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La start up. I vaccini senza frigorifero di due italiani ad Harvard

Marco Benedettelli sabato 5 luglio 2014
È una nuova tecnologia che potenzialmente può salvare la vita a milioni di persone, perché permette di conservare i vaccini senza sistemi di refrigerazione. E cioè anche nei villaggi sperduti del Terzo mondo, dove trovare una presa elettrica e un frigorifero è quasi sempre un problema insormontabile.L’innovazione farmaceutica dagli esiti rivoluzionari sta per entrare in commercio grazie al lavoro di Vaxess Technologies, start up cresciuta nel cuore della Harvard University ma nata, in buona parte, grazie all’intuizione e al coraggio di due italiani: Livio Valenti, aretino classe 1985, co-fondatore dell’azienda e ricercatore alla Harvard Kennedy School of Government che per Vaxess si occupa dell’aspetto manageriale e di raccolta fondi. E Fiorenzo Omenetto, uno dei professori della Tufts University che è arrivato alla scoperta della nuova tecnologia. «Stiamo lavorando con varie compagnie farmaceutiche. Applichiamo le nostre tecnologie ai vaccini di loro produzione. Li stabilizziamo fino ai 45 gradi, quando di norma devono essere congelati o mantenuti a temperature fra i 2 e gli 8 gradi centigradi. E questo grazie all’utilizzo di una proteina estratta dalla seta, il fibroma. È una innovazione che abbatte del 20% i costi di conservazione e trasporto, e che, in ambito umanitario, risolverebbe molti problemi per le campagne di vaccinazione nel terzo mondo. Il nome Vaxess nasce proprio dal concetto di Vaccine Access», spiega entusiasta Valenti dai nuovi uffici di Boston, Kendal square, ad un passo dal MIT.L’azienda prima era ospite all’Harvard Innovation Lab, dove prendono vita le start up dell’ateneo. Vaxess ha già raccolto 5 milioni di dollari fra finanziamenti di Stato, venture capital e benefattori privati, dopo aver vinto numerosi premi per il miglior business plan. «Tutto è nato grazie al caso e alla scoperta on line delle ricerche di Fiorenzo Omenetto – spiega Valenti –. Ero in Cambogia, lavoravo per le Nazioni Unite, in un progetto di supporto per aiutare i contadini a usare la seta nella loro economia rurale. Le difficoltà erano tante, le colture erano inadatte. Cercavo in rete ispirazione per uscire dal problema e mi sono imbattuto negli studi di Omenetto, docente di fisica e ingegneria biomedica, e del suo collega David Kaplan, come lui professore alla Tufts University, che da quindici anni lavoravano sulle possibili applicazioni tecnologiche della seta. Fra questa c’era quella relativa alla conservazione dei vaccini. L’idea mi ha appassionato. Ho incontrato Omenetto e Kaplan. D’istinto ho capito che potevamo trasformare le loro ricerche scientifiche in azioni commerciali». Ad Harvard, mentre studiava per il suo Master in Public Policy, Valenti ha iniziato a lavorare alla Vassex durante un corso di Commercializing Science. A dicembre 2011 è nata l’impresa, che oggi conta una decina di scienziati. Quest’anno Valenti è stato nominato dalla rivista Forbes fra i primi trenta under 30 più influenti al mondo nel campo della scienza e della sanità. «Vaxess è il coronamento di un mio sogno – racconta Livio Valenti – quello di creare un’azienda che lavora per il progresso scientifico, che salva vite umane e che produce anche profitto economico».