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TEATRO E IMPEGNA. Rubini: «Recito la pace tra i caduti del ’15-’18»

Lorenzo Rosoli sabato 24 luglio 2010
«Non sarà solo uno spettacolo: sarà come un rito, un’esperienza sacrale. Rivivremo una storia di guerra perché la guerra esca dalla storia che verrà. La rivivremo nei luoghi in cui venne combattuta, nella "compagnia" di chi non le sopravvisse e ora, sotto quelle vette, riposa per sempre, ci attende, ci accoglie. E ci lancia un monito: mai più». Sergio Rubini, attore e regista, si dice «emozionato» mentre si appresta a salire al Cimitero della Malga Serodine di Fuori, a 2.342 metri di quota, sopra il passo del Tonale, in territorio di Ponte di Legno (Brescia). Il cimitero alpino più alto d’Europa. Nel cuore dell’Adamello, il teatro di guerra più alto del Primo conflitto mondiale.Là stamani Rubini apre la quinta edizione della rassegna «Passi nella Neve. Teatro, racconti, voci in Adamello» dando voce e volto a Oltre la gloria, il testo che Carla Bino (docente dell’Università cattolica e co-ideatrice di Passi nella Neve) ha tratto dal libro del generale Giulio Douhet La 5ª divisione alpina sul fronte della Valcamonica (appuntamento alle 11; in caso di maltempo alle 21 nel Palazzetto dello sport di Ponte di Legno). Con Rubini, saliranno nei luoghi della «Guerra Bianca» ospiti come Alessandro Baricco e Silvio Castiglioni.«Ho visitato altri fronti della Grande guerra, più a est: in Adamello non sono mai venuto. Anche per questo ho accolto volentieri l’idea dei promotori di Passi nella Neve – spiega Rubini ad Avvenire –. Ma sono qui soprattutto per condividere con gli spettatori un’emozione profonda e la possibilità di riflettere sul presente grazie alla lezione del passato. Con questo spettacolo aiuteremo il pubblico d’oggi a scoprire il "diario critico" del generale Douhet, racconto dolente di un’Italia che vuole fare la grande potenza e poi affonda nell’impreparazione, nel caos, nel cinismo, giungendo a sacrificare vite innocenti per risparmiare le munizioni». Un diario per scoprire che «oltre la gloria» ci sono «gli esseri umani, c’è un Paese che oggi come allora vorremmo diverso e un popolo che, in fondo, sa sempre come cavarsela».La cosa più bella di questo evento, prosegue Rubini, «è che va oltre il teatro. Qui non ci sono scenografie, non c’è artificio: siamo in un luogo autentico, un vero cimitero di guerra. Sarà come andare a visitare i propri cari, per ascoltare ancora una volta la loro voce. La guerra è sempre un’avventura dolorosa e complessa: riviverla qui sarà come compiere un rito. E chissà che fra il pubblico non ci siano anche discendenti di chi ha combattuto ed è morto in Adamello...».Rubini arriva da Roma, dal set del film Qualunquemente, dove protagonista è il politico Cetto La Qualunque interpretato da Antonio Albanese. «Il film con Antonio è intriso di satira e paradosso. L’evento in Adamello è l’immersione in una memoria di dolore. Ad accomunarli – scandisce – è la voglia di provocare una riflessione: non per demolire ma per costruire. Per amore di un Paese migliore».