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Il Festival musicale. Rubino, con la musica come è profondo il mare

Angela Calvini Inviata a Polignano a Mare (Bari) venerdì 23 luglio 2021

Vinicio Capossela e Renzo Rubino a Polignano per il Festival “Porto Rubino”

Il mare, i suoi miti, il viaggio dell’uomo alla scoperta di se stesso e degli altri. Inizia così, sul peschereccio Leonardo I, quello che ogni anno trasporta in processione la statua di San Vito, l’avventura 2021 di Porto Rubino, il festival musicale dedicato al mare, fra accoglienza e sostenibilità, organizzato per il terzo anno dal cantautore pugliese Renzo Rubino, che ha appena pubblicato il singolo Giocare nell’attesa dell’uscita in autunno dell’album Giocattoli marevigliosi dedicato ai giocattoli e alle fiabe e alla positività. A far salpare il festival è stato martedì scorso Vinicio Capossela, che ha fatto rivivere, suonando con la sua band sulle inquiete acque nella raccolta baia di San Vito a Polignano a Mare (Bari), di fronte all’omonima abbazia, i viaggi per mare da Omero a Melville passando per l’Ulisse di Dante. Un festival itinerante fra i porti della Puglia nato, come ci racconta Rubino, «nel periodo in cui si parlava di porti chiusi.

Mi sono domandato: ma è normale? Volevo capire se la gente che vive il mare è chiusa o no. Il mare è meraviglioso, ma è anche un elemento che scatena paura. Il mare è difficile, pericoloso, i pescatori stessi ogni giorno affrontano sfide incredibili – aggiunge prima di intonare fra onde e lampare una versione da brivido di Come è profondo il mare di Lucio Dalla –. Proviamo a immaginare davvero di essere da soli in mezzo all’immensità delle acque e di avere paura, e proviamo ad immaginare che non ci sia nessuno che possa o voglia salvarci pur essendo vicino a noi. Questo fa parte dell’umanità, non fa parte dell’immigrazione e dei temi che sconvolgono alcuni politici. Io ho cercato di partire da questo per fare Porto Rubino, per affrontare poi anche i temi dell’inquinamento e della sostenibilità». Quest’anno sono stati in tanti i colleghi ad accogliere l’invito del cantautore di Martina Franca che ha fatto della qualità musicale la sua bussola.

Dopo la tappa di Capossela a Polignano, il viaggio è proseguito con successo di pubblico a Castro Marina (Lecce) con Edoardo Bennato, Francesca Michielin e Fulminacci imbarcati sul caicco Tramari; dall’alba di oggi sarà a Ostuni -Villanova (Brindisi) con Michele Bravi e Roy Paci, e approderà il 25 luglio alla grande festa finale di Maruggio - Campomarino ( Taranto) con Mahmood, Francesco Bianconi, Giovanni Truppi, Margherita Vicario, Motta e Gino Castaldo. Tutto questo farà parte di un poetico docufilm per Sky Arte. «Ho colto l’invito di questo bellissimo festival perché qua i marinai non sono soltanto letteratura, sono i lavoratori del mare – ci spiega Vinicio Capossela mentre ondeggia sul Leonardo I con la sua band –. Per citare Gadda, Ulisse è l’eroe, ma chi lo porta sono i suoi marinai». Il concerto di Capossela Mare luogo del fato, da Omero a Melville festeggia il decennale dell’album Marinai, profeti e balene e lancia il nuovo tour del cantautore, Bestiale Comedia un concerto per celebrare i 700 anni dalla morte di Dante, un vero viaggio nell’aldilà tra santi, creature mitiche, eroi e soprattutto peccatori. « Marinai, profeti e balene è un disco sulla letteratura di mare che riguarda il fato e quindi un discorso su due testi del mondo classico, l’Odissea di Omero poi Moby Dick di Herman Melville. Qual è il punto di contatto fra questi due capolavori? – si domanda Capossela –. E’ l’Ulisse di Dante, che è la prefigurazione per certi versi di Achab. Il finale è identico in ambedue i casi, con il mare che si richiude sopra l’eroe. Per Dante il viaggio di Ulisse non è sorretto dalla Grazia verticale dello spirito, ma è orizzontale. Anche Achab si spinge oltre il proprio limite, ma le motivazioni sono molto diverse. L’Ulisse di Dante è mosso dalla sete di virtù è conoscenza, l’Achab di Melville da un’ossessione per la balena bianca che è il male assoluto, ed è ancora più attuale.

