Agorà

Novecento. Ratti e Pacelli, papi tra cinema, radio e tv: i nuovi documenti

Dario Edoardo Viganò mercoledì 24 maggio 2023

Papa Pio XII durante la registrazione di un radiomessaggio

Il volume Papi e media. Redazione e ricezione dei documenti di Pio XI e Pio XII su cinema, radio e tv (Il Mulino, pagine 232, euro 20,00; proponiamo qui alcuni stralci), a cura di Dario Edoardo Viganò, prosegue la ricerca avviata dallo stesso autore con Il cinema dei papi. Documenti inediti dalla Filmoteca vaticana (Marietti 2019) e si inserisce ora nel contesto della nascita della Fondazione Mac (Memorie audiovisive del cattolicesimo). Attingendo a documenti degli archivi vaticani e in particolare ai fondi relativi al pontificato di Pio XII, resi recentemente disponibili, il volume ricostruisce i processi redazionali e le fasi di ricezione dei più importanti testi magisteriali promulgati da Pio XI e da Pio XII sui mezzi audiovisivi di massa. L’analisi dell’iter di realizzazione dei documenti e la loro diffusione fanno emergere l’evoluzione dell’atteggiamento della Chiesa cattolica verso i media e il progressivo allargamento del suo sguardo. Il volume sarà presentato venerdì pomeriggio presso l’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede; assieme al curatore interverranno il cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, e il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. L’evento sarà trasmesso a partire dalla 16.00, in diretta, su Tele Pace, e in diretta streaming su Vativision.com e su fondazionemac.eu.

