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INCHIESTA. Tv locali: un futuro con troppe incognite

Giacomo Gambassi domenica 7 agosto 2011
Le tv locali attendono i bandi regionali. I primi in agenda, quelli per Liguria e Toscana, usciranno dagli uffici del Ministero dello sviluppo economico fra pochi giorni. E saranno il banco di prova per capire come le «piccole» potranno salvarsi dal taglio di nove frequenze tv deciso dal governo per destinarle alla telefonia mobile. Bandi da cui scaturiranno le graduatorie delle emittenti che potranno mantenere accesi i ripetitori.Soprattutto il «caso» Toscana, in cui si passerà al digitale entro dicembre e dove le emittenti sono 70 ma i canali appena 19, potrà dare una prima risposta alla «guerra» di cifre sulle tv a rischio. Per il ministero, sono meno di cento. Secondo le associazioni di categoria (a cominciare dalla Aeranti-Corallo), in bilico ci sono fra le 200 e le 250 emittenti.«Non ci sarà alcuna mattanza, alcun esproprio delle frequenze – ha annunciato ad Avvenire il ministro Paolo Romani –. Al contrario, stiamo aprendo più spazi di espressione e canali di comunicazione rafforzando l’offerta del servizio pubblico e del pluralismo». E sulle «piccole» ha spiegato: «È nostra intenzione tutelare e rafforzare questo patrimonio che svolge un ruolo sociale e culturale insostituibile. Il loro lavoro va ben oltre la logica di mercato, offrendo servizi e contenuti per migliaia di persone». Il riferimento è ai quattro parametri indicati dalla legge per determinare quali tv conserveranno la rete: patrimonio netto, personale assunto, area coperta del segnale e longevità. Criteri che penalizzano le emittenti provinciali e comunitarie, come quelle d’ispirazione cattolica, che spesso si fondano sul volontariato, non muovono cifre consistenti e insistono su zone non eccessivamente ampie.La proposta che nel dicastero di Romani considerano una via d’uscita è quella delle aggregazioni fra le locali: di fatto, più emittenti potranno consorziarsi per vedersi assegnare una frequenza e poi dividere l’utilizzo dei sei canali che formano il mux. Resta da capire come eventuali intese verranno premiate dai bandi (un’ipotesi è quella di punteggi aggiuntivi).I tecnici del ministero guardano anche alla «cessione volontaria» di frequenze da parte di tv che ne hanno più di una o di emittenti che considerano gli impianti soltanto un onore. Però l’esito dell’operazione dipenderà dagli indennizzi che il dicastero calerà sul tavolo.Comunque alle locali non piace la scelta di assegnare in modo gratuito altre sei frequenze ai network nazionali e l’idea di affittare spazi dagli operatori televisivi. Insomma, ancora restano gli ostacoli nella corsa al digitale che si concluderà – senza frenate e possibilità di appello – a giugno del prossimo anno.