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IL FESTIVAL PER GABER. Zero: noi star, insieme per le vittime di Viareggio

sabato 25 luglio 2009
Lo scorso gennaio Giorgio Gaber avrebbe compiuto settant’anni. Ed è anche col pen­siero ad un compleanno molto speciale che ieri sera ha preso il via alla Cittadella del Carne­vale di Viareggio la quinta edizione del Festival dedicato al Signor G. Una ricorrenza su cui la tra­gedia alla stazione di Viareggio aveva allungato il suo alone di inquietudine e che gl’interventi di Walter Veltroni e Fausto Bertinotti, le interpreta­zioni di Sergio Cammariere, Luca Carboni, Lucio Dalla, hanno provato ad allentare con la compli­cità di Enrico Bertolino, spalleggiato dal ' padro­ne di casa' Enzo Iacchetti. Stasera sarà la volta di Gianna Nannini, Ivano Fossati, Morgan ed altri ancora, nell’attesa che domani la città si ritrovi stretta attorno alle famiglie delle vittime con il memoriale organizzato dal Comune d’intesa pro­prio con la Fondazione Gaber. Un « abbraccio do­veroso » a quelli che lottano e provano ad andare avanti, lo definisce Dalia Gaberscik, figlia di Gior­gio e curatrice pure di questo evento organizzato per raccontare le vite e le storie traversate dagli e­venti con le testimonianze dei sopravvissuti lette da versiliani di nascita o d’adozione come Mario Monicelli, Adriano Panatta, Gioele Dix, Ombret­ta Colli, Pierluigi Collina, Leonardo Pieraccioni, Giorgio Panariello, Marco Columbro ed altri fra cui Renato Zero. « È il rapporto con questa città e i suoi abitanti che in questo momento mi richia­ma ai miei obblighi di indigeno acquisito » spie­ga. « Un posto votato alla frivolezza come la capi­tale del carnevale sa infatti spiazzarti col calore u­mano incredibile. L’ho toccato con mano quan­do festeggia in città l’ultimo compleanno della mia amica Stefania Rotolo. Le regalai un giro in carrozza tra gente che la salutava dalle finestre e le lanciava fiori. È stato uno dei suoi ultimi mo­menti felici. È chiaro che in un momento così dif­ficile, ad una città che ti ha dato tanto devi resti- tuire qualcosa. Nonostante la rabbia che ti sale dentro davanti a tragedie che si sarebbero potu­te evitare. Se chiunque ha avuto in qualche mo­do un ruolo in questa vicenda ammettesse di a­vere anche lui delle colpe, sarebbe un gesto di di­gnità verso chi non c’è più » . Un gesto forte Zero l’ha fatto anche per un’altra comunità colpita duramente come quella de L’A­quila, organizzando all’Olimpico il concertone Corale per il popolo d’Abruzzo assieme agli stati maggiori della canzone d’autore italiana. Un’im­presa menomata però da un riscontro di pubbli­co inferiore al previsto. «Non è stato facile far con­vivere così tanti talenti. Le ragazze che a Milano hanno organizzato un evento analogo hanno a­vuto più successo di noi perché nessuna ha sen­tito umiliante spendersi fino in fondo per la cau­sa. Da noi qualcuno forse sì. In passato mi sono sempre lamentato di non apparire nella geogra­fia dei cantautori, ma dopo la serata dell’Olimpi­co penso che forse è meglio così. D’altronde met­tere assieme esseri umani che non si frequenta­no è tutt’altro che facile perché quelli non sanno nemmeno con che occhio guardarsi. E poi io mi sento un po’ diverso da loro. Rimango infatti uno di quegli artisti irrisolti che se da un lato accusa­no il peso della precarietà dall’altro cercano sem­pre lo slancio di fare » . Poco gradita le accuse lanciate dalla Pausini a dal­le pagine del settimanale con l’accusa di averle co­piato l’idea del concertone pro terremotati. « Sa­luto Laura con molta tenerezza, ma vorrei ricor­darle che su certe cose non si fanno gare. Non sia­mo nel pollaio di Sanremo».