Agorà

Dopo gli scontri a Kiev. Atleti ucraini divisi, ma restano a Sochi

giovedì 20 febbraio 2014
La battaglia di Maidan ha avuto contraccolpi pesanti anche a Sochi. Gli atleti ucraini non sono rimasti indifferenti alle tensioni che dividono la loro patria. Sono rimasti profondamente turbati. E si sono divisi, come i connazionali.  Qualcuno aveva anche deciso di abbandonare le gare, per rispetto nei confronti delle vittime degli scontri, ma anche per protesta contro il governo. Si è parlato di metà dei 43 componenti la squadra olimpica. C'è voluta tutta la capacità diplomatica e il carisma di Serghei Bubka, presidente del Comitato olimpico ucraino, per riportare un po' di serenità nel gruppo. Così alla fine di una giornata convulsa, l'Ucraina ritrova l'unità, almeno nello sport. Ci vorrebbero dei Bubka anche a Kiev. La prima a rompere le righe a Sochi, regione di Krasnodar, a due passi dalla russofona Crimea regalata da Nikita Krushiov all'Ucraina, era stata la sciatrice Bogdana Matsoska, 24 anni, impegnata domani nello slalom dopo il 27/o posto nel super G e il 43/o nel gigante. Su Facebook aveva scritto che lei e il padre Oleg,che la allena, sono «estremamente infuriati per le recente azioni del presidente Viktor Ianukovich, che invece di risolvere il conflitto attraverso i negoziati (cosa in cui confidavamo quando siamo partiti per Sochi) ha annegato nel sangue le ultime speranze della nazione». «In solidarietà con i combattenti delle barricate del Maidan, e come protesta contro le azioni criminali verso i manifestanti e l'irresponsabilità del presidente e del suo governo di lacchè, ci rifiutiamo di partecipare ancora ai Giochi di Sochi», avevano annunciano i due, originari della regione di Ivano-Frankivsk, uno dei bastioni delle manifestazioni anti Ianukovich.  La protesta, la prima del genere a Sochi, piomba come un meteorite sul parco olimpico. È lo stesso portavoce del comitato olimpico internazionale (Cio), Mark Adams, a confermare che alcuni atleti ucraini hanno deciso di lasciare i Giochi per le violenze e i morti negli scontri a Kiev, pur senza indicarne numero e nomi. E a riferire che Bubka «rispetta assolutamente la decisione di ciascun atleta di fare ciò che ritiene meglio in queste circostanze».  Ma Bubka, che ieri aveva espresso le condoglianze per le vittime e lanciato un appello al dialogo, pensa che «la cosa migliore per la squadra sia di restare», per mostrare la solidarietà con quelli che soffrono in Ucraina, aggiunge Adams. «Il suo punto di vista è che per la squadra sia meglio mostrare un'immagine di unità e di riconciliazione», spiega. Evidentemente il carismatico Bubka ha tessuto la sua tela diplomatica, con la sponda del Cio, cercando di tenere insieme atleti di diversi orientamenti politici. Qualcuno voleva almeno gareggiare con il lutto al braccio, ma il Cio avrebbe respinto questa richiesta perchè contraria alla carta olimpica, che vieta esternazioni politiche, anche se oggi Adams ha fornito una interpretazione diversa: «Ieri si era discusso cosa fare e si era raggiunta la conclusione di ricordare questo momento in altri modi». La soluzione alternativa è stata un minuto di silenzio, osservato dagli atleti ucraini nel villaggio olimpico con alcuni drappi neri attaccati alle bandiere nazionali.  Ieri si era creato un caso intorno al ritiro della coppia di fondiste Marina Lisogor e Kateryna Serdyuk, quest'ultima infortunatasi in allenamento: la loro assenza era stata messa in relazione al no del Cio al lutto. Il Comitato internazionale aveva già rimproverato la Norvegia dopo che i membri della squadra femminile di fondo avevano indossato un bracciale nero per ricordare la scomparsa del fratello di un'atleta. Figurarsi un lutto ben più grande e di natura politica come quello ucraino. Alla fine, però, il comitato olimpico guidato da Bubka ha annunciato che gli atleti ucraini che devono ancora gareggiare resteranno, mentre quelli che hanno già partecipato torneranno secondo il calendario prestabilito. Resterà anche la sciatrice con il padre. «Siamo tutti molto commossi dai tragici eventi e dalle vittime della violenza in Ucraina, penso che gli atleti che rappresentano l'Ucraina alle Olimpiadi compiono una importante missione di unità in questi tempi difficili», ha osservato Bubka.