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CICLISMO. Saronni: «C'è tanto da rifare»

Pier Augusto Stagi venerdì 10 febbraio 2012
​Non gli piace salire in cattedra, ma non ama nemmeno stare dietro alla lavagna. «Nel nostro mondo ci sono tante cose che non vanno - dice Beppe Saronni, l’ultimo grande del ciclismo italiano che è stato in grado di dividere un intero Paese, grazie alla sua rivalità con Francesco Moser -. L’affaire Contador? Imbarazzante. Giustizia lenta, lentissima e poi come si fa a condannare uno dopo un anno e mezzo sulla base del “sospetto di colpevolezza”? Dovrei essere felice perché un mio corridore, Michele Scarponi ha vinto il Giro 2011? Vincere così non piace a nessuno: né a me, né tanto meno a lui».Non ha mai tentato di apparire quello che non è, ma cerca - da sempre -, di essere se stesso. Beppe Saronni è quel campione che tutti conoscono. Ventunesima stagione da team-manager. Ventuno anni dietro alla scrivania: come ci si sente?«Bene. Sempre meglio che pedalare… anche se a vent’anni mi sono divertito parecchio e credo anche di aver divertito. E pensare che tutto nacque da una battuta del grande Ernesto Colnago (costruttore e scopritore di talenti, ndr)n il quale un giorno mi chiese: “Beppe, visto che non sai ancora cosa fare da grande, perché non dai una mano a guidare una squadra di giovani?”... Sono ancora qui».Mario Cipollini, ha recentemente dichiarato a “La Gazzetta dello Sport” (31 dicembre) che in Italia, esclusa la Liquigas, mancano i grandi investitori e che se ci fosse un Berlusconi…«A me fa piacere che Mario abbia detto certe cose, perché se ne parla, perché se ne discute e si analizza una situazione. Allora, però, mi sento anche di dirgli che la Lampre è un grande sponsor (budget da 8 milioni di euro, ndr), che in questi anni ha fatto molto per il ciclismo italiano. La Lampre, poi, come sponsor ha alle proprie spalle una lunghissima militanza. Una prima fase dal ’91 al ’95, poi dal ’99 non ha più mollato. E il sottoscritto, nel suo piccolo, sta gestendo da ventuno anni consecutivi una società di gestione che ha portato nel ciclismo più di 90 milioni di euro. È vero, se ci fosse un Berlusconi sarebbe probabilmente tutto diverso. Ma sarebbe diverso anche se ci fosse un Agnelli, un Moratti, un Della Valle…».Passiamo a parlare della stagione: uno dei grandi temi è cosa farà Michele Scarponi. Giro o Tour?«Una cosa è certa: per fare delle scelte, generalmente, sarebbe utile, per non dire indispensabile, sapere chi correrà il Giro. Adesso che sappiamo che Contador non correrà il Tour qualche dubbio e tentazione in più di andare in Francia ce l’abbiamo. Una cosa comunque è certa: Michele correrà il Giro o il Tour. Di sicuro non farà l’accoppiata».Se tu fossi Scarponi che scelta faresti?«Se avessi le qualità di Michele non avrei dubbi: farei solo il Tour. E ti dico di più: la stessa cosa la pensano Mario ed Emanuele Galbusera, titolari della Lampre, e i partner ucraini della Isd: per loro, per le loro realtà commerciali, c’è solo il Tour».Se tu fossi Nibali, cosa faresti: Giro o Tour?«Se fossi Vincenzo eviterei Scarponi: quindi farei il Giro».Se tu fossi Basso?«Eviterei Scarponi e Nibali: quindi andrei alla Vuelta».Il problema del ciclismo italiano è più economico o di talenti?«Di talenti. Lo vedete tutti come certi campioni, o presunti tali, si approcciano con voi giornalisti: hanno paura. Nessuna polemica, nessuna presa di posizione. Sono psicologicamente più fragili e stressati».Cosa chiederesti al presidente federale Renato Di Rocco?«Io sono solito fare e non chiedere. Noi quest’anno investiremo anche nel ciclismo giovanile. Nelle scuole di ciclismo, quelle degli oratori. Stiamo raccogliendo dati per scegliere una ventina di formazioni giovanili alle quali dare un contributo. Noi vogliamo gratificare quelle piccole società di base che svolgono un lavoro altrettanto prezioso e oscuro: il reclutamento di bimbi che si avvicinano al nostro sport».C’è un corridore che vorresti in squadra e non hai?«Più d’uno, ma uno su tutti: Philippe Gilbert. È un atleta che mi piace perché osa. Non si tira mai indietro. Ha forza, carattere, personalità. È un atleta davvero importante. In lui un po’ mi ci rivedo».Nel frattempo, hai capito cosa fare da grande?«Per il momento vado avanti a guidare il mio team: forse un giorno capirò quale possa essere davvero la mia strada. Sono ancora relativamente giovane e non ho fretta. Ho solo fretta di capire cosa fare nell’immediato, come rilanciare la nuova Lampre-Isd, ma sono sulla buona strada. E poi al mio amico Mario (Cipollini, ndr) lancio il guanto di sfida: nel ciclismo c’è bisogno di un grande imprenditore. Perché non lo porta lui?».