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Parla il presidente del Settore giovanile e scolastico. Tisci (Figc): ecco come cambierà il calcio giovanile

mercoledì 23 dicembre 2015
«Il gioco del pallone deve unire tutti. E noi lavoriamo ogni giorno in questa direzione». È il messaggio universale e anche il bilancio di fine stagione tracciato da un “uomo nuovo” del nostro sistema calcio, il presidente del Settore giovanile e scolastico della Figc Vito Tisci. Uomo nuovo al centro del villaggio calcistico, ma Tisci, 55 anni, barese di Acquaviva delle Fonti, ha alle spalle ventidue anni da segretario del Comitato Puglia e undici da presidente regionale della Figc. Poi un anno fa la nomina «all’unanimità – sottolinea con giusta fierezza – specie in tempi di scontri e di frammentazione come questi» al vertice dell’organo che sovrintende il movimento calcistico di base. Tisci è il “papà” affettuoso e pacato di circa settecentomila tesserati tra i cinque e i sedici anni, che militano in 48.165 squadre delle 8.659 società di appartenenza. «Anche io appartengo al calcio giovanile, ci sono dentro da trentacinque anni e ne sono innamorato come se fosse la mia seconda famiglia».Molti dei mali del calcio giovanile però pare dipendano proprio dalla famiglia.«Io dico sempre che il pericolo primario sono i genitori, i quali vanno educati e riportati con i piedi per terra, possibilmente anche lontano dal campo di calcio dove gioca il proprio figlio. I genitori devono accompagnare i loro ragazzi all’allenamento e poi andarsene: io non ho mai assistito a una partita dei miei nipoti e a loro dispiace anche un po’, ma il bello dell’infanzia è poter giocare in libertà, liberi da pressioni inutili degli adulti, pensando solo al divertimento . Chi valuta il calcio essenzialmente come business non può far parte della nostra “squadra” del Settore giovanile e scolastico, noi abbiamo bisogno di un altro tipo di elementi».La rosa ideale da schierare con questa sua “squadra”?«Servono sempre più dei formatori, e con un bagaglio culturale superiore a quello del passato. Occorrono figure etiche di riferimento, tecnici-educatori che inculchino ai ragazzi valori forti per farli innamorare e non abbandonare questo sport, come invece accade e con percentuali preoccupanti. Meno tatticismo, meno materialismo, più testa e più cuore per far crescere nuove generazioni più forti e più sane».Intanto continuano a morire giovani calciatori sui campi di periferia e non è stata ancora debellata la piaga delle visite mediche evase.«La proroga del decreto Balduzzi per l’introduzione obbligatoria dei defibrillatori negli impianti sportivi l’ho trovata una scellerata incoscienza, perché qui si gioca sulla pelle dei più piccoli. Il nostro impegno è quello di fare giocare tutti su campi sicuri. La percentuale dei certificati di idoneità sportiva evasi andrà azzerata: se il ragazzo non presenta l’idoneità allora la società di appartenenza è tenuta a non farlo giocare. Non è una discriminante, ma la semplice tutela del diritto alla salute dell’atleta, non possiamo mica affrontare sempre queste problematiche sull’onda emotiva del grande calcio, vedi la tragedia del povero Mario Morosini [ex Livorno morto in campo per arresto cardiaco nell’aprile del 2012, ndr]».Un impegno a tutto campo il suo, specie in un momento in cui il nostro calcio non vive la migliore delle sue stagioni.«Sono consapevole delle criticità presenti su scala nazionale e avendo lavorato in un contesto come quello della Puglia sono allenato all’emergenza. Perciò la prima mossa è stata quella di rimettere in moto la macchina progettuale di due commissioni peculiari: quella delle attività di base e quella delle attività scolastiche. L’obiettivo è operare tutti assieme e al meglio, consapevoli che abbiamo una grande responsabilità nei confronti dei nostri ragazzi».Una responsabilità che si traduce in riforme e progetti di che tipo?«Quello giovanile e scolastico è un settore di servizio a disposizione della Federazione e delle Leghe calcio, perciò le riforme non potevano che partire dai campionati e su quello che è già il criterio in vigore in gran parte d’Europa. Pertanto abbiamo iniziato con il torneo Under 17 di Serie A e B e nel 2106 è previsto lo “sdoppiamento” degli Allievi che diventeranno Under 17 e introdurremo gli Under 16, con i Giovanissimi che passeranno Under 15. Questo affinché ogni categoria abbia un proprio campionato “dedicato” in cui, in campo, per la prima volta si confronteranno solamente tra coetanei. Tutto ciò siamo certi che favorirà una migliore selezione anche a livello di nazionali».Una selezione che già avviene in parte nelle scuole calcio, purtroppo sempre più costose e a volte di discutibile qualità.«La vigilanza delle scuole calcio è tornata sotto la nostra competenza e con Gianni Rivera, responsabile del settore tecnico della Figc, abbiamo stilato una sessione di incontro per il controllo dell’intero calcio di base. L’obiettivo è quello di tornare a una dimensione oratoriale e quindi più umana. Nel frattempo abbiamo provveduto a distinguere tre tipologie: il centro di base, la scuola calcio e il vertice qualitativo rappresentato dalle scuole élite. Quest’ultime vengono certificate e riconosciute con tanto di “targa federale” affissa nella sede della società in base a requisiti come qualità dell’impianto, dello staff tecnico e medico a disposizione e soprattutto varietà dei programmi rivolti al calcio femminile, alla disabilità e all’integrazione socioculturale».Ha toccato tematiche forti, due delle quali, calcio femminile e integrazione razziale spesso sono state equivocate...«Con la Federazione si lavora in piena sinergia su tutti i fronti e quindi c’è massima attenzione verso le dodicimila ragazze tesserate del Settore giovanile scolastico. Il presidente della Figc Carlo Tavecchio ha proposto l’affiliazione delle squadre femminili ai grandi club, la Fiorentina è una delle società che ha già risposto e in futuro credo che si possa arrivare a un campionato parallelo con quasi tutte le società della massima serie presenti con una loro selezione “rosa”. Con il progetto “Razzisti brutta razza” abbiamo inteso abbattere ogni forma pregiudiziale. Favorire l’integrazione attraverso il calcio è l’humus del nostro “Facciamo rete” che ha appena ricevuto la menzione del Coni».Uno dei punti deboli, anche della gestione Coni pre-Malagò, era la scarsa relazione scuola e sport. Come siamo messi sul fronte calcio?«Dialogo serrato, al punto che i progetti con il Miur sono stati triplicati e i giochi sportivi studenteschi rientrano in una convenzione quadro tra noi e il ministero. Massima collaborazione anche in vista dei nuovi centri di formazione della federazione dove il Settore giovanile scolastico avrà modo di testare il suo know-how riguardo la crescita e la valorizzazione dei futuri talenti».Stiamo parlando delle accademie giovanili di stampo tedesco che hanno rivoluzionato il calcio in Germania, anche in termini di risultati?«La via già intrapresa è proprio quella che in un decennio ha riportato la Germania ad essere un punto di riferimento mondiale. In ottobre a Coverciano abbiamo inaugurato il primo Centro federale territoriale ed entro il prossimo gennaio ne apriranno altri quattro (Bari, Oristano, Catanzaro e Udine). Entro cinque anni, grazie ai nove milioni di euro investiti e alla competenza del direttore generale della Figc Michele Uva, i duecento centri – provinciali e regionali – entreranno a pieno regime. Sono convinto che i risultati di questa “rivoluzione italiana” cominceranno a vedersi anche prima, e faranno discutere in termini assolutamente positivi riguardo al nostro sistema calcio».