Agorà

L'appello. Somma: «Lancio l'Sos per l'arte»

Sebastiano Somma mercoledì 8 aprile 2020

Tanti sono gli appelli al governo, e al ministro Franceschini in particolare, sulla salvaguardia della cultura in questo momento così drammatico. Io vorrei rivolgerne uno a favore di quanti nel mondo dello spettacolo svolgono un lavoro spesso oscuro e ignoto ai più, eppure di fondamentale importanza. La cultura viene offerta nelle varie forme di cui per fortuna il nostro Paese è ricco. Musei, mostre, auditorium, cinema, teatri, associazioni, sono solo alcuni dei luoghi dove l’arte crea bellezza. Ma l’arte e la cultura hanno dietro una filiera lunga e articolata di azioni, di movimenti, di uomini che fanno sì che noi tutti ci si possa sentire soddisfatti, nutrendo l’animo, arricchendolo, accrescendoci, fortificandoci. La bellezza, le emozioni, fanno sì, che oltre alla produzione di lavoro, si creino validi anticorpi, una medicina utile al bene e alla crescita della nostra società. Questa filiera “alimentare” è però paralizzata e non è dato sapere quando potrà riprendere a offrire ai milioni di Italiani “affamati” l’”ingrediente” che per tanta gente è gustoso come un buon piatto di fettuccine.

C’è tanto bisogno di sfamare il nostro spirito, spesso violentato dalle brutture che la vita ci riserva. Questi luoghi, questi produttori di cultura e di emozioni, e produttori di lavoro, danno tanto alla società, hanno quindi bisogno di maggiore rispetto, di maggiori attenzioni e di comprensione. La bellezza ha anche un prezzo, non può rischiare di fallire. Ma proprio questo è il pericolo cui sono sottoposti tanti lavoratori, tanti piccoli teatri, tanti luoghi produttori, appunto, di cultura e di bellezza. E anche tanti esecutori materiali di emozioni, cioè gli attori.

Questa mia lettera ad Avvenire è una richiesta di aiuto, una preghiera che possa arrivare ai “piani alti” della nostra politica, ma anche alla gente comune, perché si ren- da conto meglio della nostra situazione. Io sono un semplice attore, che spera di poter creare emozioni, riflessione, evasione se necessario, e possibilmente crescita, proponendo testi in teatro, da me selezionati accuratamente. Ma sono anche un uomo che ha lavorato duramente, e che, grazie a Dio, è riuscito ad avere la fortuna di poter scegliere. Fortunato quindi, ma anche rispettoso di questa filiera, fatta di esseri umani che lavorano dietro le quinte, spesso senza un giusto compenso, e talvolta non pagati (capita purtroppo anche a noi attori) e che in questo momento hanno, assieme alla categoria che rappresento, un blocco totale e un futuro assai incerto.

Penso a quella quantità enorme di piccoli teatri, e piccoli produttori, che non hanno aiuti o finanziamenti e che continuano a pagare affitti, peraltro costosissimi, senza avere incassi. Penso ai cinema, e a tutti i produttori di arte, di bellezza, che rischiano il fallimento, la fine di un lavoro costruito passo dopo passo, in anni di duro lavoro. Chiedo che in questo drammatico periodo ci si ricordi anche di loro e di tutta la nostra categoria. E che in futuro si metta mano a una redistribuzione dei finanziamenti pubblici che non privilegi solo i grandi enti, ma tenga nel giusto conto anche la filiera enorme di piccoli teatri, cinema, associazioni culturali e tutti quelli che fanno un lavoro enorme e capillare sul territorio, rischiando coraggiosamente in proprio ma che sono sull’orlo del fallimento.

Mi auguro che questa lettera possa stimolare il governo, al quale auguro sinceramente di fare le scelte giuste per il bene comune, a dare attenzione alle esigenze improrogabili di centinaia di migliaia di lavoratori dello spettacolo che al momento vivono una situazione di totale incertezza. Siamo un grande Paese anche grazie alla bellezza e all’arte. Sogno che il futuro che possa dare a tutti, giovani e non, la possibilità di coltivare un sogno.