Agorà

ERO2012. Prandelli adesso frena. E salva Balotelli

Piercarlo Presutti martedì 12 giugno 2012
​L’Italia «che seduce», secondo definizione degli osservatori francesi, non lo ha fatto dormire per la tensione. Questo è solo uno dei paradossi che Cesare Prandelli, capace di una sorprendente e ostentata siesta alla vigilia con i campioni della Spagna, regala nel suo primo giorno di gloria da ct azzurro. Gli elogi che arrivano dall’Italia li ha graditi, come pure i complimenti che gli sono arrivati da mezzo mondo, dal presidente Napolitano in giù. Ma lo spaventa la consapevolezza che «se Torres avesse messo dentro quella palla facile-facile adesso il clima sarebbe tutt’altro...». Dunque, esorta «calma, che la sfida più difficile è quella di giovedì a Poznan contro la Croazia. Loro sono squadra difficilisima da intepretare, cambiano atteggiamento più volte anche nell’arco della stessa partita».È un Prandelli dal volto tirato, quello che si presenta a casa azzurri di Cracovia per fare il punto dopo la prima gara del girone C degli Europei. Della gara di ieri con gli iberici ha rivisto «solo le situazioni di fase offensiva. Nel primo tempo siamo riusciti bene a gestire la situazione, con due passaggi la palla era alle punte. Cassano e Balotelli hanno avuto spesso l’atteggiamento giusto, le distanze sono state rispettate, ma le nostre punte avrebbero potuto e dovuto dare più profondità». Che significa? I due talenti dell’attacco rischiano il posto, considerato anche il dirompente sbarco a Euro 2012 di Di Natale? «Non parlo ora – ribatte il ct – delle scelte per giovedì: studieremo la Croazia, e anche in base a dati scientifici le condizioni dei nostri, poi sceglieremo». Ma conteranno le gerarchie o lo stato di forma? «In un torneo come questo le gerarchie non esistono come valore assoluto, conta di più la condizione fisica o nervosa. Detto questo, in linea di principio preferirei non fare molti cambi». Eccola, la risposta che tutti aspettavano: Balotelli dovrebbe giocare di nuovo. Prandelli ha ancora parole dolci per il giovane del Manchester City: «Guardate – puntualizza subito – che il vituperato errore in area lo ha fatto dopo avere recuperato una palla straordinaria, è un giovane alla ricerca di maturità, gli suggerisco solo di non voler risolvere la gara ad ogni pallone che tocca e di cercare sempre la profondità». E però, eccolo lì il secondo paradosso di giornata, ne ha di meno comprensive per il siderale De Rossi: «Mi aspettavo di più da lui in fase di riproposizione del gioco: talvolta la nostra linea difensiva non aveva riferimenti e Daniele avrebbe dovuto fare un passo avanti per garantire un punto di appoggio». È una grande dimostrazione di stima per il romanista, comunque: perché il ritratto che Prandelli fa è quello di un Beckenbauer del terzo millennio. Stima il ct la ostenta anche per Di Natale, che pure a lungo ha tenuto al largo dalla sua nazionale. «Io – spiega il ct – ho cercato all’avvio della mia gestione di ridisegnare una squadra per il futuro, ma ho sempre detto che avrei tenuto in considerazione gli attaccanti dal rendimento altissimo, a prescindere dall’età. Lui lo è, così lo abbiamo inserito in questa avventura: è – conclude regalando l’ultimo dolce paradosso di giornata, lui che ha fatto della lealtà la bandiere della sua gestione – un giocatore che mi piace perché inganna sempre l’avversario: Pirlo gli ha dato una grande palla, ma che bello vederlo fintare e poi andare a rete contro gli spagnoli che avevano fischiato l’inno di Mameli». Nessuna polemica: per il ct dell’etica, è già molto così.