Agorà

PALLONE IN CRISI. Petrucci: «Più avvocati che gol, ora basta»

Massimiliano Castellani giovedì 17 novembre 2011
Attenzione, la corda del post-Calciopoli si è spezzata e perfino un pacatissimo Gianni Petrucci si è scocciato e tuona rivolto alla Juve (ma non solo): «Adesso basta». Il club bianconero per bocca “avvelenata” del suo presidente Andrea Agnelli, dopo la sentenza del Tnas che si è dichiarato incompetente sul ricorso sullo scudetto 2006, si è rivolto al Tar del Lazio chiedendo un risarcimento danni da 443 milioni di euro e il commissariamento della Federcalcio. Se un decennio fa Zeman chiedeva che il calcio uscisse dalle farmacie, adesso dalla presidenza della Uefa (Michel Platini) fino a quella del Coni (Petrucci), il monito è che il pallone non sia più ostaggio dei corsi e ricorsi e soprattutto dei tribunali. «Il nostro calcio è malato di “doping legale”. Se va avanti così sarà commissariato dall’opinione pubblica. Basta, basta, io non ci sto... – è lo sfogo del numero 1 del Coni – . Non ne posso più. C’è un’assenza di rispetto per le regole e per l’etica, oggi chi grida di più pensa di vincere, ma non vincerà, finché c’è questa struttura gli arroganti non prevarranno. La prima giornata di campionato non è stata giocata, manca ancora la firma sul contratto collettivo, a marzo si è dimesso il presidente di Serie A (Beretta, ndr), non c’è un vicepresidente, non si è convocata un’assemblea elettiva. Ma si può andare avanti così?». Per la Figc invece, la Juventus è arrivata addirittura a chiedere il commissariamento, accusandola di inadeguatezza. «Non sono rimasto deluso da Andrea Agnelli e dalle azioni legali della Juventus – continua Petrucci – . Ognuno fa ciò che ritiene, ho conosciuto l’Avvocato, rispetto una famiglia che ha fatto grandi cose per il calcio, però portano avanti le loro idee, le mie sono diverse. Ricordo a tutti che il calcio non può essere commissariato dai prefetti, ma solo il Coni può commissariare una federazione. Abele, il presidente della Figc, sta lavorando bene e se viene criticato è solo perché lui non aggredisce». Lo sfogo di Petrucci è senza argini: «Le regole – continua – , vengono aggirate dai furbastri, ma il calcio è prima di tutto uno sport, un gioco, e lo stiamo rovinando tutti. Alla Lega, che domani (oggi, ndr) ha una riunione, dico di non attaccare ma di fare qualcosa di costruttivo. Il problema è anche la categoria degli avvocati che illudono i presidenti facendo credere loro che le regole si possono raggirare. I presidenti lo sapevano quando sono entrati nel mondo dello sport: i soldi sono loro, ma le regole restano sempre le nostre».Petrucci sa benissimo che la replica dei presidenti, a cominciare da quello della Juve non si farà attendere. Infatti poche ore dopo, il presidente dell’Iner Massimo Moratti lo informa che «è pienamente d’accordo sul calcio fuori dai tribunali». Da Torino, Andrea Agnelli risponde al presidente del Coni proponendo un tavolo politico per chiudere definitivamente il caso Calciopoli. «Accolgo con grande piacere le parole del presidente della Juve – è la controreplica di Petrucci – e mi auguro sia un primo atto di disgelo. Il tavolo politico? Quando ci sarà, sarà una scelta di buon senso. Ora valuterò tempi e persone».Petrucci in precedenza aveva invitato anche a rispettare le sentenze, come quella che ha assegnato lo scudetto del 2006 all’Inter, scucendolo dalla maglia della Juventus. «Non so se sia giusto aver dato quello scudetto all’Inter, non sta al Coni dirlo. Ma le regole sono state rispettate e per il Coni il discorso è chiuso. Abbiamo avuto un contenzioso con la Lazio, ieri abbiamo ritirato il reclamo, dimostrando buona volontà. Se si fa un passo indietro se ne fanno due avanti, chi ha più intelligenza la metta al servizio degli altri. Il mio è un appello».Intanto il Coni si affida a una commissione di esperti di diritto composta da Pasquale De Lise, Paolo Salvatore, Piero Alberto Capotosti, Roberto Chieppa e Giulio Napolitano (figlio del presidente della Repubblica). «Questi esperti dovranno dirci se c’è questo superamento delle regole e come difenderci da questi ricorsi perenni ai tribunali. La linea del Coni è quella della Figc: rafforzare la dimensione dello sport giocato rispetto allo sport nelle aule dei tribunali. È fondamentale per la stabilità dell’intero sistema calcio che la Lega di Serie A riprenda un forte impegno propositivo e operativo finalizzato alla tutela e alla rappresentanza di interessi generali». Il calcio comunque dopo la giornata dei tuoni e degli appelli, rientra subito in tribunale: ieri è stato presentato un ricorso al Tribunale Civile di Roma contro la Figc per la sospensione da qualsiasi carica sportiva dei dirigenti condannati dal Tribunale di Napoli nel processo per Calciopoli. I dirigenti sospesi, o in attesa di sospensione, sono Lotito (Lazio) Mencucci e Andrea Della Valle (Fiorentina), Foti (Reggina) e l’arbitro Massimo De Santis.