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Cinema. SCORSESE svela i martiri del Giappone

Lorenzo Fazzini giovedì 17 marzo 2016

Il conto alla rovescia è iniziato. La dead line è la fine di quest’anno, in tempo per partecipare agli Oscar del 2017.  Silence è il titolo del nuovo film di Martin Scorsese, il celebre regista americano, che trasporterà sul grande schermo l’omonimo romanzo di Shùsaku Endo, prolifico scrittore giapponese cattolico, autore di questo capolavoro su un episodio cruciale della storia del cristianesimo nel Sol levante: la persecuzione imperiale che diede origine al fenomeno dei kirishitan, i «cristiani nascosti» durante le persecuzioni del XVII secolo. E che diversi decenni dopo tornarono “alla luce”, avendo conservato di generazione in generazione la fede pur senza clero né personale religioso, solamente trasmettendo la fede di padre in figlio. Un fenomeno molto caro a papa Francesco, che da giovane sognava di andare missionario proprio nel Paese asiatico. E che più volte si è riferito all’esperienza dei «cristiani nascosti» nipponici quali esempio di una «storia esemplare » di cristianesimo. Proprio in questi giorni - dal 14 al 17 marzo - si celebrano in Giappone i 150 anni della scoperta di questi kirishitan (fu un missionario francese dei Mep a “scoprire” questa perla della storia cristiana), uno dei tanti anniversari che si concentrano in questo 2016 intorno a Silence. Un film, questo di Scorsese, che ha avuto una lunga gestazione - il regista di L’ultima tentazione di Cristo ci sta lavorando da oltre 20 anni - e che presenta una gran carrellata di star hollywooddiane tra gli attori impegnati: Liam Neeson, che con Scorsese girò Gangs of New York; Adam Driver, di recente nell’ultimo Star Wars, già Coppa Volpi alla Mostra di Venezia per Hungry Hearts di Saverio Costanzo, e Andrew Garfield, protagonista in un Uomo ragno. Ebbene, ad annunciare che Silence sarà nei cinema «entro quest’anno» è stato nei giorni scorsi lo stesso produttore IrwinWinkler, il quale ha confermato al sito dell’Hollywood Reporter che il film è in fase di post-produzione e che Scorsese e il direttore della fotografia Thelma Schoonmaker stanno curando la fotografia dell’opera, girata nell’isola di Taiwan, in particolare nei dintorni di Taipei, «dove abbiamo trovato delle grandi location - ha spiegato Winkler -. Il film è stato molto, molto costoso perché la storia si svolge nel Giappone del Seicento». La sceneggiatura dell’opera di Endo (morto proprio 20 anni orsono, il 29 dicembre 1996: il suo romanzo uscì esattamente 50 anni fa, nel marzo 1956) è opera di Jay Cocks, che in precedenza è stato autore anche dei testi per altri due opere del regista italoamericano, Gangs of New York e L’età dell’innocenza. Già agli inizi degli anni Novanta Cocks si dedicò alla scrittura di una prima sceneggiatura di Silence, che però non trovò a quel tempo una via pratica di realizzazione a causa dell’alto costo del progetto. In seguito, anche grazie alla decisione di due case di produzione - Fabrica de Cine e SharpSword Films di mettersi capofila dell’impresa e del colosso Paramount di curarne la distribuzione, il progetto è andato finalmente in porto. Il film dovrebbe durare 2 ore e 10 minuti secondo quanto affermato da un altro produttore del film, Gaston Pavlovich. E mentre l’opera deve ancora vedere la luce (su internet sono disponibili le prime foto del montaggio), sul web già corre voce che Silence di Scorsese potrebbe essere uno dei maggiori candidati per gli Oscar 2017, come ha scritto Kevin Jagernauth sull’Hollywood Reporter, pronosticando che tale film potrebbe correre per le categorie di miglior fotografia, miglior regia e miglior attore. Il lettore potrà chiedersi perché un regista affermato come Scorsese si sia avventurato nel realizzare un film così “cattolico”.  Ebbene, è stato lo stesso artefice di Toro scatenato e di Taxi driver a spiegare, a suo tempo (in Tu credi? Conversazioni su Dio e la religione di Antonio Monda, Fazi), le radici cristiane del suo modo di vedere la vita: «Penso che il cattolicesimo sia parte della mia intimità, e sono convinto che sarà sempre così. Ritengo che la mia fede in Dio sia nella mai ricerca costante. Ma certamente mi definisco un cattolico». Addirittura Scorsese - siamo nel 2006 - Scorsese confidò a Monda: «Ho fatto il regista per esprimere tutto me stesso e anche il mio rapporto con la religione, che è determinante». Liam Neesen in Silence

