Attualità

Migranti. Aiutarli a casa loro? Sì, ma con progetti concreti

mercoledì 15 febbraio 2017

Una campagna a tutto campo in aiuto soprattutto ai minori migranti non accompagnati. Un progetto articolato e complesso che parte dai Paesi di origine, li segue lungo il tragitto di migrazione nei Paesi di transito, li accoglie nei porti italiani. Segno di “una Chiesa che in Italia non sta a guardare, si pone il problema e se abbiamo la possibilità di fare qualcosa con i fondi dell’8Xmille, la dobbiamo fare”. Così don Leonardo Di Mauro, direttore del Servizio Cei per gli interventi caritativi a favore del terzo mondo, spiega all'agenzia Sir la Campagna che la Conferenza episcopale italiana sta pensando di lanciare per dare seguito all’iniziativa della Cei sul diritto di rimanere nella propria terra, lanciata in occasione del Giubileo della misericordia. Un progetto a cui stanno lavorando il Comitato per gli interventi caritativi, l’Ufficio nazionale per la pastorale del mare, la Caritas italiana, la Fondazione Migrantes e Missio. Si stanno anche susseguendo, nella sede della Cei a Roma, una serie di incontri con vescovi e rappresentanti delle Chiese africane coinvolte nel progetto. In gennaio fu accolto monsignor Vincent Louis Marie Landel, arcivescovo di Rabat, in Marocco. In questi giorni è presente a Roma l’abbé Edmond Dembele, segretario generale della Conferenza episcopale del Mali.

«Esiste un diritto a emigrare, ma anche a rimanere»

«Si tratta – spiega don Di Mauro – di una campagna di sensibilizzazione per lanciare l’idea che esiste un diritto a rimanere nella propria terra e un diritto a emigrare. Ma è anche una campagna di azione perché è volta a fare azioni concrete, prima di tutto nei Paesi da cui si parte. Vorremmo inoltre legare il nostro intervento ai minori non accompagnati che sono stati al centro del discorso che il Papa ha tenuto per la Giornata dei migranti».

Si comincia con Mali e Nigeria

Su suggerimento della Fondazione Migrantes, la Cei ha scelto di concentrate il proprio intervento sui Paesi di maggiore migrazione, ovvero Mali e Nigeria. «L’idea – spiega don Di Mauro – è di avviare qui una campagna diffusa nelle scuole, nei media, con manifesti per aiutare la gente a capire nelle mani di chi si mettono i ragazzi quando affrontano questi viaggi e nello stesso tempo cercare di capire con la Chiesa locale quali azioni concrete possiamo fare con i fondi dell8xmille per aiutare le persone a restare nella propria terra».

Incontri coi vescovi locali

Il secondo step è nei Paesi di passaggio. Per questo motivo il mese scorso, i responsabili dei diversi uffici Cei coinvolti nella campagna si sono incontrati con il vescovo di Rabat, che «darà delle indicazioni concertate con la Cerna» (la Conférence des Evêques de la Région Nord de l’Afrique) per vedere anche lì «quali azioni di aiuto possiamo dare in questa fase di passaggio». E infine, terzo momento, sarà quello di fare qualcosa nei posti dove i minori arrivano. «Anche qui, non potendo fare tutto – conclude don Di Mauro – sceglieremo 4/5 porti italiani dove arrivano tanti ragazzi minori non accompagnati e cercheremo di dare un contributo con l’aiuto dell’Apostolato del mare e con le diverse realtà che già lavorano sul campo».