Attualità

Coronavirus. Acerra, il vescovo scrive ai sindaci: «Fate presto, la gente ha fame!»

Antonio Maria Mira venerdì 10 aprile 2020

Antonio Di Donna, vescovo di Acerra

"La burocrazia non rallenti l'erogazione dei benefici economici previsti dal governo. Fate presto, perché si rischia una guerra tra poveri". È il forte appello del vescovo di Acerra, Antonio Di Donna, in una lettera inviata ai sindaci della Diocesi a nord di Napoli. Il vescovo parla di "fratelli letteralmente affamati", e di come "le nostre Caritas non reggono alle file interminabili di chi attende per un buono spesa".

Di Donna ha davanti i drammatici dati di queste file. In appena una settimana sono stati distribuiti 700 pacchi alimentari nella sede della Caritas e altri 150 direttamente a casa, oltre a buoni spesa per 20mila euro. "Il 40% delle persone che ci chiedono aiuto già veniva da noi, ma il 60% sono persone nuove.

Anziani, disabili soli ma anche famiglie giovani con bambini, commercianti e piccoli impreditori costretti a chiudere per i decreti dell'emergenza, e che ora non hanno niente per vivere", è la cruda analisi della direttrice della Caritas diocesana, Luisa Ruotolo. Che lancia un altro allarme. "Il 40% degli immigrati che vengono non si era mai visto. È impressionante. Vengono perchè hanno fame. Molti facevano gli ambulanti a Napoli e ora non possono più lavorare. Vivono ad Acerra nei "bassi", in più di dieci in due stanze".

Ecco spiegato il forte appello del vescovo a fare presto. "Sarebbe imperdonabile - scrive ai sindaci di Acerra e Casalnuovo, in provincia di Napoli, Arienzo, Cervino, San Felice a Cancello e Santa Maria a Vico, in provincia di Caserta - il rischio di lasciare senza viveri la nostra gente a causa di parametri e criteri che rispondono alla prassi burocratica piuttosto che alle reali esigenze delle persone e al momento di eccezionale drammaticità".

Dunque, avverte Di Donna, "nessuno si renda responsabile di lasciare letteralmenteaffamati” i fratelli in difficoltà per stare dietro a cavilli burocratici, con il rischio gravissimo di lasciare ancora una volta nelle casse della burocrazia soldi destinati, in questo specifico caso, addirittura al necessario per la sopravvivenza della gente".

E dopo aver ricordato "l’abnegazione e la buona volontà dei volontari" denuncia come "il peso della crisi comincia a farsi insostenibile anche per le nostre Caritas". Perciò, conclude il vescovo, "ogni minuto perso nelle maglie spesso troppo strette della burocrazia è benzina per una nuova guerra dei poveri, che si presenterà presto alle nostre porte se ritardiamo ancora. Non sia escluso nessuno: si mettano tutti nella condizione di ricevere questi benefici economici".