Agorà

Storia. Chi era Claus von Stauffenberg, l'attentatore di Hitler?

Roberto Festorazzi venerdì 9 giugno 2017

Soltanto con il film hollywoodiano Operazione Valchiria (2008), in cui Tom Cruise interpreta il colonnello Claus von Stauffenberg, l’ufficiale di cavalleria che riscattò, almeno in parte, l’onore perduto della casta militare del Terzo Reich ha avuto il posto che merita nella storia. Stauffenberg fu infatti il regista del fallito colpo di Stato che il 20 luglio 1944 fu sul punto di spazzare via Hitler, decidendo con ciò la fine del conflitto. Ora Peter Steinbach, studioso tedesco della resistenza al nazismo, nell’edizione italiana di L’uomo che voleva uccidere Hitler (Edb, pagine 144, euro 12,50) illustra le ragioni per le quali alla figura di Stauffenberg sia stata resa giustizia così tardivamente.

Nato nel 1907, da una famiglia appartenente a quella nobiltà che decadde dopo la Prima guerra mondiale, di educazione cattolica, scelse la carriera militare, distinguendosi per la grande forza di volontà, unita a una speciale predilezione per l’arte. Inizialmente giustificò l’avvento del regime nazionalsocialista. Ma fin dal 1938 Stauffenberg, pur partecipando a tutte le campagne di aggressione del Reich in Europa, iniziò a maturare un distacco critico dal sistema totalitario. Ferito in Africa del Nord, e rimpatriato, già nel corso del 1943 cominciò a tessere la fitta trama resistenziale che giunse, il 20 luglio 1944, a far scattare l’Operazione Valchiria.

Per un soffio, la carica esplosiva che Stauffenberg, divenuto capo di stato maggiore della riserva, depositò nella sala riunioni della Tana del Lupo di Rastenburg, nella Prussia Orientale, dove il Führer stava discutendo con gli alti strateghi militari, non produsse la morte del tiranno. In conseguenza di ciò, il piano orchestrato per disarmare e neutralizzare i centri di potere del Reich, si accartocciò, determinando l’inesorabile vendetta del dittatore. Già nella notte tra il 20 e il 21 luglio, Stauffenberg venne 'giustiziato', e le sue ceneri gettate nelle fogne di Berlino. Ma cosa sarebbe accaduto se l’Operazione Valchiria avesse avuto successo? Almeno 20 milioni di uomini, morti tra il 20 luglio ’44 e la fine della guerra, sarebbero stati risparmiati all’ecatombe. Riesce pertanto difficile comprendere i reali motivi per cui Stauffenberg abbia così tardato a ottenere riconoscimenti postumi, nella sua Patria. Per un verso, in una parte non trascurabile della popolazione tedesca, ha continuato a far presa ben dopo la fine della guerra la diffamazione con la quale il regime ormai agonizzante di Hitler marchiò a fuoco il colonnello, dipinto come traditore della nazione in guerra, e ufficiale assetato di potere. Ma molti compatrioti di Stauffenberg seguitarono a non simpatizzare per lui, giudicando tardivo il suo antinazismo, nonché dilettantesco l’abortito colpo di stato. Risultato: fino alla metà degli anni Sessanta del secolo scorso, la maggioranza dei tedeschi rifiutò tenacemente di dedicare una strada o una scuola della propria comunità all’attentatore.

Il punto di svolta, ebbe a verificarsi quando il luogo dell’esecuzione del militare, a Berlino, cominciò a ospitare, annualmente, la manifestazione memoriale centrale della Repubblica federale tedesca: nacquero così le prime celebrazioni solenni, e corali, della Resistenza al nazismo. E oggi le giovani reclute delle forze armate di Germania, in tributo a Stauffenberg e ai coraggiosi che vollero opporsi al regime, vengono fatte giurare, proprio il 20 luglio, nella sede centrale del ministero della Difesa tedesco. Troppo a lungo, le due Germanie (perché il regime comunista di Berlino Est non fu da meno, nel circoscrivere i meriti storici del-l’ufficiale, ritenuto parte integrante della cricca militarista dei vertici della Wehrmacht), hanno stentato a fare i conti con questo grande protagonista, temendo di doverne subire le contraddizioni, che pure esistono. Infatti, indubitabilmente, Stauffenberg, così come non fu mai nazista entusiasta, neppure figurò tra i primi avversari del regime hitleriano. Tuttavia, nel suo animo sensibile all’arte, era stato depositato il seme dell’opposizione al Male. Fin da giovanissimo, era entrato nel circolo dei discepoli del poeta Stefan George, il quale gli fornì forza e ispirazione nel suo titanico sollevarsi contro Hitler. Sapeva infatti recitare a memoria una sua lirica, L’Anticristo, in cui si legge: «il Principe dei Parassiti espande il suo reich».

Il libro di Steinbach, che è molto di più di una semplice biografia di Stauffenberg, ci dimostra, una volta di più, un’altra verità elementare, che è stata a lungo sottaciuta: l’unica, vera opposizione al nazismo, poteva sorgere soltanto dall’interno di quel sistema, laddove gli anticorpi delle raziocinanti facoltà morali erano in grado di scatenare reazioni interiori di fronte agli orrori di cui era popolato il paesaggio di qualunque, normale, servitore del Terzo Reich.