Attualità

Dopo il terremoto. A Norcia un Natale di speranza

Francesco Carlini, Norcia (Perugia) sabato 21 dicembre 2019

Ciò che resta della Concattedrale di Norcia, dopo il terremoto del 2016. Qui verrà celebrata la Messa la mattina di Natale

Messa di Natale tra le rovine della concattedrale di Santa Maria a Norcia, sbriciolatasi insieme a tante altre chiese della Valnerina, in Umbria, dopo i terremoti del 24 agosto e del 26 e 30 ottobre 2016. A presiederla sarà l’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della conferenza episcopale umbra monsignor Renato Boccardo. Si tratta di un atto di fede, di un gesto di speranza e di un’implorazione. E non dell’ennesima passerella di politici come è stato detto.

Del resto una celebrazione simile si tenne già tra le rovine della chiesa di San Salvatore a Campi di Norcia nell’agosto 2018. «Come prima cosa è un atto di fede», commenta il vescovo. «In questo luogo la comunità cristiana nursina ha trovato alimento per la sua vita nell’ascolto della Parola di Dio e nelle celebrazioni dei sacramenti e noi il giorno di Natale, idealmente, ci “colleghiamo” con tutti coloro che prima di noi hanno pregato in questa chiesa. Poi è un gesto di speranza: nell'austerità ed essenzialità richiamate dalla culla di Betlemme e dalle macerie della concattedrale attingiamo la forza per guardare avanti con fiducia e speranza nonostante le fatiche e le delusioni. Infine – dice monsignor Boccardo – è un’implorazione: questa celebrazione diventa un’invocazione a Dio affinché continui a prendersi cura dei suoi figli e agli uomini e alle istituzioni affinché l’opera della ricostruzione morale e materiale trovi finalmente le strade della concretezza».

Il piano di sicurezza prevede l’ingresso in chiesa, oltre che dei concelebranti, per novanta persone. Le altre assisteranno alla liturgia da un maxi schermo posizionato in piazza. Al termine della Messa, comunque, tutti potranno entrare tra le rovine della concattedrale e rendersi conto dei danni che il terremoto ha inferto alla chiesa madre del nursino. Ad oltre tre anni dal sisma la situazione degli edifici crollati e lesionati nella diocesi di Spoleto-Norcia, oltre 350 tra chiese e canoniche, è di poco migliorata: diversi sono stati messi in sicurezza, sono state rimosse le macerie, effettuate le coperture, messe al sicuro le opere d’arte, alcune delle quali già restaurate. A oggi sono state riaperte al culto due chiese parrocchiali, quella di Cerreto di Spoleto e quella di Vallo di Nera. Entrambe presentavano però danni lievi.

Basti pensare poi che nella sola Norcia gli edifici gravemente lesionati, tra privati e pubblici, sono circa 1.400, quelli con danni lievi poco più di 850, i cantieri autorizzati sono 500, mentre i progetti terminati e che hanno già permesso alle famiglie di fare ritorno nelle loro case sono un’ottantina. La strada quindi è lunga, la gente scoraggiata e i piccoli centri dell’appennino umbro si stanno spopolando. La Chiesa più volte ha esortato gli amministratori a non dimenticare queste popolazioni. L’arcivescovo Boccardo in una celebrazione a Cascia ha detto che «i governanti parlano di terremoto solo quando cercano voti, i mezzi di comunicazione solo in occasione di anniversari e che la nostra vera forza, quella che non ci fa perdere la speranza, è la vicinanza e l’affetto di tante persone, di numerose comunità diocesane e parrocchiali italiane, nonché della Santa Sede e della Conferenza episcopale italiana».

È proprio grazie a questa solidarietà, ad esempio, che è stato possibile realizzare otto centri di comunità nella zona del cratere umbro e permettere così alla gente di riunirsi per le celebrazioni eucaristiche e per altri momenti della vita cristiana. «L’auspicio – dice ancora l’arcivescovo di Spoleto-Norcia – è che quanti ci governano abbiano il coraggio necessario per qualche decisione che sia portatrice di vita e che permetta di vedere che veramente si ricomincia, non solo a parole e promesse ma con realizzazioni che si possano toccare con mano».