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Giustizia. Abuso d'ufficio, Colle invia il testo alle Camere. Ma ora attende un segnale

Marco Iasevoli giovedì 20 luglio 2023

Mattarella ieri all'ottantesimo anniversario del bombardamento su San Lorenzo a Roma

La nota è asciutta, come previsto: «Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella - scrive il Quirinale - ha autorizzato la presentazione alle Camere del disegno di legge recante modifiche al Codice penale, al Codice di procedura penale, all'ordinamento giudiziario e al Codice dell'ordinamento militare». Non ci sono rilievi. Non ci sono lettere ai presidenti delle Camere o al capo del governo. Nessuna parola di accompagnamento. Quanto il capo dello Stato aveva in animo di dire in questa fase sul provvedimento che sopprime l’abuso di ufficio e attenua il traffico di influenze, lo aveva già riferito a tu per tu la settimana scorsa alla premier. La “moral suasion” quirinalizia è iniziata in quella circostanza e proseguirà in modo discreto nelle prossime settimane, quando il testo sarà esaminato dalle Camere (si inizia dal Senato e dalla commissione Giustizia guidata dalla leghista Giulia Bongiorno).

D’altra parte, nei giorni in cui si attendeva il via libera del Colle al provvedimento varato dal Guardasigilli Nordio, già era stata sufficientemente spiegata la posizione del Quirinale: trattandosi di un disegno di legge, e non di un decreto immediatamente esecutivo, il capo dello Stato potrà formulare le sue considerazioni dopo il varo del dispositivo finale approvato da entrambe le Camere.

Certo, i giorni - non pochi - in cui gli uffici legislativi del Quirinale hanno tenuto sotto osservazione il testo non sono un fatto privo di significato. Ci sono le preoccupazioni per l’abrogazione dell’abuso d’ufficio, criticato da magistrati antimafia e anche da Bruxelles, che teme la riduzione di strumenti atti a prevenire la corruzione proprio nella delicata fase di attuazione del Pnrr. Analoghe preoccupazioni permangono anche sul traffico d’influenze. Motivo per cui adesso il capo dello Stato aspetterà segnali dalle Camere.

Non è detto, però, che arriveranno. Ieri la commissione Politiche Ue della Camera ha bocciato la Direttiva del Parlamento e del Consiglio Ue sulla lotta alla corruzione perché essa «risulterebbe palesemente in contrasto con il principio di sussidiarietà e con quella di proporzionalità », secondo quanto afferma il parere motivato redatto dal relatore Antonio Giordano (Fdi). Pd e M5s hanno protestato in modo vibrante. «Dalla destra segnale grave», dicono i dem. Un «no clamoroso», secondo i pentastellati che rimarcano come nel testo europeo ci sia anche il riferimento all’abuso d’ufficio. Il Terzo polo invece ha votato con la maggioranza. Per Enrico Costa di Azione la direttiva è «folle» anche perché chiederebbe di applicare l’abuso d’ufficio anche in ambito privato.