Agorà

DEBUTTO A RIMINI. «Un musical antico e moderno per i santi di Assisi»

Alessandro Beltrami martedì 25 settembre 2012
La scena è spoglia. Una serie di peda­ne mobili in legno diventano di volta in volta un chiostro, una prigione, un bosco, la sala delle udienze pa­pali. Sullo sfondo la proiezione di giganto­grafie di particolari de­gli affreschi di Giotto e video. Una ragazza e un ragazzo vestono il saio, attor­no a loro altri ragazzi, giova­nissimi (l’età media non su­pera i 22-23 anni), attori e bal­lerini, sono in abito 'da lavo­ro'. Sono le prove per Chiara e Francesco, il musical. L’amo­re L quello vero, il nuovo spetta­colo sui santi di Assisi che de­butta sabato al Festival Fran­cescano di Rimini per arriva­re il 6 e il 7 ottobre al Teatro Ly­ric della città umbra prima di partire per un tour. Appoggiato al palco, il regista Oreste Castagna dirigendo con le mani lavora sul disegno di insieme, muove i perso­naggi e le masse mentre di ce­sello lima le singole battute. «Il lavoro con gli attori in questo spettacolo è, se possibile, an­cora più importante del solito perché si devono mettere in gioco con il corpo e con lo spi­rito » spiega Castagna (volto noto della tv dei ragazzi come Gipo Scribantino della Mele­visione) mentre i dieci balleri­ni provano le coreografie di Al­berta Palmisano. Francesco è Massimiliano Varrese, giova­ne attore e ballerino con un lungo curriculum al cinema e in tv ( Carabinieri), Chiara ha il sorriso dell’esordiente Marina Murari, bella voce di soprano lirico leggero e lungo impegno nella christian music. «Lo staff degli autori è quello di Forza venite gente , Pietro Castellac­ci e Giampaolo Belardinelli – prosegue Castagna che torna a confrontarsi con temi fran­cescani dopo la regia de L’in­finitamente piccolo di Angelo Branduardi – ma rispetto al suo predecessore qui c’è più meditazione, più profondità. Forza venite gente ha avuto molti meriti ma forse anche u­na prospettiva che privilegia­va la gioia e l’allegria a disca­pito di altre dimensioni. Qui non abbiamo paura di sfiora­re temi difficili come la libertà, la guerra o la morte». Ma c’è anche un’altra grande diffe­renza: «Francesco e Chiara hanno parità di ruoli. Sono due giovani in ricerca e che vanno fino in fondo alle loro scelte radicali. Abbiamo cer­cato la verità emotiva dei per­sonaggi, oltre l’iconografia più tradizionale. Ci siamo chiesti perfino come cammina Fran­cesco… Non mettiamo in sce­na 'la' fede ma un racconto 'di' fede attraverso personag­gi forti e carismatici. Uno spet­tacolo spirituale e laico, che parli e soprattutto possa pro­vocare tutti senza distinzioni». Nell’idea di Castagna Chiara e Francesco è una sorta di mu­sical al quadrato: «È una mes­sa in scena che recupera in maniera esplicita le laude , ov­vero la matrice francescana e giullaresca del musical mo­derno. Ma è anche un anti­musical, volutamente spoglio in cui tutto è significativo e simbolico. La sfida che inse­guiamo è dare messaggi im­portanti con un teatro popo­lare che non teme di confron­tarsi con una ricerca sui segni e sui codici dell’epoca di Fran­cesco, il teatro dell’arte e i lin­guaggi d’avanguardia». Tra Varrese e Murari l’affiata­mento è così forte che alle do­mande rispondono comple­tandosi a vicenda. «Interpre­tare Francesco è un sogno che si compie – racconta Massi­miliano – Certo è un santo con un lungo passato nello spet­tacolo, ma per il 'mio' Fran­cesco non ho voluto farmi condizionare da nessun mo­dello. Piuttosto ho cercato il Francesco vivo, leggendone le biografie e seguendone le trac­ce nei luoghi e nei conventi da lui frequentati. E l’ho trovato a me vicino: era un ribelle che ballava e cantava per portare l’annuncio». Per Marina «Chiara è una ragazza che ha un sogno e insieme una don­na matura e determinata. Un personaggio semplice perché semplicemente aperto».