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Agrigento. Aggredito migrante di 16 anni: «Tornatene a casa»

I.Sol. lunedì 3 settembre 2018

(Foto d'archivio Ansa)

Un giovane tunisino di 16 anni è stato aggredito a Raffadali, nell'Agrigentino. Il ragazzo, ospite di un centro d'accoglienza, secondo quanto riporta il sito online del "Giornale di Sicilia", è stato colpito in faccia con uno sportello e poi è stato raggiunto da calci e pugni mentre qualcuno gli urlava "Ritorna nel tuo paese".

I medici dell'ospedale di Agrigento gli hanno riscontrato una contusione a un testicolo e una ferita ad un ginocchio. Il ragazzo guarirà in 5 giorni.

Solidarietà è stata espressa al giovane dal sindaco di Raffadali, Silvio Cuffaro.


AGGRESSIONI, INSEGUIMENTI, INSULTI E SPARI. Negli ultimi mesi in Italia ci sono stati numerosi casi di attacchi che hanno avuto come denominatore comune lo sfondo razzista.

LA MAPPA DELLE AGGRESSIONI RAZZISTE (a cura del giornalista Luigi Mastrodonato)

Dai casi di Partinico, Aprilia, Terracina e Catanzaro, ai colpi di armi ad aria compressa contro immigrati e stranieri: l'ultimo episodio, in ordine cronologico, era avvenuto sabato a Bagheria in provincia di Palermo. A essere aggredito è stato un uomo di 30 anni, di nazionalità nigeriana. L'aggressore, che è stato identificato e denunciato, avrebbe colpito con un cric la vittima per futili motivi. "Calmati fratello", avrebbe detto la vittima. I poliziotti del commissariato di Bagheria sono intervenuti, ascoltando diversi testimoni e hanno acquisito le immagini dei sistemi di videosorveglianza. La vittima è stata medicata in ospedale e ha una prognosi di 10 giorni.

Federico (come lo chiamano tutti in paese), ragazzo di origine nigeriana che da tempo vive a Bagheria, due giorni fa, infatti, mentre era fuori dalla gelateria Anni '20 a mangiare un gelato con alcuni amici, è stato avvicinato da due persone che hanno inveito contro di lui, spingendolo e dicendogli: "Tu qua non ci puoi stare, tornatene al tuo Paese". Quando Federico ha risposto agli spintoni i due dopo essersi allontanati, sono tornati in gruppo (una decina) cominciando ad aggredirlo a colpi di cric. Il giovane fortunatamente è riuscito a rifugiarsi dentro la gelateria e nel frattempo è arrivata la Polizia.

Il giorno dopo l'aggressione del giovane, tutto il paese si è mobilitato a vario livello per prendere le distanze da questo episodio di razzismo. Prima, infatti, le scuse a Federico, sono state manifestate pubblicamente da padre Tindaro, il parroco francescano della chiesa di Sant'Antonino, che, nelle sue parole ha sottolineato con forza che "negherà l'eucarestia a chi parlerà di neri, omosessuali e zingari come persone inferiori".

Gli abitanti di Bagheria hanno condannato la violenta aggressione subita dal giovane nigeriano Fredrick Omonzakgia, partecipando domenica pomeriggio a un'assemblea pubblica promossa dall'associazione Bocs. Presenti, tra i tanti, il sindaco di Bagheria ma anche insegnanti, singoli cittadini e associazioni. "È importante cominciare a fare chiarezza senza abbassare la guardia e l'attenzione su un episodio di chiaro stampo razzista - dice l'insegnante Maria Rosa Ragonese, del Forum antirazzista di
Palermo -. C'è stata una bella risposta da parte della società civile bagherese. Ciò che è importante è pure che le vittime di episodi razzisti devono continuare a denunciare ed essere sostenute ed accompagnate da tutta la rete antirazzista". A sottolineare come si debba fare un grande lavoro capillare di sensibilizzazione socio-culturale a vario livello per lottare contro la campagna di odio nei confronti degli immigrati è pure il padre comboniano Domenico Guarino del Forum antirazzista di Palermo che recentemente aveva partecipato alla manifestazione avvenuta a Partinico dopo un altro episodio razzista ai danni di un altro ragazzo africano. "Sicuramente apprezziamo come stia avvenendo una buona risposta collettiva a tutti questi eventi - sottolinea padre Domenico Guarino -. C'è una situazione drammatica che va riconosciuta che ha precise responsabilità politiche di cui si deve tenere conto. C'è, purtroppo in alcune persone quasi una sorta di "legittimazione" di certe azioni avvallate purtroppo da un linguaggio mediatico, espresso soprattutto nei social network, molto pericoloso. Ricordo che anche a Partinico c'è stato un evento sociale in piazza molto partecipato dove in tanti hanno sottolineato il bisogno forte di narrare una società diversa. Soprattutto ribadiamo che questi fatti non devono passare inosservati ma essere condannati con la responsabilità politica di chi li provoca ma anche di chi non li condanna e rimane indifferente".