Agorà

Calcio. Shakhtar Donetsk, la squadra senza casa che sogna la pace

Antonio Giuliano giovedì 9 novembre 2023

I giocatori della squadra ucraina dello Shakhtar Donetsk festeggiano la vittoria sul Barcellona in Champions

Ci sono vittorie che valgono molto più di tre punti. Anche se un successo in Champions contro un club blasonato come il Barcellona è già di per sé memorabile per una squadra come lo Shakhtar Donetsk. Eppure battere i blaugrana (1-0 rete di Sikan) per gli ucraini vuol dire anche più della possibilità di sognare ancora gli ottavi (ora sono terzi nel girone H). Per i neroarancio, come per tutti i club dell’Ucraina poter scendere in campo è già una vittoria da quando i russi hanno invaso il loro Paese. Ma il pallone ha ripreso a rotolare anche sotto le bombe. Il campionato ucraino va avanti. Il calcio offre ai tifosi e ai giocatori una via di fuga, anche se poi la realtà della guerra torna a irrompere drammaticamente. E così può succedere che le partite vengano interrotte più volte dagli allarmi antiaereo. Come nella gara tra Dnipro e Oleksandriya, il 6 novembre scorso, interrotta 4 volte dalle sirene che hanno costretto giocatori e tifosi a rifugiarsi nei bunker. Il fischio finale è arrivato dopo cinque ore di gioco. In campo europeo le partite si giocano tutte fuori casa. E anche la vittoria contro il Barcellona è stata colta sul campo neutro di Amburgo, in Germania. Ma ciò che conta è “esserci”. Sergei Palkin, amministratore delegato dello Shakhtar, non si stanca di ribadirlo: « Per noi è molto importante mostrare al mondo intero che l’Ucraina è viva e che nessuno è riuscito a distruggerci».

Dopo la fine dell’Urss e l’istituzione del campionato ucraino, la squadra ha cominciato a rivaleggiare con la Dinamo Kiev per la supremazia nazionale. Il primo “scudetto” è arrivato nel 20012002 con Nevio Scala, primo allenatore straniero in panchina. L’ultimo titolo è dell’anno scorso. E per i campioni in carica gli scudetti ora sono 14 (contro i 16 della Dinamo Kiev). I “minatori” ( šachtar in ucraino significa questo, per i legami del club col bacino carbonifero del Donec) sono stati anche la prima squadra in Ucraina a vincere una competizione europea: la Coppa Uefa 20082009. E tuttavia le sorti del pallone si sono sempre intrecciate con le vicissitudini politiche. Lo Shakhtar è stato costretto a lasciare lo stadio di casa, la Donbas Arena di Donetsk, nell’Ucraina orientale, dopo che i separatisti sostenuti dalla Russia hanno preso il controllo della regione nel 2014. Le partite “casalinghe” si sono allora disputate a Lviv, Kharkiv. e Kiev.

Poi nel febbraio dell’anno scorso l’invasione russa: Roberto De Zerbi, ai tempi allenatore del club (vincitore anche della Supercoppa ucraina 2021) e una serie di giocatori forti hanno dovuto lasciare lo Shakhtar. «Quando è iniziata la guerra, nessuno pensava al calcio. L’idea principale era come sopravvivere », ha detto Palkin. Dopo aver aiutato i calciatori e lo staff stranieri a lasciare l’Ucraina, il club ha trasformato le proprie strutture in un rifugio per gli sfollati. Oggi nessuno sa quanto tempo durerà ancora la guerra, ma dirigenti e giocatori sognano di tornare in una Donbas Arena tutta esaurita con il Paese di nuovo in pace. « Donetsk è la nostra casa ed è molto difficile lasciare la propria casa - ha detto Palkin -. Questo è il nostro sogno e viviamo per questo sogno».