Agorà

Musica. Carlo Muratori, c’è Sale in Sicilia

GIUSEPPE MATARAZZO sabato 2 aprile 2016
«Usali », gridava il venditore ambulante passando per le strade di una Sicilia d’altri tempi. Jancu e finiósa. Bianco e fino. Quella vannjata riaffiora forte dalla memoria di chi ascolta Sale (Le Fate editore, euro 18,00), l’ultimo lavoro di Carlo Muratori, cantautore siracusano (61 anni) fra i più raffinati esponenti della musica popolare e folk italiana, con contaminazioni pop e jazz. Un grido che parla siciliano, ma non ha confini. E che spazia dal messaggio in bottiglia D’amor e di pazienza affidato alla culla del mare ai Raggi d’argento delle lacrime della Madonna che dolci consolano i mali del mondo, fino al “dolore” di una martoriata e Povira patria – struggente adattamento della lirica ( Povera patria) di Franco Battiato che canta nel cd e a cui Muratori è legato da anni di collaborazioni (non a caso sarà lui ad aprire le tappe siciliane del tour di Battiato e Alice il 4 e 5 aprile al Metropolitan di Catania e il 7 e 8 aprile al Biondo di Palermo). È un viaggio nell’anima e nelle contraddizioni dell’isola – «assunta a metafora di una più generale condizione esistenziale in cui non vorremmo più apparire come figuranti in un presepe, immobili come statue di sale» – quello che Muratori ci propone nel suo originale cd-book con la produzione artistica di Stefano Melone: 15 canzoni, accompagnate da testi e pensieri. Per chi lo conosce e lo segue da anni, il “sale” ha sempre insaporito il “canto e l’incanto” di Muratori che dall’estremo lembo dell’Italia, a cominciare dai primi esordi con I Cilliri negli anni Settanta, ha saputo da una parte superare le frontiere ed esibirsi nei più importanti festival folk internazionali, e dall’altra importare voci dal mondo nel borgo di Ferla con la rassegna “Lithos”. Grazie alla sua ricerca etnomusicologica ha permesso di riscoprire e conservare frammenti della tradizione popolare che sarebbero altrimenti andati perduti (nel cd ci sono, per esempio, i testi di una poetessa risorgimentale di Noto, Mariannina Coffa, in Ombra adorata, e una ricostruzione – Chi dici Nicò – del discusso massacro degli innocenti, nel 1860, a Bronte, ad opera dei garibaldini a tutela del potere dei Nelson). Ma questa volta è diverso: c’è il “sale” della sapienza, della maturità in un lavoro che arriva sette anni dopo La padrona del giardino. Un cd pieno, poetico ed emozio- nante per il cantautore e chitarrista sostenuto da una variegata strumentistica: tamburello, mandolino, percussioni, arpa e archi, contrabbasso, fiati, sax, fisarmonica e perfino una banda musicale. «Da tempo immemore così recita un adagio siciliano: “ Cu havi chiù sali conza ’a minestra”, ossia chi ha più sale prepari e insaporisca una minestra… Quel sale che è inteso come sapienza, come pazienza e scienza del vivere, descrive in maniera mirabile la cultura, la civiltà, la sapidità del popolo siciliano. Questa strana generosità di un Sud povero che aiuta e accoglie i poveri e i disperati di altri Sud del mondo. Proprio quel Sud che ha avuto più sale ma meno minestre, più sapere ma meno poteri, più speranze ma meno certezze – dice Muratori toccando alcuni temi caldi del suo lavoro, dagli eterni mali dell’isola al dramma dei migranti –. Per comprendere il tutto bisogna concentrarsi sulle piccole cose: osservare due occhi e il sale delle loro lacrime per capire la sofferenza dell’intera razza umana, guardare una stella per comprendere il cielo sconfinato». Dolore e speranza, dunque. Rabbia e voglia di riscatto.  C’è la costa siracusana violata dal petrolchimico che ha cancellato le saline di Priolo e di Augusta («Il sale è diventato catrame»), ma il sale non muore, «scava altre vie, si materializza altrove »: «Nello stesso periodo in cui spariva dalle saline, sul finire dell’estate del 1953, si manifesta sotto le sembianze di fluido lacrimale. In una umile abitazione dei quartieri popolari di Siracusa, un quadretto di gesso, al capezzale di una giovane coppia, raffigurante l’immagine della Madonna, inizia a gocciolare lacrime. Per tre giorni interi, piange la Madonnina. Lacrime vere, umane, salate che cadendo sulla terra ci riportano su, un cielo gravido di mistero e luminose profezie».   Sui fogli bianchi e i pentagrammi vuoti ecco comporsi un fraseggio di un «grato senso di salitudine » che si può ammirare nel video D’Amor e di pazienza, girato nelle miniere Italkali di Realmonte, dove le sapienti mani dei minatori hanno realizzato anche una straordinaria cattedrale di sale, luogo dello spirito e del cielo, ma sotto terra. Proprio laggiù Muratori – sfidando le difficoltà logistiche – sta organizzando un concerto, probabilmente prima dell’estate, «per far salire dalle viscere della terra un canto di liberazione che possa aiutarci a superare gli anni bui della Sicilia e dell’Italia, ridotti a un deserto». Le saline forse non torneranno nelle coste violate di Siracusa, ma il sale c’è (al cd è allegata una bustina con «il sale e la sapienza di Sicilia»), di mare, di terra e di lacrime. Per dare gusto e un’opportunità alle speranze di una terra « scavazzata da suverchiaria d’o putiri » («schiacciata dagli abusi del potere», direbbe Battiato) che aspetta ancora la primavera.