Agorà

Calcio. Rinascimento viola di Joe il temerario

Massimiliano Castellani sabato 9 maggio 2020

Il direttore generale della Fiorentina Joe Barone saluta i tifosi

Rocco e i suoi fratelli combattono sotto il Campanile di Giotto, anche contro il virus e tengono sempre alta la bandiera del loro “Rinascimento Viola”. Rocco è Commisso, il patron “calabroamericano” della Fiorentina, e uno dei “fratelli”, è il suo braccio destro, il 54enne Joe Barone: siciliano di Pozzallo (Ragusa) dove è rimasto fino agli 8 anni prima di sbarcare nella Grande Mela, a Brooklyn. Mentre l’altro figlio della Little Italy, Rocco è in quarantena, «ma sempre operativo, da New York», il suo direttore generale, il Barone rampante della finanza è rimasto a Firenze, in prima linea. «No, in prima linea ci stanno i medici – dice nel suo slang newyorkese ormai annacquato dall’idioma del Lungarno – , gli infermieri, quelli che lavorano tutti i giorni negli ospedali di Firenze e che conosciamo bene... Il sindaco Dario Nardella ci ha introdotto alla realtà dei bambini malati che vengono curati al Meyer, e ci ha toccato il cuore». “Forza e cuore” è la campagna solidale dei viola contro il Coronavirus. «È iniziata il 17 marzo, a Pasqua abbiamo donato 5mila uova di cioccolato negli ospedali fiorentini – continua Barone – . Rocco ha spedito 10mila mascherine ai suoi compaesani di Marina di Gioiosa Jonica (Reggio Calabria) e come Fiorentina, al momento abbiamo raccolto 872mila euro che serviranno per la ricerca sul vaccino e la lotta al Covid-19». Antidoti per allontanare lo spettro della pandemia che ha fatto della Fiorentina la squadra più colpita della Serie A. Nove casi di positività al Coronavirus: 3 calciatori nella prima ondata, e altri 3 nella seconda dell’altro ieri, più tre collaboratori tecnici. Ma Joe il temerario, che ha appena fatto la sua «corsetta quotidiana e visto il tram pieno di fiorentini che tornano a lavoro» non si scompone.

Il suo spirito da inguaribile ottimista lascia trasparire uno stato d’animo alla Flaiano: la situazione è grave ma non seria.

Siamo relativamente tranquilli, perché abbiamo sottoposto tutta la squadra agli esami sierologici e ai tamponi. I calciatori hanno fatto ogni tipo di test medico come se stessimo per partire per un secondo ritiro precampionato. Contiamo di recuperare gli atleti e i nostri collaboratori entro il 18 maggio.

Però mister Joe converrà che con questi numeri far ripartire il calcio italiano, come farà la Germania il 15 maggio, non sarà semplice.

Stiamo aspettando la risposta del protocollo presentato da tutti i club di Serie A al ministro dello Sport Vincenzo Spadafora. Noi lo ribadiamo, la salute e la sicurezza vengono prima di tutto, anche della ripresa del campionato.

Secondo il presidente della Lega Pro, Francesco Ghirelli, che per primo ha fermato i tornei in corso, la Fiorentina è la società che meglio ha compreso la filo- sofia del mettere il calcio a “sistema”. Sarebbe a dire?

Vuol dire che non si deve più pensare all’interesse del singolo club, ma occorre una strategia e un pensiero unitario che proceda dalla Serie A fino al settore giovanile. Stare alle regole, è il principio imprescindibile, solo così saremo credibili e potremo crescere come movimento. Il calcio italiano negli anni ’90 e agli inizi del nuovo millennio rappresentava un modello in tutto il mondo, ora dobbiamo fare in modo di tornare a quei livelli.

Per il “dopo-virus” si parla di una crisi economica epocale che colpirà anche il calcio. Dunque, come si farà a riportarlo in auge?

Dobbiamo puntare di più sul merchandising, rivedere il comparto dei diritti tv, e soprattutto, come ci ricorda spesso il presidente del Coni Giovanni Malagò, lo sport italiano non può essere vincente se non investe negli impianti. Tradotto per il calcio: servono stadi nuovi, moderni e all’altezza degli standard europei. Ma per poterli realizzare bisogna velocizzare la macchina burocratica che allo stato attuale è lentissima.

Discorsi già sentiti, le potrebbero far notare...

