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Il premio. Virzì fa il pieno e il David si dà a «La pazza gioia»

Alessandra De Luca martedì 28 marzo 2017

“La pazza gioia” di Paolo Virzì

«Il cinema fa bene alla salute e dovrebbe essere venduto in farmacia: 5 milligrammi di 8 e 1/2, 5 bustine de La dolce vita, 15 gocce de Il Gattopardo. I grandi registi da Rossellini a Visconti e Fellini ci hanno insegnato a guardare case, alberi, cortili, volti. La perdita di interesse per il cinema è una perdita di felicità perché indebolisce la nostra natura, la nostra anima, le nostre emozioni. Diventiamo solo corpo, celebrato da questo nuovo secolo tra cuochi, cucine, ricette, sport e lifting ». Lo ha detto ieri al Quirinale Roberto Benigni, intervenendo alla cerimonia di presentazione dei film candidati ai David di Donatello, alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella. Le statuette sono state consegnate in serata in diretta Sky negli Studios di via Tiburtina a Roma, dove l’attore e regista ha ricevuto un David Speciale alla Carriera.

«Mi chiedevo cosa ci avrebbe portato il Duemila e invece è tutta una questione di corpo. Dobbiamo quindi fermarci e permettere alle nostre anime di raggiungerci, perché sono rimaste indietro. E il cinema può aiutarci a fare tutto questo. Sono felice di essere qui come portavoce del Pci, il Partito del Cinema Italiano». «Il cinema è prezioso per la nostra società e per la cultura del nostro Paese», ha detto invece Mattarella. «I film possono aiutarci a riflettere, a superare barriere e pregiudizi, a scoprire i valori della differenza, a combattere la violenza ».

A trionfare ieri sera è stato il film più bello, capace di dialogare con il pubblico italiano (che lo ha premiato al botteghino) e con quello straniero (basti pensare al successo a Cannes), di mettere d’accordo pubblico e critica, di coniugare commedia e dramma, sogno, follia e realtà. La pazza gioia di Paolo Virzì ha vinto il David come miglior film, ma anche quello per la regia e quello per la migliore attrice protagonista, Valeria Bruni Tedeschi, capace di tratteggiare, anche grazie alla sceneggiatura scritta dal regista con Francesca Archibugi, un personaggio struggente e fortissimo, la contessa Beatrice Morandini Valdirana, che ha condiviso la scena con la Donatella Morelli interpretata da Micaela Ramazzotti. Il film ha vinto anche per le acconciature e le scenografie.

Il miglior attore è invece Stefano Accorsi, tossicodipendente, irascibile, ma capace di riscatto in Veloce come il vento di Matteo Rovere, che vince anche per la fotografia, il montaggio, il suono, il trucco, gli effetti visivi, mentre Valerio Mastandrea è il più bravo non protagonista dell’anno per Fiore di Claudio Giovannesi nel quale interpreta il disattento padre di una giovane detenuta.

«Un saluto a Josciua ha detto Mastandrea ricordando il coprotagonista del film, recentemente scomparso - e al suo sogno che qualcuno un giorno porterà fino in fondo ». Indivisibili, il film di Edoardo De Angelis che ha raccolto un gran numero di candidature, per la miglior attrice non protagonista, Antonia Truppo, alla sua seconda statuetta dopo quella ottenuta lo scorso anno per Lo chiamavano Jeeg Robot, per la produzione, per la sceneggiatura originale, per la musica e la canzone di Enzo Avitabile, per i costumi di Massimo Cantini Parrini, che ha dedicato il premio alla persona che gli aveva sconsigliato di accettare questo lavoro perché c’erano pochissimi soldi.

Il premio per la migliore sceneggiatura non originale è andato a La stoffa dei sogni di Gianfraco Cabiddu, mentre Marco Danieli è il miglior regista esordiente grazie a La ragazza del mondo che racconta la crisi di una ragazza insofferente alle regole della famiglia testimone di Geova. Il Davide Giovani va infine a In guerra per amore di Pif, quello per il miglior documentario a Crazy for Football di Wolfango Di Biasi. Il miglior film straniero a Animali notturni di Tom Ford e il David per il miglior film europeo a Io, Daniel Blake di Ken Loach, già vincitore della Palma d’Oro a Cannes.