro della periferia", ideato dalla scuola del quartiere, l’Istituto comprensivo Voltri 2, e dalla Comunità di Sant’Egidio, con la partecipazione dell’Ufficio scolastico regionale, un vasto numero di partner genovesi tra parrocchie, scuole, istituzioni culturali e il Centro di ricerca sulle relazioni interculturali dell’Università Cattolica di Milano.

Sant’Egidio e gli altri soggetti non finanziano le loro attività ordinarie, ma supportano la scuola del quartiere: un educatore in ogni classe, doposcuola tutti i pomeriggi, e poi formazione ai docenti, agli educatori e ai genitori, supporto ai ragazzi che sono fuoriusciti prematuramente dal sistema scolastico e non sono mai entrati in quello lavorativo. «Il Cep è il quartiere più in sofferenza della città – spiega Sergio Casali di Sant’Egidio – dove negli anni sono state indirizzate tutte le situazioni di disagio. Quella che incontriamo oggi è la terza generazione di ragazzi nati qui e su di loro, e di conseguenza sulla scuola che è l’istituzione più presente e riconosciuta nel quartiere, si riversano tutte le contraddizioni di questa parte di città». Ed effettivamente il Cep è un quartiere che non ha una piazza, in cui gli spazi pubblici di socializzazione per i bambini giacciono abbandonati ed inservibili. Dove il reddito imponibile medio è il più basso della città (16.446 euro) e il tasso di disoccupazione il più alto (20%). Il tasso di scolarizzazione è del 31,5% – il più basso a Genova e più di due volte e mezzo inferiore a quello dei quartieri "bene" – solo il 5,3% degli abitanti ha una laurea o diploma universitario, contro il 18,5% di media genovese. L’impresa sociale "Con i Bambini" ha selezionato l’iniziativa nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile con il fine di rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori. Per il presidente del Tribunale per i Minorenni di Genova, Luca Villa, intervenuto nei giorni scorsi alla presentazione del progetto, «la via giusta è quella di investire di più sulla prevenzione». «Chi si ritrova a operare in contesti come il nostro, in cui la scuola si trova a istruire, a fare assistenza sociale, psicologica, sanitaria e a svolgere diverse altre funzioni suppletive, non deve avere in mano gli stessi strumenti di chi fa scuola nei quartieri del centro» ha spiegato Genzianella Foresti, dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo Voltri 2. «C’è tanta energia in periferia – conclude sorridendo Casali – ma bisogna fare lo sforzo di ribaltare la prospettiva».