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PROGETTO OPEN SOURCE. Protesi low cost stampate in 3D «Così salviamo i ragazzi africani»

Gigio Rancilio venerdì 10 gennaio 2014
In mezzo a televisori grandi come pareti e a microcomputer in grado di connettere uomini e oggetti in maniera sempre più stretta, al CES di Las Vegas, la più grande fiera della tecnologie che si chiude stasera, c’era anche altro. Molto altro.Per esempio, c’era Mick Ebeling cofondatore della Not Impossible, che ha presentato un progetto incredibile. Un braccio artificiale da appena 100 dollari, realizzabile con una stampante 3D, che sta aiutando bambini e ragazzi colpiti dalla guerra in Sud Sudan.«Tutto è nato – ha raccontato Ebeling – quando ho letto un articolo pubblicato dal Time. Raccontava di un ragazzo di 14 anni che in Sud Sudan aveva perso entrambe le braccia nel 2012 nell'esplosione di una bomba. Il giornale raccontava che dotare lui e molti altri ragazzi resi invalidi dalla guerra costava troppo. E quindi il loro destino sembrava segnato».Profondamente scosso da quanto aveva letto, il vulcanico Mick ha deciso di fare qualcosa di concreto per quei ragazzi. Ha così inventato una protesi low cost che può essere costruita con una stampante 3D normalmente disponibile in commercio.Per realizzare ogni arto servono sei ore di stampa. La prima protesi è già stata donata a Daniel, il ragazzo dell'articolo del Time. «Con le nostre forze, al momento, riusciamo a produrre nel campo profughi di Yida un braccio artificiale a settimana. Siccome il nostro è un progetto benefico​ è open source (aperto a tutti – ndr). Ed è già disponibile per chiunque voglia lanciare progetti simili nel resto del mondo. Il nostro sogno è che anche altri bambini e adulti possano avere una protesi low cost».Quello delle stampanti 3D è un mercato destinato a crescere in maniera vertiginosa:le previsioni di mercato danno per il settore un fatturato stimato di 3,7 miliardidi dollari nel 2015 e di 10,8 miliardi entro il 2020.​