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SPUNTI PER LO SHOW. Celentano, eccoti 4 idee per stasera

Alessandro Zaccuri sabato 18 febbraio 2012
Il Paradiso? Basta chiedere. Anzi, basta cercare, magari tra le annate di Avvenire. Il 16 aprile 2010, per esempio, il «giornale inutile» che – se­condo Adriano Celentano – non si occupa mai dell’aldilà, pubblica un ampio resoconto dell’ome­lia pronunciata il giorno precedente da Benedetto XVI. Il contenuto ricorda da vicino quello dell’inte­merata sanremese: rifiutare il conformismo , «par­lare della vita eterna» superando ogni ritegno, ritro­vare «il coraggio, la gioia, la grande speranza» di quella «vita vera» da cui «viene la luce che illumina anche questo mondo». Il tutto nella prospettiva della penitenza, che di per sé non sarebbe incompatibile con una diretta in prima serata.Stesso giorno, stesso quoti­diano, editoriale di Marina Corradi. Titolo: «Mille volte grazie, la nostra speranza è tagliata nella roccia» (è il compleanno del Papa, la sintesi dell’omelia offre l’oc­casione per fargli gli auguri). D’accordo, il richiamo può apparire remoto, ma nello stesso tempo risulta singo­larmente puntuale. Sarebbe curioso operare un confron­to con qualche giornale «u­tile », per capire se e quanto quel monito abbia trovato eco. Vogliamo attenerci alla cronaca recentissima? Ecco Avvenire di ieri l’altro, gio­vedì 16 febbraio, che riporta integralmente la catechesi tenuta dal Santo Padre all’u­dienza generale del giorno precedente: le parole di Cri­sto in Croce, la certezza che Dio ci è accanto anche nelle prove più dure, lo spiraglio di Paradiso che si apre allo sguardo del ladrone... Così, giusto per fornire un po’ di documentazione fresca a Celentano in vista del mo­nologo di questa sera. Qua­lora servisse, poi, sull’inuti­lissimo sito dell’inutile gior­nale è disponibile il dossier relativo all’evento «Gesù no­stro contemporaneo» svol­tosi a Roma la scorsa setti­mana. Avvenire ne ha riem­pito pagine su pagine. Le al­tre testate, utilmente, si so­no astenute. Proprio vero che parlare di Dio non fa notizia. A meno di non ri­correre agli effetti speciali.