Il Pequod è la nave su cui siamo tutti quanti: presentiamo che ci sta portando verso il naufragio, ma non abbiamo la forza di intervenire come l’ufficiale in seconda Starbuck». Ma anche l’eroe di Itaca, ricorda gli uomini di oggi, spiega il cantautore: «Penso davvero che l’Ulisse di Dante sia la figura che più di ogni altra arriva a noi. Ogni uomo che attraversa il Mediterraneo su un barcone è un nuovo Ulisse. Io sono molto affezionato a questo personaggio soprattutto in riferimento a Primo Levi. Quando in Se questo è un uomo, nell’inferno prefigurato da Dante ma realizzato dal sistema del lager, l’autore ricorda un momento di umanità, il giorno in cui cercava di raccontare il canto 26º al suo compagno ». La Bestiale Comedia di Capossela, che girerà quest’estate, riunisce i brani del repertorio del cantautore (da Grande leviatano a Il povero Cristo e La Madonna delle conchiglie) in un filo narrativo suddiviso in una struttura tripartita in Inferno, Purgatorio e Paradiso. Ci sono anche delle cover perché il Purgatorio è la cantica degli amici e dei poeti, dove il Sommo poeta ritrova l’amico Casella e il fondatore dello Stilnovo Guido Guinizzelli. «Come Dante incontra gli artisti del suo tempo, mi sembrava bello inserire dei tributi ad artisi contemporanei – spiega il cantautore –. Canto La torre di Battiato che è sul Giudizio Universale e un pezzo di Piero Ciampi nell’arrangiamento dei La Cruz e poi anche Guccini ».

E’ la prima cantica a donare più spunti di attualità al cantautore: «Secondo me l’Inferno è soprattutto l’isolamento, se non passasse Dante nell’Inferno non si preferirebbe parola, sono soltanto alti guai e lamenti. Nell’Inferno si ha l’impressione che il mondo sia chiuso nella sua pena, l’Inferno è il sistema carcerario di fine pena mai. E quest’anno con il 20º anniversario di Genova, i fatti di Santa Maria Capua Vetere e la morte di George Floyd molti episodi ricordano l’abuso del potere sugli inermi. Da molto tempo mi piace darmi dei temi, dei percorsi narrativi e poi costruire del repertorio intorno questi percorsi attingendo alla letteratura che ha un valore universale ». Valori universali dell’umanità ribaditi anche da Edoardo Bennato che ricorda «come il viaggio da sud a nord sia connaturato nella storia dell’uomo e andrebbe spiegato ai ragazzi di oggi, mentre invece vedo in giro cose preoccupanti».

Di cantautore in cantautrice, Francesca Michielin emoziona Castro dal caicco e ribadisce, con voce leggiadra ma decisa, che al mondo non c’è nessun grado di separazione. «Sono venuta a qui proprio perché questo è un festival che lancia ponti. Quand’ero piccola è stata fondamentale l’esperienza di volontariato che ho fatto proprio qui in Puglia, quando insegnavo italiano agli immigrati – spiega ad Avvenire la Michelin –. La dignità di chi la mattina raccoglieva i pomodori per permettere a noi italiani di mantenere le nostre abitudini alimentari, e la sera si metteva la camicia migliore per venire a lezione, è stata una scuola di vita». Ma cantare per il mare è anche impegno a favore dell’ambiente, tema da sempre caro alla cantante che annuncia: «A settembre condurrò un programma su Sky Nature dedicato alla sostenibi-lità, dove cercheremo di dare delle indicazioni pratiche su quello che possiamo fare per salvaguardare il pianeta».