Agorà

Il fatto. Rinasce il «Filadelfia», casa del Grande Torino

Patrizio Righero sabato 17 ottobre 2015

«17 -10 - '15. Riprendiamoci la storia». In questo striscione è sintetizzata tutta la gioia e l'euforia (ma anche la sofferta pazienza) dei tifosi granata. Più di 6.000 quelli che a Torino hanno voluto esserci per la posa della prima pietra del nuovo "Filadelfia". Per anni abbandonato in un pensoso stato di degrado, lo stadio degli "invincibili" del Grande Torino rinasce dalle sue ceneri, destinato a diventare un centro sportivo di alto livello. Ospiterà le partite della squadra Primavera e gli allenamenti ma, soprattutto, restituirà alla città di Torino un pezzo – colpevolmente e solo da alcuni dimenticato – della sua gloriosa storia sportiva.

Perché su quel prato giocarono e vinsero 6 dei 7 scudetti granata Valentino Mazzola, Ezio Loik, Aldo Ballarin e tutti i campioni che solo un fatale destino fu in grado di fermare in quella tragica sera – era il 4 maggio 1949 – allorché tornando da una trasferta a Lisbona l'aereo che li riportava a casa si schiantò sulla collina di Superga. In questo sabato di ottobre passato, presente e futuro si sono finalmente riabbracciati. Dopo i saluti, è stato Giancarlo Bonetto, presidente del Collegio Fondatori Filadelfia, a dare il via alla cerimonia, ricordando lo storico cappellano del Toro, recentemente scomparso, don Aldo Rabino, «nostro presidente onorario».

Al suo posto don Riccardo Robella, che ha benedetto la prima pietra. «Abbiamo recuperato l'anima che ci appartiene – ha detto don Riccardo –. Non siamo sportivi e basta, abbiamo un'anima». E ha concluso: «Chiediamo al Signore di benedire questa pietra e tutti coloro che qui suderanno e faticheranno. Forza Toro!». Poi è stata la volta dell'attuale presidente del Torino Fc, Urbano Cairo che, insieme agli assessori allo sport della Regione Piemonte, del Comune di Torino e a Paolino Pulici ha passato la cazzuola sulla prima pietra. In pochi sono riusciti a trattenere le lacrime. E tra un anno la nuova casa del Toro potrebbe già essere realtà.