Al lavoro di Scorsese in Silence non è alieno anche il contributo dei gesuiti, visto che sono proprio tre membri della Compagnia di Gesù i protagonisti del romanzo di Endo - e quindi del film. Il Kuangchi Program Service (Kps), di proprietà della Compagnia a Taipei, ha fornito un concreto supporto di consulenza e collaborazione grazie all’apporto - ricordava nell’ottobre 2014 su Popoli padre Emilio Zanetti, gesuita del Kps - di «numerosi esperti laici e religiosi». In particolare, padre Antoni Üçer-ler, gesuita e docente di Storia giapponese alla Sophia University di Tokyo, è stato ingaggiato da Scorsese come consulente per gli aspetti storici e per la missione della Compagnia in quell’epoca. Ma di cosa parlerà Silence? Bisogna naturalmente rifarsi alla vicenda del romanzo di Endo, in italiano oggi disponibile per Corbaccio. In breve la trama, che si rifà a personaggi storici: il personaggio centrale del libro è il gesuita portoghese Sébastien Rodrigues che nel 1634, in piena persecuzione anti-cristiana, entra in Giappone insieme a p. François Garrpe per cercare notizie su padre Christophe Ferreira, altro gesuita, loro antico professore di filosofia, inviato missionario in terra nipponica e diventato superiore provinciale della Compagnia. Ferreira, durante le persecuzioni, aveva abiurato la fede cristiana (ma in seguito ritornò sui suoi passi tanto che venne reintegrato nella Compagnia).  E proprio il «silenzio» di Dio - di qui il titolo - vissuto dai protagonisti durante tale persecuzioni fu la molla che spinse Endo a scrivere questo romanzo. In particolare, l’aver visto in un museo durante un viaggio a Nagasaki nel 1964 - alcune immagini di legno, disegnate o in bassorilievo, che raffiguravano Cristo o la Vergine. Durante la stagione della persecuzione i cristiani erano costretti a calpestare tali immagini: la minima esitazione al fare ciò comportava immediatamente il carcere o addirittura la morte. Tale pratica venne iniziata nel 1626 a Nagasaki, città dove si trovava la comunità cattolica più fiorente del Giappone, a seguito della decisione imperiale di vietare il cristianesimo assunta nel 1613. Ma insieme al «silenzio» di Dio Endo volle raccontare nel suo romanzo la possibilità di un Dio di perdono, un «Dio madre», capace di perdonare anche il tradimento. È questo tratto teologico di Endo che Pierre Dunoyer, uno dei più grandi specialisti europei di Endo, mette in risalto nella sua biografia intellettuale Shùsaku Endo 1923-1996 (Editions du Cerf). Nel quale si legge questa dichiarazione di Endo, che sicuramente papa Francesco sottoscriverebbe: «Il cristianesimo non è solo una religione del Padre. È anche una religione della Madre (Dio compassionevole e clemente)». Tanto che in questa idea di maternità divina, e anche nella rappresentazione del dramma del silenzio di Dio e dei dubbi di fede dei gesuiti protagonisti del suo romanzo, Endo non trovò appoggio nella Chiesa cattolica giapponese: «Alla pubblicazione di Silence certe autorità ecclesiali, scandalizzate, si premunirono di sconsigliare la lettura del romanzo - ricorda Dunoyer - argomentando che Endo negava il grande valore dei nostri martiri». Mentre invece oggi il gesuita Üçerler, il consulente di Scorsese, evidenzia così il valore della narrazione di Endo: «Sia la vicenda reale sia il romanzo sono qualcosa che richiedono la più grande attenzione da ogni cristiano. Alla fine si riconosce il fatto che Dio è comunque più grande di qualsiasi tradimento».