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La polemica. Adozioni per sentenza. È scontro nel governo

VIVIANA DALOISO martedì 17 maggio 2016
La stepchild adoption continua a dividere la maggioranza. E dopo il botta e risposta tra il titolare degli Affari regionali con delega alla Famiglia, Enrico Costa, e l’ex relatrice della legge sulle unioni civili, Monica Cirinnà (Pd), in merito alla creatività delle sentenze dei giudici, ieri il dibattito si è giocato tutto all’interno dell’esecutivo. Col ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che ha di fatto stigmatizzato le dichiarazioni del collega di governo: «I giudici sono liberi di interpretare caso per caso la legge», ha detto. Anzi, «non compete al governo dare indicazioni ai magistrati su come arrivare a fare le sentenze. Il campo non mi sembra si presti a questa possibilità». Il Guardasigilli è stato sentito in commissione Giustizia della Camera – domani toccherà a Costa – nell’ambito di una verifica sull’attuazione della normativa sulle adozioni, con l’obiettivo di arrivare a una riforma che, per diversi esponenti del Pd, dovrebbe riguardare proprio la stepchild adoption, stralciata dalla legge sulle unioni civili. L’altolà dei centristi era arrivato sabato: «Sia chiaro che non può rientrare dalla finestra quello che è uscito dalla porta», aveva detto il ministro della Famiglia, Costa, criticando l’azione dei giudici e augurandosi che la «fase di interpretazione creativa si concluda». Di tutt’altro avviso Orlando: «Siamo in un campo in cui è la legge che chiede al giudice di apprezzare il caso concreto, la legge non dà una soluzione che prevede un automatismo, ma è il giudice che deve valutare la particolare situazione per poter stabilire al meglio la valutazione della continuità affettiva del minore». Per Orlando «l’interpretazione dei giudici non è comprimibile in un campo come questo», che al centro vede «la tutela del minore». «La mia posizione – il suo commento – è nota, non ho altro da aggiungere». Il Guardasigilli nel suo intervento ha poi insistito con forza anche sulla necessità di un cambio di passo nelle adozioni, snocciolando i dati sulla crisi del sistema. Orlando ha parlato di 8.540 «procedimenti» nel 2012 (contro le 3.106 adozioni effettivamente andate a buon fine secondo i dati della Commissione adozioni internazionali), 7.421 nel 2013 (2.825 quelle andate a buon fine secondo la Cai) e poi 6.739 nel 2014 e 3.189 nel primo semestre 2015 (e qui i dati ufficiali, com’è noto, mancano). «Il ministro fa riferimento alle procedure istruite presso i tribu- nali», spiegano dal suo entourage, cioè alle richieste fatte dalle coppie. Che sono cosa diversa anche rispetto alle sentenze di idoneità. Resta da chiarire perché gli uffici del ministero abbiano poi messo a confronto questi dati con quelli di altri Paesi come Brasile, Cina e Stati Uniti, riportando in questo caso i dati delle adozioni effettivamente andate a buon fine. In ogni caso Orlando ha promesso che «entro il settembre di quest’anno avremo un sistema completo di raccolta dei dati, con il completamente della banca dati oggi presente in 25 su 29 tribunali dei minori». Il ministro ha poi fatto riferimento a quei circa 300 minori adottabili, che però nessuno adotta. Le ragioni? «Spesso si è di fronte a condizioni di salute (fisica o psichica) particolarmente difficili e legate a patologie irreversibili; in numerosi casi, si tratta di ragazzi in piena fase adolescenziale, talvolta già oltre i 15/16 anni, tra i quali non pochi stranieri non accompagnati». La realtà dei trecento che non vengono adottati – ha concluso – «impone » una riflessione sulla durata degli affidi familiari, attualmente fissata in due anni, prorogabile una volta soltanto. © RIPRODUZIONE RISERVATA