Curando nel 2006 con Ruggero Eugeni, la collana in tre volumi “Attraverso lo schermo ci apparve chiara l’impossibilità di scrivere una storia del cinema in Italia separandola dall’orizzonte di una storia della cultura italiana. Il cinema, scrivemmo nell’introduzione, «pare il medium che forse più di altri ha contribuito a riorientare i tratti delle culture a esso preesistenti, a segnare il passo della loro successiva evoluzione e a costituirsi per questo, ancora oggi, come ambito di osservazione privilegiato a partire dal quale è sempre possibile cogliere gli elementi salienti e generali della più recente storia culturale». Su questa base nasceva il nostro progetto ambizioso: ricostruire l’articolata storia del rapporto tra la Chiesa e il cinema in Italia, attraverso nuovi parametri interpretativi che tenessero conto della non più eludibile connessione tra storia del cinema e storia della cultura. Quel nostro laboratorio storiografico si inseriva sulla scia di altri fronti di ricerca che da qualche anno si erano attivati in Italia su questi temi e che poi si sono sviluppati negli anni successivi fino ai nostri giorni anche in ambito internazionale. Gli autori dei contributi pubblicati in questo volume hanno partecipato a questa feconda stagione storiografica, focalizzando in particolare l’attenzione su temi meno battuti come il rapporto tra i cattolici e la radio e tra i cattolici e la televisione e indagando la relazione tra cattolici e cinema alla luce di fonti ancora inesplorate. In questo volume sono in particolare analizzati l’enciclica Vigilanti cura (1936) di Pio XI sul cinema (Gianluca della Maggiore) e tre documenti di Pio XII: l’esortazione apostolica I rapidi progressi (1954) sulla televisione (Federico Ruozzi), i due Discorsi sul film ideale (1955) (Raffaella Perin) e l’enciclica Miranda prorsus (1957) dedicata a cinema, radio e televisione (Dario Edoardo Viganò). Sono tutti documenti naturalmente molto citati nei vari studi fino a oggi prodotti su questi temi, ma quasi mai approcciati con uno sguardo storico-critico capace di leggere in profondità i percorsi di maturazione dei testi in relazione alle più generali politiche ecclesiastiche anche per l’impossibilità, fino a tempi recentissimi, di accedere alle fonti primarie della loro redazione. La principale novità di questo volume sta dunque nel proporre il primo tentativo di approfondito esame dei processi redazionali e ricettivi di testi cardine per comprendere l’evoluzione del magistero dei papi sui media, attingendo alle nuove fonti disponibili negli archivi vaticani. Occorre osservare che i contributi e le ricerche qui pubblicati non hanno stravolto le principali linee interpretative che la storiografia ha offerto su questi documenti. Tuttavia gli studi qui presentati mostrano anche indubbi aspetti innovativi a partire dalla messa in rilievo di temi e figure, la cui centralità nell’ambito delle politiche vaticane verso i media e nella produzione del magistero ecclesiastico non era emersa fino a oggi con questi contorni. Non era sinora conosciuto, in primo luogo, il ruolo essenziale ricoperto dalla Compagnia di Gesù per la redazione dell’enciclica Vigilanti cura né quello assunto in tutto il processo dall’episcopato statunitense, per il tramite del delegato apostolico a Washington Amleto Cicognani: quanto viene in luce dal contributo di Gianluca della Maggiore allarga sostanzialmente il quadro di riferimento mettendo in evidenza quanto il cinema occupasse in quegli anni nelle priorità dell’agenda internazionale di Pio XI «una posizione che non era seconda ad altri temi di più supposta importanza». Una «sfida culturale, sociale, politica, geopolitica, georeligiosa: vasta tanto quanto la complessità dei fattori che il cinema metteva in gioco» (un mezzo di comunicazione che poteva porsi ora al servizio della secolarizzazione hollywoodiana, ora dell’anticlericalismo comunista, ora dei totalitarismi nazifascisti) e che, attraverso la Vigilanti cura, il papato provò a vincere elaborando, con i suoi peculiari mezzi e un’attitudine prevalentemente difensiva e moralizzatrice, «una risposta con cui tentare di porre il cinema al proprio servizio». Altrettanto vasta appare la sfida posta alla Chiesa dalla televisione, come mette bene in rilievo il processo redazionale dell’esortazione apostolica di Pio XII, I rapidi progressi, analizzato da Federico Ruozzi nel suo contributo, nell’ambito del quale si staglia con un rilievo inedito soprattutto la figura di monsignor Albino Galletto, la cui centralità viene poi confermata in questo volume anche in relazione ai due Discorsi sul film ideale e alla Miranda prorsus. L’articolata gestazione dell’esortazione fa ben comprendere un dato che risulta con grande chiarezza anche dal lungo iter redazionale della Miranda prorsus: l’urgenza con la quale i vertici ecclesiastici, italiani e vaticani, guardavano alla televisione nel tentativo di cogliere senza ritardi le opportunità di apostolato che il nuovo mezzo prometteva di dischiudere. Complessivamente, il contributo principale offerto dallo studio di queste nuove fonti archivistiche ecclesiastiche consiste probabilmente nel rendere assai più chiara l’evoluzione dell’atteggiamento della Chiesa cattolica verso i media, frutto di un progressivo allargamento dello sguardo e delle prospettive: accanto a una politica di attenta vigilanza contro questi mezzi quali potenti veicoli di una modernità in contrasto con i dettami del cattolicesimo, si fece sempre più manifesta una strategia positiva e propositiva verso i media tesa ad adeguare il messaggio della Chiesa per una società nel pieno di mutamenti epocali. È questo, del resto, uno dei nuclei centrali che possono desumersi anche dall’esame del complesso processo (durato quasi tre anni) che portò alla promulgazione dell’enciclica Miranda prorsus su «cinema, radio, televisione». La nascita della Pontificia Commissione per la cinematografia, la radio e la televisione (1952) e il ruolo dei suoi membri (in primis il presidente monsignor Martin John O’Connor, il segretario esecutivo monsignor Galletto e Montini) impressero una svolta alle politiche vaticane sui media rispetto alle precedenti rigide linee di clericalizzazione e centralizzazione, gettando le basi dell’evoluzione istituzionale e poi magisteriale che avrebbe trovato una sua piena sintesi proprio nella Miranda prorsus e che la Chiesa avrebbe saputo rielaborare più compiutamente in un vero e proprio cambio di paradigma verso il sistema comunicativo solo dopo la svolta del Concilio Vaticano II.