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Formula Uno. Malesia, Hamilton domina le seconde libere

Paolo Ciccarone venerdì 27 marzo 2015
Eppur si rompe, verrebbe da dire parafrasando un celebre motto del passato scientifico. Anche le Mercedes ti lasciano a piedi, come successo ad Hamilton nella prima sessione del mattino in Malesia. Peccato che poi, una volta aggiustate, le frecce d’argento riprendano il solito passo e finiscono davanti a tutti, come ha fatto Hamilton cui son bastati 19 giri per regolare gli avversari. La Ferrari ha stupito per il passo gara e il tempo di Raikkonen, ad appena tre decimi dalla Mercedes, sembra essere davvero positivo. “Avrei fatto di meglio senza errore nel giro buono” ha detto Vettel che dal settimo posto vede tutti i rivali più pericolosi là davanti, ma un testacoda sul più bello ha vanificato il cronometro. Il venerdì della Malesia, con le prime prove in vista del Gran Premio di domenica mattina, è il solito copione di tutti gli anni, ma non è un copione da sottovalutare. Le condizioni climatiche son di quelle pesanti, difficili, per uomini e mezzi. Il caldo, 35 gradi, l’umidità che spazia dal 50 al 60 per cento, rendono l’aria più simile a un bagno turco, per cui questa corsa rappresenta l’eccezione per il fisico e per la meccanica. Per quanto possa sembrare strano, il caldo umido non è un problema per i motori perché andando veloci in rettilineo, l’aria compressa nelle fiancate porta molta acqua che aiuta il raffreddamento del propulsore. Sarebbe stato peggio se ci fosse stato un caldo secco, ad esempio, come quello che si incontra a maggio a Montecarlo. Anche se si va più piano, lì i motori rischiano di più rispetto alla Malesia. Quello che cambia è l’allenamento del pilota. Infatti nell’abitacolo si raggiungono anche i 60 gradi, che col casco, la tuta e il sottotuta, rendono lo scafandro del pilota più simile a un forno a legna che a una vettura da guidare. Per avere più aria si è ovviato facendo passare dei piccoli condotti che alimentano la ventilazione nell’abitacolo, per cui quando la macchina va, il pilota non sente molto l’effetto sauna. Cambia quando si ferma ai box e lo sbalzo termico è molto forte. “In una gara, in cui il pilota corre a 170-190 battiti cardiaci al minuto – dice il dottor Riccardo Ceccarelli di Formula Medicine – si può arrivare a perdere anche 4 o 5 kg di peso. Sono tutti liquidi per cui l’idratazione è fondamentale, unita a sali minerali che il pilota prende nelle bottigliette d’acqua o nell’alimentazione. Poi conta molto l’allenamento fisico, la concentrazione, lo stress della gara. Sotto questo aspetto è il GP più difficile in assoluto”. Dal punto di vista tecnico alcune aziende, come la Sparco che fornisce le tute ad Alonso e Button, usano uno strato solo (quindi tessuti ultraleggeri, circa 600 grammi tutta la tuta!) abbinando un sottotuta trattato al mentolo, che offre un senso di freschezza sulla pelle e isola dal caldo esterno. Ma c’è ancora il problema della sudorazione. Alcuni piloti, e l’ultimo che lo ha ammesso è stato Nico Rosberg, per impedire al sudore di calare negli occhi (che non puoi asciugare quando si guida) usano un assorbente femminile messo sotto la calotta del casco. Questo elemento, infatti, trattiene le gocce d’acqua e non le fa filtrare impedendone la caduta negli occhi. Un sistema un po’ casereccio, ma che da oltre 15 anni usano molti piloti con successo.