Agorà

CINEMA. Soldini: «Le vite straordinarie dei non vedenti»

Alessandra De Luca mercoledì 2 ottobre 2013
Un viaggio ricco di stupore e umorismo alla scoperta di un mondo solo apparentemente buio, dove il concetto di bellezza acquista significati diversi e alcune esistenze straordinarie aspirano alla normalità. Un mondo dove l’impensabile diventa possibile oltre le barriere dei luoghi comuni e il guardare si fa esperienza del tutto nuova. Se vi interessa questo viaggio, salite a bordo del documentario di Silvio Soldini, Per altri occhi, realizzato con Giorgio Garini e coprodotto dall’italiana Lumière e Co. di Lionello Cerri. Il sottotitolo del film riassume lo spirito di ciò che vedrete: Avventure quotidiane di un manipolo di ciechi. Vale a dire che non assisterete a un convenzionale lavoro sulla disabilità, ma al racconto delle vite un gruppo di determinati non vedenti capaci di "imprese straordinarie" come andare in barca a vela, sciare, scolpire, suonare, giocare a baseball, tirare con l’arco e persino fotografare. Il film, proiettato all’Anteo di Milano mercoledì 9 ottobre (sarà presente anche il velista Giovanni Soldini, che a occhi bendati ha sfidato i non vedenti in una regata), verrà trasmesso via satellite in altre sale italiane, proprio alla vigilia della Giornata Mondiale della Vista promossa ogni anno dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. «Il film è nato dopo aver conosciuto Enrico, fisioterapista non vedente – racconta Soldini – che durante alcune sedute mi ha schiuso le porte di un universo a me sconosciuto, popolato di persone allegre, vitali, dotate di abilità e talenti. Ho quindi iniziato a esplorare questo territorio con Giorgio Garini attraverso un libro di interviste e una serie di incontri che hanno portato alla selezione dei nostri "personaggi". Sono rimasto colpito da quanto frequentemente usino la parola "vedere" e da quanto la loro vita quotidiana sia paragonabile a uno sport estremo. La bellezza può consistere nel sentirsi addosso un paesaggio, nel percepire quello che non si vede, nell’ascoltare una musica, nel toccare e nell’essere toccati: grazie a questo documentario ho riscoperto quello che tutti noi sappiamo, ma troppo spesso dimentichiamo». «Le regolari immersioni nel documentario – continua il regista – mi permettono, rispetto alla finzione, di entrare più facilmente in realtà che ignoro, di approfondire alcuni temi e arricchirmi umanamente. Giovanni, Gemma, Loredana, Michela, Claudio, Luca, Felice, Piero, Enrico e Mario ci hanno generosamente spalancato le porte della loro vita regalandoci amicizia e la possibilità di comprendere meglio la loro esperienza». «La sfida più difficile – aggiunge Garini – è stata quella di realizzare un film lontano dai cliché sulla disabilità, mantenendo la stessa leggerezza suggerita dai protagonisti senza però banalizzare un problema che ti cambia la vita. Avendo a che fare con chi non ti vede, cambia profondamente il rapporto tra il cineasta e le persone raccontate, che non ti giudicano dall’apparenza». Giovanni, che ha trascorso i primi 32 anni da vedente a altri 32 privo di vista, si dichiara pronto ad altri 32 anni ricchi di sorprese: «Non avrei mai creduto di poter fare tutto questo. Nel buio di momenti difficili ho ritrovato me stesso e ho scoperto che la vita ti lancia molte sfide, ma vale la pena di essere vissuta perché alla fine ti ripaga sempre». E Michela, moglie di Claudio, entrambi dotati di uno straordinario talento nel cogliere il lato comico e surreale della loro vita quotidiana, aggiunge tra un risata e l’altra: «Il limite è sempre quello che ci poniamo noi e la sfida è alzare l’asticella, consapevoli però che alcune cose non possiamo farle. Nessuno di voi mi presterebbe la sua macchina. Ma per quanto cambierei volentieri alcune carte della mia vita, mi è capitato in mano un bel mazzo: come finirà la partita lo scoprirò solo più avanti».