Agorà

Cinema. SUBURRA, il noir nella Capitale

Aessandra De Luca sabato 10 ottobre 2015
Una Roma sguaiata, violata dal malaffare politico, economico e criminale. Mondi apparentemente distanti uniti da sesso, droga e soldi facili, intaccati da una decadenza morale e dalla collusione di poteri che innestandosi sulla vita civile sbranano la città pezzo a pezzo. Quello che mesi fa le indagini su Mafia Capitale hanno portato alla luce era già anticipato nel romanzo Suburra di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini, che hanno firmato insieme a Stefano Rulli e Sandro Petraglia la sceneggiatura dell’omonimo film in arrivo venerdì nelle sale, diretto da Stefano Sollima che già con ACAB e le serie tv Romanzo criminale e Gomorra aveva raccontato storie di ordinaria violenza e miseria.  La Roma notturna di Sollima, bagnata dalla pioggia e dalle fredde luci al neon, sintetizzata dal nome del quartiere, Suburra appunto (ci abitarono anche Giulio Cesare e il poeta Marziale), che nell’antichità era teatro di illeciti e segreti scambi tra “alto e basso”, è brutta, bruttissima. Ed è popolata da politici corrotti (Piefrancesco Favino), sprovvisti degli anticorpi necessari per resistere alle tentazioni della criminalità da basso impero, pronti a scrollarsi di dosso persino il cadavere di una escort minorenne, da giovani boss della malavita (Alessandro Borghi) votati alla speculazione edilizia e decisi a trasformare Ostia in una nuova Las Vegas, capitale del vizio e del riciclaggio del danaro sporco , da smidollati, ambigui, superficiali organizzatori di feste per vip convinti di essere più furbi di tutti (Elio Germano), da giovani prostitute (Giulia Elettra Gorietti) chiamate a reclutare “carne fresca” , da tossicodipendenti fragili e imprevedibili (Greta Scarano), da zingari che con il proprio clan progettano il grande salto nella criminalità di alto profilo (Adamo Dionisi), da cardinali corrotti e senza scrupoli nel sostenere attività criminali (Jean-Hugues Anglade, anima nera del Vaticano).  Su tutte le stanze del potere veglia il grande re di Roma, Samurai (un glaciale Claudio Amendola), ultimo componente della Banda della Magliana. Un pugno di personaggi dunque inseguiti nei sette giorni che precedono la catastrofe, in un incalzante conto alla rovescia che scandisce con un’inarrestabile effetto domino la corsa verso il baratro, quello del 12 novembre 2011, quando Silvio Berlusconi rassegnò le sue dimissioni da Presidente del Consiglio. In quegli stessi giorni - immaginano gli sceneggiatori – Papa Ratzinger (interpretato da Carmelo Di Marco, inquadrato solo di spalle) avrebbe deciso di abbandonare il ruolo di Pontefice. Come a dire che, caduto anche l’ultimo punto di riferimento, non c’è spazio che per un’Apocalisse annunciata.  Il film rinuncia anche al personaggio di Marco Malatesta, che nel romanzo indaga su violenza e corruzione facendo da trade union tra i vari personaggi. Lo spettatore è dunque solo davanti al minaccioso mosaico pulp, cupo e barocco, che restituisce un’immagine spaventosa di una città, quella di Montecitorio, Palazzo Chigi, del Vaticano e quella di periferia sepolta dal cemento, dove si spara nei centri commerciali, si rapina e ci si insegue, e dove grandiosi incendi inceneriscono ciò che la criminalità non ha ancora distrutto. Certo, i personaggi messi in campo rappresentano delle tipologie umane riconoscibili, a volte un po’ troppo schematiche, ma non così lontane dalla realtà. Ed è pur vero che lo spettatore si troverà di fronte a una storia che resta un bel pezzo indietro rispetto all’attualità. Ma rincorrere con un romanzo o un film quello che ogni giorno la cronaca ci racconta sarebbe tempo perso, ecco perché i personaggi di Suburra, che spesso rimandano a quelli di un fumetto, acquistano una dimensione simbolica e più universale per parlarci dello smarrimento del mondo di oggi. Sollima insomma confeziona una solida e corale crime story, uno di quei film di genere come in Italia non se ne fanno da tempo, coniugando le storie di casa nostra con quello che il cinema americano ci ha insegnato, incalzando lo spettatore con un ritmo energico, serrato e immagini ricche, dense, spettacolari, che non lasciano scampo in una discesa agli inferi dove ogni speranza è ormai perduta.