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GIORNATA MONDIALE. Il futuro del teatro? I 60.000 filodrammatici

Angela Calvini sabato 27 marzo 2010
Oggi l’Italia celebra per la prima volta la «Giornata mondiale del teatro» che, sin dal 1961, ogni 27 marzo viene festeggiata in Europa. Oltre 1000 luoghi di spettacolo da Nord a Sud verranno aperti per iniziative, recite speciali, biglietti scontati, visite guidate per avvicinare il pubblico al teatro. Ad inaugurare la giornata sarà la visita del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica "Silvio d’Amico" di Roma, mentre un messaggio del Presidente della Repubblica Napolitano verrà letto in apertura di sipario in tutti i teatri italiani. Ma c’è anche protesta per i tagli alla cultura: oggi precari dello spettacolo in piazza a Roma, davanti al teatro Argentina, al Piccolo di Milano e sciopero al Teatro Bellini di Napoli.Ma in tutto questo rutilare di iniziative, nessuno si è accorto che in Italia la prosa si regge soprattutto sul teatro amatoriale, che sta raggiungendo numeri da capogiro. Si calcola (dati della Uilt) che solo gli iscritti alle federazioni nazionali e regionali siano circa 60.000 per un totale di circa 4000 compagnie di non professionisti. Senza contare la galassia mobile delle compagnie indipendenti. Considerando che a livello professionistico, invece, il teatro vanta circa 4000 aziende con 250mila occupati si capisce la portata del fenomeno. Un censimento dell’Eti nel 1996 contava 1990 compagnie e circa 20mila attori, la Siae allora notava che i biglietti venduti dalle filodrammatiche costituiva il 60% del totale del teatro italiano. In meno di 15 anni, inoltre, i filodrammatici sono triplicati. «Noi in 12 anni siamo passati da 110 compagnie iscritte a 678» spiega Giuseppe Cavedon, già storico presidente della Uilt (Unione italiana libero teatro) che attualmente con i suoi 10.492 tesserati è la seconda federazione di teatro amatoriale dopo la Fita (Federazione italiana teatro amatoriale) che conta 1182 compagnie e 17.246 iscritti. Oltre a quelle nazionali, ci sono miriadi di federazioni regionali che contano una media di 50/100 compagnie l’una dal Trentino alla Sicilia. Poi c’è il mondo delle filodrammatiche cattoliche, che hanno una lunga storia risalente ai tempi di Don Bosco, e che tuttora rivestono un ruolo di primo piano. In Lombardia, ma anche in altre regioni, è molto forte la Federgat, nata in seno all’Acec (Associazione cattolica esercenti cinema) per coordinare i Gruppi di attività teatrali a dimensione regionale (Gat) per la promozione didello spettacolo nelle sale della comunità. «Oggi contiamo 200 compagnie iscritte e circa 2000 persone – racconta il presidente della Federgat Fabrizio Fiaschini –. Tra le due guerre le sale parrocchiali furono una fucina di grandi attori e autori. Dopo una crisi negli anni 80 e 90, il teatro amatoriale ha trovato oggi nuova vita e le circa 1000 sale della comunità sono tornate di imporanza centrale. Qui il pubblico trova quella esperienza umana e relazionale che non trova nei multiplex». Tanto importante che anche la rassegna «I teatri del sacro», in corso sino a lunedì al Crt di Milano e lanciata a settembre in collaborazione con il Servizio nazionale per il programma culturale della Cei, ha prodotto 25 nuovi spettacoli proposti sia da compagnie amatoriali che da compagnie di professionisti. «Nel giorno della festa del teatro noi invitiamo i professionisti e i filodrammatici a parlarsi e a collaborare. Una via per uscire dalla crisi del teatro tradzionale».