Agorà

Capitale della cultura. Capitale della cultura, a sorpresa il 2017 è di PISTOIA

Giacomo Gambassi martedì 26 gennaio 2016
«Ahi Pistoia, Pistoia». Dante Alighieri l’avrebbe voluta ridotta in cenere. E nell’Inferno la descriveva come un covo di briganti elevando a paradigma dei suoi cittadini il sacrilego predone Vanni Fucci (che però proprio il suo Comune d’origine condannò per omicidio e furto). Ben altra fama ha da ieri Pistoia: nel 2017 sarà la capitale italiana della cultura. La città (o meglio la provincia) che lega il suo nome a Pinocchio e che va a braccetto con le rassegne di strada (a cominciare dal Pistoia Blues Festival) sarà il laboratorio nazionale della creatività e dell’innovazione dal prossimo gennaio. La giuria cui il ministero dei Beni culturali ha affidato la decisione l’ha scelta fra le nove città in lizza. Ai nastri di partenza, la scorsa primavera, si erano presentate in ventiquattro per contendersi il riconoscimento promosso dal dicastero di via del Collegio Romano. In dieci avevano superato la prima selezione a giugno. E fra loro, a ottobre, era stata designata la capitale della cultura 2016: Mantova. Le nove “sconfitte” – Aquileia, Como, Parma, Pisa, Spoleto, Terni, Ercolano e Taranto (oltre a Pistoia) – sono tornate in gara per l’edizione 2017. E la commissione presieduta da Mario Cammelli ha tirato fuori dal cilindro la città toscana di 90mila abitanti che fra undici mesi potrà fregiarsi del titolo di capitale e che vedrà arrivare nelle sue casse un milione di euro.  «È stata una vittoria a sorpresa perché le favorite sembravano altre», si lascia andare il ministro Dario Franceschini che ha aperto la busta con il nome della località “premiata” nel salone del Consiglio nazionale. E aggiunge: «Segno che la commissione ha lavorato in modo trasparente, senza nessuna forma di pressione». Tocca il cielo con un dito l’assessore alla cultura Elena Becheri, giunta a Roma con la fascia tricolore al posto del sindaco Pd, Samuele Bertinelli, «impegnato in una seduta del Consiglio comunale e da poco papà», racconta lei. «No, non ce l’aspettavamo – ammette –. Ma ritengo che dal nostro progetto emerga una cultura che è lievito e fa crescere le politiche della città». Alla sfida ha collaborato anche la diocesi. «L’impegno – racconta il vescovo Fausto Tardelli – è stato portato avanti da tutta la comunità. Perciò si tratta di un risultato corale che permetterà di scoprire una città simile a una perla nascosta: magari va cercata bene, ma quando la si trova lascia a bocca aperta ». Fra le strade del capoluogo “dimenticato” c’è chi si affida a quel sarcasmo tutto toscano per raccontare un trionfo non previsto. «Siamo un po’ buzzurri ma in fondo ce lo meritiamo», scherzano. Il dossier che ha conquistato gli esperti ha al centro iniziative culturali che si integrano con biblioteche e musei. È ciò che si legge anche nelle motivazioni della giuria in cui si evidenzia come la candidatura sia «ben sostenuta nei suoi diversi elementi: area centrale urbana, relazioni con il territorio circostante, ampiezza dei settori, gestione del sistema bibliotecario, budget importante ma realistico». A dire il vero, Pistoia è già una capitale: almeno guardando ai festival. Accanto al Pistoia Blues Festival, il più importante del settore in Europa, la città ha voluto far entrare l’antropologia in una kermesse (con Dialoghi sull’uomo giunti alla settima edizione) o concepire una rassegna sulle trasformazioni urbane Leggere la città. Nell’anno della capitale è già prevista una mostra sull’artista pistoiese Marino Marini, celebre per i suoi cavalli e cavalieri, che verrà realizzata con la Fondazione Guggenheim e sarà curata da Flavio Fergonzi, Salvatore Settis, Philip Rylands e Carlo Sisi. Anche l’Associazione teatrale pistoiese ha in cantiere un ampio cartellone di spettacoli dal vivo accompagnati da incursioni nella danza con il coreografo Virgilio Sieni e da esperienze internazionali grazia al centro culturale “Il Funaro” che dal 2009 accoglie residenze artistiche ed atelier. Poi verrà messa a fuoco la figura del gesuita pistoiese Ippolito Desideri, pioniere del dialogo interreligioso, di cui quest’anno ricorre il trecentesimo anniversario del suo arrivo a Lhasa in Tibet. La Capitale si porterà dietro anche la riqualificazione delle mura urbane o dei percorsi pedonali immersi nel verde del centro storico. Ed è previsto lo sviluppo di Palazzo Fabroni con il suo Centro di arti visive contemporanee. «Il progetto – sostiene la giuria del ministero – sa interpretare pienamente le risorse esistenti, proiettandole in uno scenario anche internazionale di avanzato sviluppo del patrimonio culturale e della partecipazione associativa». Già in agenda la rinascita dei 76mila metri quadrati dell’antico ospedale cittadino del Ceppo con il loggiato rinascimentale, simile allo Spedale degli Innocenti di Firenze, ornato dai tondi con le terrecotte invetriate dei Della Robbia e dal fregio di Santi Buglioni. «È un fregio giubilare – sostiene il vescovo Tardelli –. Racconta le opere di misericordia nell’Anno Santo voluto da papa Francesco. E a Pistoia si può trovare un’arte a servizio del Vangelo: dai pulpiti medievali alle chiese contemporanee del grande architetto Giovanni Michelucci, originario proprio di Pistoia».  Del resto piazza del Duomo è la sintesi mirabile di un’idea tutta toscana della polis. In un un unico spazio si coniugano sacro e profano, o meglio la città di Dio e quella dell’uomo. Ecco il Cattedrale di San Zeno; il campanile romanico; il Battistero gotico di San Giovanni in corte con i marmi bianchi e verdi (che fa tornare alla mente quello di fronte al Duomo di Firenze, anch’esso intitolato al santo “precursore”). E ancora il Palazzo dei vescovi, Palazzo Pretorio che ospita il tribunale, e Palazzo del Comune, ancora sede del municipio. Certo, questa terra “giardino” di vivaisti che viene sovrastata dall’Appennino e che annovera le terme di Montecatini, deve molto della sua recente notorietà al burattino nato dalla mente del fiorentino Carlo Lorenzini, entrato nell’immaginario collettivo come Carlo Collodi, dal nome del paesino di Collodi dove la madre era nata e dove lui aveva trascorso l’infanzia. Oggi Collodi accoglie il Parco di Pinocchio con le firme d’autore di Emilio Greco, Venturino Venturi o Pietro Porcinai. Da rilanciare. Un po’ come Pistoia che, stretta fra Firenze e Pisa, attente il 2017 per trovare magari il suo posto al sole.