Attualità

Terremoto, sei mesi dopo. I numeri e l'ìmpegno di Caritas: «Accanto alla gente»

Pino Ciociola mercoledì 22 febbraio 2017
La priorità dell’intervento «per noi è sugli ultimi». In questi sei mesi «siamo stati accanto alle persone, questa è la nostra caratteristica», ma il lavoro «è solo all'inizio». Marcello Pietrobon è il responsabile dell’Ufficio “Promozione opere” della Caritas italiana, non è il primo terremoto che segue («da L’Aquila non siamo ancora andati via e sono già otto anni…») e racconta che dal 24 agosto a oggi «siamo riusciti a stare in tutti i territori».

Il primo milione di euro, quello preso dall’otto per mille, «lo abbiamo dato subito alle diocesi per gli interventi di emergenza ed è stato speso nei primi due mesi ­– va avanti -, per aiutare a ripartire dalla normalità e così capire in che modo programmare il futuro». Finora la Caritas ha raccolto più o meno ventuno milioni di euro, «quattordici dei quali dalla colletta che si fece nelle diocesi e il resto dai nostri offerenti che hanno fiducia in Caritas e ci danno risorse».

Una chiave dell’efficacia «è che conosciamo la gente - sottolinea Pietrobon -. I centri di ascolto e le presenze Caritas sul territorio ci dà modo di saltare completamente la fase del “chissà chi sono quelle persone”, sapendo già cosa serve loro».

Sanno bene, in Caritas italiana, che le loro risorse «sono una goccia d’acqua rispetto ai danni» (complessivamente ventitré miliardi di euro, ndr), però «per noi è apripista riuscire a far capire ai territori come orientare le risorse e che certe cose non possono calare dall’alto». Nel frattempo «Caritas ha la capacità di spendere e agire immediatamente», dopo di che «accanto alle diocesi e chi conosce il territorio, costruiamo le linee di sviluppo sostenibili».

Come fanno in Caritas a essere certi che i soldi raccolti siano davvero tutti spesi e bene? «Intanto - risponde Pietrobon - abbiamo un vincolo di mandato e di statuto che impone un tetto del cinque per cento utilizzabile da Caritas per le spese di gestione», quando poi vai a spendere, «se conosci le persone, se ti fidi, se dai fiducia e coraggio, è sempre minore il rischio che le risorse vengano spese male».