Agorà

Resa dei Conti. Sono solo parole. E il mistero del televoto

Massimiliano Castellani mercoledì 8 febbraio 2017

I polsi tremano e le gambe vacillano, alle notizie scomode e fondamentali per il Paese reale che si rincorrono dalle stradine e le stanze segrete di Canzonettopoli (alias Sanremo) fin dentro i camerini dell’Ariston. Maria De Filippi, emozionatissima (pensa troppo al Sanremo bis con Paolo Bonolis?) ha anticipato a dimartedì – assist per il debutto di Crozza – la febbre (a 38°) del sabato sera, salvo poi presentarsi in sala stampa tonica e in tuta, olimpica, pronta per la cinque giorni. Piccoli brividi da backstage, come quando scopriamo che il “Conti Ter” sarà il primo “festival sballettato”, tradotto: senza balletti.

LE PAROLE CHE METTONO ANSIA Da Ron al maestro Vince Tempera, l’sos «autori di testi cercasi» è stato ampiamente lanciato. «Sono solo parole», cantava Noemi qualche Festival fa. E quando le parole le scrive Vasco Rossi, Gaetano Curreri o Tiziano Ferro qualcosa, anche in questo stupido hotel della canzonetta, accade. Ora, con tutta la solidarietà per i Giovani, e senza essere filologi romanzi come Niccolò Fabi, ma queste otto nuove proposte si presentano con testi molto deboli. «Detesto i testi che poi non mi restano in testa. Chiudo il giornale, cambio canale / io voglio andare nel mondo degli alieni». Queste strofe “immemorabili” di Tommaso Pini sono la sintesi del titolo del suo brano, Cose che danno ansia, che poi è anche il nostro stato d’animo di fronte anche al lessico famigliare (per loro) degli altri sette Giovani concorrenti, ai quali auguriamo di cuore: si salvi chi può, anche dagli alieni.

IL DIRITTO NEGATO A VESSICCHIO Il maestro Beppe Vessicchio, meglio noto come il Giuseppe Verdi dell’Ariston (almeno barba e capelli rimandano al Cigno di Busseto), l’assente più presente di questo Festival, dopo aver spiazzato tutti i botanici e i coltivatori diretti delle serre di Sanremo con la sua autobiografia La musica fa crescere i pomodori ha dichiarato guerra a mamma Rai per un vecchio contenzioso. «Mi devono i diritti d’autore per la sigla ( Margherita) del programma La prova del cuoco, in onda fra il 2003 e il 2012». Dal punto di vista giuridico la sfida è aperta, ma quello che colpisce è la sempre più nebulosa galassia dei diritti d’autore della quale, occupandocene da tempo, l’unica certezza che abbiamo al momento è che stia diventando la più grossa piaga della musica, forse solo italiana.

QUALITÀ CONTRO IL TELEVOTO La giuria di qualità del Festival, scelta da Conti per seguire tutti i registri dello scibile sanremese: spettacolo, cinema, internet e se ci avanza qualcosa persino un po’ di musica, è ottima e abbondante. Meravigliosa la presidenza affidata a sua melocreatività Giorgio Moroder con le sue spalle ferrate, il dj television man Linus, il figlio d’arte del Maestro Ennio, Andrea Morricone (tra l’altro autore del tema di Nuova Cinema Paradiso) e una leggendaria ugola sanremese come Rita Pavone. Passi, anzi necessaria per la generazione selfie made man (o woman), anche la presenza in giuria della blogger Greta Menchi. Ma nonostante tutte le qualità possibili, questi esperti, così come la giuria della sala stampa, cosa potranno fare contro quel mistero che va sotto il nome di Televoto? Un monstrum invisibile gestito da uomini senza qualità. E Musil non canta neanche questa sera.