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Teatro. Donne in schiavitù e Daesh: in scena le poesie della siriana Maram al-Masri

Angela Calvini sabato 1 luglio 2017

La cantante Mirna Kassis nello spettacolo "Anime scalze" tratto dalle poesie della franco-siriana Maram al-Masri, a Napoli

«La poesia è un avvocato dei poveri, per missione ha quella di difendere la gente». Sgrana i grandi occhi scuri, che si inumidiscono quando pensa alla sua Siria, Maram al-Masri, poetessa franco-siriana residente a Parigi dal 1982 dopo una drammatica storia personale fatta di violenze e soprusi, sublimata in brevi poesie d’amore virate sempre più verso l’impegno, per dare voce alle tante donne vittime di violenze familiari e della furia della guerra, e per denunciare il regime di Assad.

Dalla sua raccolta di poesie Anime scalze (Edizioni Casa della Poesia), dedicata alle donne senza voce, è nato un intenso spettacolo voluto in anteprima giovedì al Napoli Teatro Festival Italia dal direttore artistico Ruggero Cappuccio. Un lavoro tutto al femminile, delicato e forte al tempo stesso, prodotto dalla Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse di Genova, con la snella drammaturgia di Danilo Macrì, che ha debuttato nell’atrio seicentesco dell’affascinante Palazzo Cellamare di Napoli.

Al centro, le riflessioni sullo stare al mondo di una donna occidentale (l’ottima Sara Bertelà anche regista dell’incalzante spettacolo) che di fronte agli orrori della cronaca, non può più far finta di non vedere, soprattutto il dramma della guerra in Siria e quello della disperazione dei rifugiati. Ricordi d’infanzia italiana e immagini di piccoli fuggitivi morti sulla spiaggia si accavallano, le personali inquietudini quotidiane si scontrano con l’orrore della schiavitù e dello stupro subito dalle tremila donne yazide rapite da Daesh e dalle cinquemila prigioniere nelle carceri siriane.

E mentre la Bertelà e la poliedrica Elisabetta Mazzullo, voce recitante e musicista, intrecciano in italiano e in francese le parole d’amore, di pena, di paura e di speranza di tante donne raccontate in frammenti folgoranti dalla al-Masri, una voce sublime modula dolcissime canzoni in lingua araba. Sono i versi della poetessa siriana che svela i palpiti segreti d’amore e le troppe storie di abbandono, intonati dalla bellissima voce di Mirna Kassis, capace di passare dalle melodie mediorientali al canto lirico. «Sono diplomata mezzosoprano al Conservatorio di Damasco, poi dal 2013 grazie a un permesso di studio presso il Conservatorio di Genova ho potuto trasferirmi in Italia» racconta questa trentenne dai capelli d’ebano, fuggita dalla Siria con la sua famiglia che ora vive in Australia. «A Genova faccio la mediatrice culturale, ci sono tantissimi bambini siriani malati in cura al Gaslini, e vengo a conoscere situazioni davvero terribili» spiega confidandoci il suo sogno di poter continuare a lavorare come cantante.

Anche la sua, una delle tante storie di donne degne delle poesia di Maram al-Masri, che racconta proprio nella raccolta Anime scalze. «Anche io ho subito violenza come tante donne – ci spiega con dolcezza la poetessa – a partire da quando mio marito, con cui vivevo a Parigi per motivi di studio, dopo la mia decisione di divorziare rapì mio figlio di 18 mesi portandolo in Siria. Non mi è stato concesso di vederlo per 13 anni». Ed è stato in uno dei tanti momenti bui che, in una metro di periferia a Parigi, ha incontrato il sorriso che le ha cambiato la vita. «Era quello di una donna che frequentava un centro antiviolenza nella banlieue parigina – ricorda –. Un centro seminascosto perché i mariti violenti non possano raggiungere le loro mogli. Ho pensato, se lei riesce a sorridere, perché non io? Lì ho incontrato donne afghane, vietnamite, francesi, donne col velo diplomate che sono prigioniere della paura. Ho raccolto le loro testimonianze e quelle dei loro bambini, spesso terrorizzati, e le ho trasformate nelle poesie di Anime scalze. Perché io sono loro e loro sono me».

Ora c’è la guerra in Siria da denunciare, «le vittime civili dei bombardamenti e le condizioni dei 5 milioni di rifugiati siriani nel mondo – aggiunge accalorandosi –. Io ringrazio lo Stato italiano che riceve gli immigrati. Spero in un mondo migliore, fatto di amore e compassione. Oggi la poesia deve ritrovare la sua funzione civile, altrimenti non ha senso». Anime scalze sarà in scena il 20 luglio al Forte Santa Tecla, al Festival della poesia di Sanremo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Recital Al debutto in scena le pagine della poetessa franco-siriana che raccontanto storie di schiavitù e Daesh «Canto e denuncio le violenze degli uomini perché il mondo sappia»