Vero, ma adesso come Lega di Serie A abbiamo attivato una task-force che sta lavorando a dei progetti concreti quanto ai nuovi stadi, che non è una priorità della Fiorentina ma della maggioranza delle società. Ora serve una maggiore creatività finanziaria: ridurre le tasse per attirare gli sponsor italiani e stranieri e facilitare la realizzazione di aree complementari per fare in modo che lo stadio sia un luogo di aggregazione sette giorni su sette.

Ma la politica come risponde?

Il senatore e grande tifoso viola Matteo Renzi ha chiesto espressamente che Rocco Commisso venga messo nelle condizioni di realizzare il nuovo stadio di Firenze e Rocco è stato chiaro quando ha detto: «Io ho 70 anni, non posso aspettarne altri dieci per dare alla Fiorentina un impianto di proprietà». Far partire dei cantieri adesso sarebbe un segnale di grande speranza nel futuro.

Sta dicendo che la Fiorentina è pronta a investire per ridare linfa anche all’economia della città?

Lo abbiamo già fatto con i 70 milioni di euro che sono serviti per il nuovo centro sportivo e il nostro gruppo (Mediacom) è pronto a investirne 250-300 milioni sul nuovo stadio. Questo, vorrebbe dire creare posti di lavoro e far crescere la comunità.

Il 6 giugno 2019 è la data del vostro ingresso alla Fiorentina: un bilancio di questo primo anno?

Le nostre origini italiane e la magia di Firenze ha fatto sì che all’interesse commerciale – perché il calcio non dimentichiamoci mai, è un’industria – si coniugasse anche l’affare di cuore. Lo scorso agosto prima dell’amichevole con il Galatasaray ho fatto il giro di campo mostrando ai nostri tifosi una maglia con un messaggio che viene dal cuore: «Non c’è vita senza voi». Il calcio è patrimonio di questo Paese e i tifosi rappresentano l’identità di una realtà che non è solo sportiva, ma sociale e culturale. In America l’evento allo stadio è uno spettacolo, un’evasione da vivere in famiglia così come si va al cinema o ad assistere a un concerto, non esiste il concetto di tifoseria come comunità simbolo della città e la fede calcistica che si tramanda di padre in figlio. Questi sono valori immensi, da coltivare e conservare.

Eppure il N.Y. Cosmos, club di proprietà di Commisso, negli anni ’70 sembrava la grande rivoluzione lanciata dal pianeta soccer.

Il soccer negli Usa è condizionato dagli altri sport, baseball, football e Nba spadroneggiano. Tempo fa, al mio idolo e nostro club manager Giancarlo Antognoni, ho fatto vedere un Cosmos-Fiorentina del 1983 quando lui segnò il gol della bandiera e la squadra di Chinaglia e Neskeens vinse 4-1. Altri tempi... Negli ultimi vent’anni negli Usa è stata fatta una politica che invece di incentivare il calcio lo ha indebolito. Rocco sta facendo molto per il soccer, ma le leghe sportive americane sono tutte private e quella degli Stati Uniti è l’unica federcalcio appartenente alla Fifa non meritocratica: non esistono promozioni e retrocessioni.

C’è un Barone in campo, suo figlio Giuseppe, che è stato “promosso” nel calcio italiano.

Fino a novembre ha giocato nei Cosmos e poi a gennaio è stato ingaggiato dal Perugia. Serse Cosmi stava per farlo debuttare in serie B ma un un brutto infortunio al crociato lo ha fermato. Adesso sta recuperando. Giuseppe è un ragazzo di 21 anni che ha passione da vendere e tanta voglia di arrivare. Questa per lui è una chance importante, sono sicuro che se la giocherà fino in fondo.

A prescindere da come finirà la stagione, e che Federico Chiesa resti o meno, che ruolo giocherà in futuro la Fiorentina?

La nostra volontà è creare una società ambiziosa che diventi un punto di arrivo per ogni calciatore. Non obblighiamo nessuno a rimanere, noi vogliamo giocatori felici di crescere a Firenze e motivati quanto noi per raggiungere traguardi sempre più importanti. Federico ci piace sia come persona che come talento, ma le scelte si fanno insieme... Ci sono tanti club stranieri che vogliono Chiesa, a cominciare da quelle proprietà americane che controllano società top in Europa con le quali dialoghiamo costantemente. Vedremo in futuro cosa accadrà...

E il suo futuro al fischio finale del lockdown cosa prevede?

Due cose: andare al cimitero di Pozzallo, a “parlare” con mio padre e mia madre che lì riposano. E poi un bel bagno a Marispica... la spiaggia della mia gioventù.