Agorà

Risoperte. Spettacolo, adesso si cambia

Pierachille Dolfini mercoledì 20 agosto 2014
Con la pubblicazione ieri in “Gazzetta ufficiale” entra in vigore la riforma del Fondo unico per lo spettacolo contenuta nel decreto ministeriale approntato dal responsabile dei Beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini. Nuovi criteri, più oggettivi e basati sui risultati ottenuti dagli operatori della cultura, vengono messi in campo per attribuire l’assegnazione di fondi. Ma le nuove regole dovrebbero assicurare una maggior accessibilità ai contributi. Un anno di lavoro, dieci incontri con istituzioni e associazioni di categoria hanno portato al varo, lo scorso giugno, del testo che rivoluziona la ripartizione del Fus. La firma del ministro a luglio e ora la pubblicazione del testo in “Gazzetta ufficiale” rendono definitivamente operativi i provvedimenti. Che, fa sapere il Mibact, farà sì che «le risorse verranno attribuite in base alla quantificazione delle attività realizzate e dei risultati raggiunti, con indicatori chiari e misurabili, e saranno aperte a tutte le realtà attive nel territorio nazionale».Il provvedimento ministeriale evidenzia che sino ad oggi «il sistema di attribuzione dei contributi era basato esclusivamente su due elementi: la quantità e la qualità» ovvero i costi sostenuti dagli operatori incrociati con il giudizio di una commissione ministeriale. Un metodo che, sostengono dal Mibact, «ha avvantaggiato i soggetti più costosi sulla base di un moltiplicatore del tutto slegato dalle cose fatte e dai risultati raggiunti». Le nuove regole dovrebbero invece garantire più trasparenza perché basate, si legge nel testo, «su una valutazione delle domande di contributo fatta oggettivamente con un sistema di quantificazione delle attività realizzate e dei risultati raggiunti». Il che si traduce in una griglia che permette di assegnare a ciascun soggetto che fa richiesta di accedere ai contributi del Fondo unico per lo spettacolo un punteggio: su base 100, 70 punti verranno assegnati automaticamente a seconda della rispondenza ad alcuni indicatori mentre i restanti 30 punti verranno assegnati da commissioni tecniche chiamate ad esprimere un giudizio di qualità sul progetto presentato. In base ai risultati raggiunti (che potranno essere visualizzati in tempo reale grazie ad un sistema informativo) sarà quindi stabilita la ripartizione dei fondi.Un altro punto qualificante della riforma dovrebbe essere la maggior apertura ai soggetti culturali. Il decreto prevede che chiunque possa presentare domanda per accedere ai contributi del Fus (domanda che diventa anche più semplice da compilare) senza la necessità di dimostrare di essere operanti da tempo nel settore. Per incentivare la partecipazione di giovani viene introdotta una fascia under 35 e nella griglia di valutazione entrano criteri specifici per le nuove attività.Cambia anche il respiro temporale dei progetti da presentare e del conseguente finanziamento: se sino ad ora ci si è limitati ad un anno, il nuovo testo prevede la triennalità per garantire agli operatori del settore una prospettiva più ampia del finanziamento. Progetti triennali coperti da finanziamenti triennali dovrebbero dare maggiore stabilità agli enti che operano nell’ambito della cultura.Una rivoluzione arriva nel settore della prosa: scompaiono i Teatri stabili, quelli ai quali era riconosciuta una funzione di servizio al territorio e che negli ultimi tempi si erano moltiplicati, per far posto a due categorie, i Teatri nazionali (in testa alla lista il Piccolo di Milano che vede riconoscersi uno status che i vertici andavano chiedendo da tempo) e i Teatri di rilevante interesse culturale. Una divisione che imporrà, si legge nel testo, «requisiti di attività più elevati per fare di queste nuove categorie gli assi strategici dell’intervento pubblico per lo spettacolo dal vivo Nazionale».Provvedimenti che, però, non mettono d’accordo tutti gli operatori del settore. Già a giugno, quando era stata diffusa la bozza del testo, qualcuno aveva storto il naso. In particolare dubbi erano sorti sulla triennalità. «Chi restasse fuori nel primo anno potrebbe riprovare alla fine del primo triennio» avevano scritto in una lettera al ministro Franceschini Massimo Monaci e Marco Lucchesi, direttori del Teatro Eliseo e del Teatro Due di Roma.La riforma operativa da ieri, spiegano dal ministero, ha tenuto conto del mutato panorama dello spettacolo italiano. Per questo viene reso possibile il finanziamento di soggetti multidisciplinari e si cercano di creare le condizioni per un lavoro unitario tra Regioni e Comuni sul tema delle residenze artistiche. Si rafforza, inoltre, «il ruolo della musica contemporanea di qualità, come ad esempio il jazz, lanciando un importante messaggio per il sostegno di musica diversa dalla musica lirica e sinfonica fino ad ora, principali ricettori dei contributi pubblici statali». Il ministro Franceschini è tornato ad esprimere la sua soddisfazione. «È una riforma attesa da anni che rende più equi e trasparenti i criteri di assegnazione del Fus, incentiva la partecipazione giovanile, semplifica le procedure, incoraggia la programmazione prevedendo la triennalità dei contributi e supera il vecchio sistema dei teatri stabili», ha detto, spiegando che «il riordino è il frutto di un percorso intrapreso nel giugno 2013 attraverso un positivo confronto con Regioni e Comuni e con le categorie che ha permesso di elaborare un testo ampiamente condiviso».