Agorà

EUROPEI 2012. Italia: tutti per uno, ognuno per sé

Massimiliano Castellani venerdì 22 giugno 2012
«Ognuno col suo viaggio, ognuno diverso, ognu­no in fondo perso den­tro i fatti suoi…». Non sappiamo se nelle grandi cuffie, perenne appen­dice alle orecchie di Mario Balotelli (unico nostro problema nazionale e unica fonte di interesse per la stam­pa inglese), echeggi la Vita spericola­ta di Vasco Rossi, ma la sensazione, anti-prandelliana, è che il famigera­to “gruppo compatto” della Nazio­nale sia più un’invenzione retorica che l’effettiva realtà. In campo, un’idea di gruppo tattica­mente organizzato a tratti si è perce­pita, anche se sfugge come l’atten­zionato dalle autorità inquirenti, Leo­nardo Bonucci (il tappabuchi difen- sivo e il tappabocca di Balotelli), vi­sta la prima mezz’ora con l’Irlanda, possa pensare che «per il gioco sin qui espresso, l’Italia è superiore al­l’Inghilterra ». Nonostante gli sforzi del nostro Cesare, l’Italia per ora ha prodotto una qualificazione risicata con 4 gol realizzati, tre dei quali sul­le amate “palle inattive” del professor Scoglio: 2 da calcio d’angolo nella vit­toria salvifica con l’Irlanda e uno su punizione di Pirlo nel pari con la Croazia. L’unica rete su azione l’ha firmata sua profondità Totò Di Nata­le, il quale da tre anni in qua è il bom­ber italiano per antonomasia, eppu­re si chiede smarrito anche lui: «Per­ché parlate solo di Balotelli?». Perché esiste una Nazionale, con un gruppo più o meno compatto; e poi c’è Mario, il supersolitario. Balotelli vive questo Europeo in uno status di estraneità, interrotto dalla musica as­sordante nelle cuffie, qualche ora di shopping sfrenato nei negozi della piazza del Mercato di Cracovia e i ra­ri sorrisoni alla Eddie Murphy che di­spensa solo per le foto e gli autogra­fi con i tanti piccoli fan che lo asse­diano nel post-allenamento. Un at­teggiamento tutto suo; gli altri az­zurri, specie gli sposati (Cassano compreso), vedono parenti, fanno cose, incontrano gente. Capitan Buffon, offeso dalle accuse per la storia delle sue “scommes­se da tabaccheria”, è quello che dà la cari­ca in campo, ma fuo­ri spesso si eclissa anche lui. E, se par­la, lo fa attraverso i social network. Scambi brevi quanto un twitter, o al massimo uno sfogo su Facebook per esorcizzare lo spettro scampato del “biscotto” e caricare anche la sparu­ta torcida azzurra (gli inglesi a Kiev si annunciano in 10mila, i nostri nep­pure la metà). Ancor più delicata la posizione di Bo­nucci. Il difensore in attesa di giudi­zio è inscritto nel registro degli inda­gati della Procura di Cremona: l’ac­cusa è di associazione a delinquere e finalizzata alla frode sportiva e alla truffa, in relazione alla partita Udi­nese- Bari. Stesso reato di Mimmo Criscito per Genoa-Samp, per ora “incastrato” solo da una foto. Però, rispetto a Bonucci, in un’alba triste a Coverciano Criscito ha ricevuto l’av­viso di garanzia che, come Jack Fru­sciante, lo ha fatto uscire dal gruppo. Bonucci è dispiaciuto per Criscito, ma come tutti gli azzurri si adegua: «Eviterei di parlare di questioni ex­tracalcistiche ». Fatta salva per tutti la presunzione di innocenza, le accuse comunque si riferiscono a questioni calcistiche, visto che si parla di par­tite aggiustate. Ma il buon Leo resta tranquillo: «Presto diventerò padre e studio Rooney», anche perché da tre anni è mezzo ha iniziato un percor­so di training con il motivatore per­sonale (lo stesso che fu di Toldo) Al­berto Ferrarini. «Grazie ad Alberto, dalla tribuna in Serie B sono arriva­to fino in Nazionale. Mi è stato di grande aiuto e mi ha fatto leggere dei libri fondamentali come The secret. È il bestseller di Ronda Byrne, in cui si leggono frasi tipo: «Chiunque tu sia e ovunque ti trovi, il segreto può dar­ti tutto quello che vuoi». Disarman­te. Ma che sia questo il segreto di Bo­nucci e delle sue buone prestazioni con Spagna e Croazia? Chissà. Con Chiellini out, si ricandida per un po­sto da titolare con l’Inghilterra e si au­tomotiva: «Con un po’ di fortuna, l’I­talia può arrivare fino in fondo». Tra gli ultimi delitti compiuti sulla pelle del pallone italico e i tanti segreti che ogni azzurro porta con sé, magari questo strano anti-gruppo alla fine ce la fa.