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Venezia74. Il Leone d'oro all'America fiabesca e romantica di The Shape of water

Alessandra De Luca sabato 9 settembre 2017

Guillermo Del Toro vince il Leone d'Ora a Venezia per il film The Shape of Water (Ansa)

L’America fiabesca e poetica, fantastica e romantica dipinta da Guillermo Del Toro in The Shape of Water conquista il Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia. Un riconoscimento meritatissimo per un film che si è subito accomodato nel cuore dei festivalieri, e nessuno potrà sospettare (anche se curiosamente la nazionalità dei presidenti delle diverse giurie corrisponde a quella dei film premiati) che la statunitense Annette Bening abbia dovuto difendere più del dovuto il lavoro del regista messicano, il quale con questa sorprendente storia d’amore tra una giovane donna muta, addetta alle pulizie, e una misteriosa creatura acquatica, invita alla gentilezza, alla compassione e all’accoglienza del diverso. E non deve essere stato facile per i giurati scegliere tra i film di una competizione che quest’anno ha superato di gran lunga in qualità quella assai deludente del Festival di Cannes. A dimostrarlo c’è l’entusiasmo con cui sono state accolte anche dagli addetti ai lavori le decisioni della giuria. “Dedico il premio ai registi messicani e latino-americani ha detto il regista - credo nella vita, nell’amore e nel cinema”.

Il Gran Premio della Giuria va all’israeliano Samuel Maoz per Foxtrot che, attraverso una coppia alle prese con la morte del figlio soldato, riflette su fatalità, destino, coincidenze e caos.

Premiata anche l’Italia
con la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile a Charlotte Rampling, protagonista assoluta di Hannah, il film di Andrea Pallaoro su una donna impegnata dopo l’arresto del marito a mettere in discussione la propria esistenza vissuta nella menzogna e nell’inganno. “L’Italia è la fonte della mia ispirazione – ha detto l’attrice accolta sul palco da una standing ovation – e se sono qui stasera è anche grazie all’Italia e ai grandi registi con cui ho lavorato, da Visconti e Cavani al giovane Pallaoro”.

Miglior attore è invece il libanese Kamel El Basha per The Insult di Ziad Doueri, dove una banale lite tra un cristiano e un musulmano diventa un caso politico nazionale. Il francese Xavier Legrand, che scoppia a piangere sul palco commuovendo tutti, è invece il miglior regista di questa edizione con Jusqu’a’la garde, una storia di violenza domestica carica di tensione, che vince anche il Premio De Laurentiis per la migliore opera prima, mentre il premio per la sceneggiatura va al bellissimo Three Billoboards Outside Ebbing, Missouri di Martin McDonagh, uno dei migliori film della selezione, e il Premio Speciale della Giuria al western Sweet Country dell’australiano Warwick Thornton che denuncia le violenze sugli aborigeni. L’attore più promettente di questa edizione è invece il giovane attore emergente Charie Plummer al quale va il Premio Marcello Mastroianni per Lean on Pete di Andrew Haigh, storia di un ragazzino in cerca di amore e protezione nell’America rurale.

Un altro importante premio per l’Italia arriva grazie a Susanna Nicchiarelli, che vince la sezione Orizzonti con Nico, 1988, sulla celebre cantante icona pop di bellezza e trasgressione raccontata nella seconda fase della sua carriera. No Date, No Signature dell’iraniano Vahid Jalilvand, sul dramma morale di un medico alle prese con la morte di un bambino, è stato premiato per la regia e l’interpretazione maschile di Navid Mohammadzadeh, mentre la migliore attrice è Lyna Khoudri per Les Bienheureux dell’algerina Sofia Djama. Per la migliore sceneggiatura vince Los versos del olvido dell’iraniano Alireza Khatami che ribadisce l’importanza della memoria per evitare gli orrori del passato.

Il premio SIGNIS infine, storico riconoscimento cattolico attribuito al film più significativo per sensibilità umana e spirituale, va a La villa del francese Robert Guédiguian, che guarda al futuro e alla famiglia con tenerezza e speranza.