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Intervento. Il cardinale Vlk: non dimenticare i martiri del comunismo

MILOSLAV VLK mercoledì 20 aprile 2016
Durante la sua storia bimillenaria la Chiesa cattolica fu perseguitata tante volte. Anche nel tempo moderno, in una società che riconosce un’estensione quasi illimitata alla libertà e alla dignità della persona, con la legittimazione, almeno formale, dei diritti umani in moltissimi Paesi del mondo, ancora permangono e anzi si moltiplicano le persecuzioni religiose, che umiliano l’uomo e ne calpestano la dignità. Nel secolo scorso abbiamo vissuto non solo due guerre crudeli, ma anche due sistemi politici totalitari, così violenti contro la libertà e contro la dignità umana che non trovano pari nel passato: il nazismo e il comunismo, dichiaratamente contrari alla religione, fondati sull’odio di classe e, almeno per il primo, anche sull’odio razziale. È chiaro che l’odio non può essere la base per un sistema politico e per una cultura della vita. Nel 1945, con la fine della seconda guerra mondiale, iniziò una difficile tappa della storia europea: il comunismo divenne la forma del sistema politico negli Stati «liberati » dall’Armata Rossa e poi diffuso ancora nei Paesi vicini. L’élite culturale, soprattutto in Cechia, inizialmente simpatizzò con il nuovo sistema sovietico, la cui realtà era poco conosciuta, proprio perché l’esercito sovietico aveva sconfitto il nazionalsocialismo, riportando la libertà. Il cardinale VlkIn Cecoslovacchia, dopo il colpo di Stato del 1948 seguito al mancato tentativo di alterare i risultati delle elezioni politiche, i comunisti s’impadroniro- no del potere, soprattutto grazie al sostegno dell’esercito sovietico.  La Chiesa cattolica fu uno dei più grandi nemici del sistema materialista, ateo, comunista cecoslovacco, secondo quanto dichiarato dallo stesso partito comunista, essendo storicamente legata alla maggioranza della popolazione nazionale. Cominciando dal 1948, i comunisti realizzarono un brutale sistema politico-sociale, avviando un periodo di grandi processi contro ogni oppositore, soprattutto contro i rappresentanti della Chiesa cattolica che, per disgrazia dei comunisti, aveva uno status giuridico internazionale, con sede in Vaticano. Grazie anche all’appoggio dei mass media, che diffondevano ad arte le bugie del regime, i comunisti poterono usare ogni mezzo per combattere le istituzioni della Chiesa e i singoli cattolici. I vescovi che scamparono all’arresto furono isolati e fu impedito loro di guidare la diocesi e svolgere il loro ministero pastorale. Poiché la Santa Sede non poteva nominare i nuovi vescovi senza un accordo con il governo, senza fare dunque compromessi inaccettabili, per la guida delle diocesi furono nominati dall’ufficio comunista «per gli affari ecclesiali» sacerdoti compromessi o sostenitori del regime. Lo stesso ufficio creò un’organizzazione «per la pace», formata da sacerdoti sostenitori del nuovo potere politico, che creò non poche difficoltà alla Chiesa cattolica e contribuì alla divisione dei fedeli e del clero. Volendo subordinare a sé tutte le attività della Chiesa, il potere comunista formulò una legge particolare per sorvegliarla. A livello di governo e di altri organi amministrativi c’erano i cosiddetti «segretari ecclesiali», membri di polizia segreta, che dirigevano e controllavano tutte le attività della Chiesa, alla quale vennero vietate le tradizionali attività pastorali, come la formazione della gioventù e la pastorale diretta alle famiglie. Ogni sacerdote poteva svolgere il suo ministero sacerdotale in forma pubblica solo in una delle parrocchie indicate e solo con uno speciale permesso, «con la licenza » dello Stato; altre forme di attività pastorale erano strettamente proibite. Ma la Chiesa non può vivere soltanto celebrando l’Eucarestia alla domenica, scollata e isolata dai fedeli nella vita quotidiana; avvenne così che alcuni coraggiosi sacerdoti svolsero questo lavoro clandestinamente, in modo catacombale, ma furono scoperti e severamente puniti, sempre secondo le leggi dello Stato. I conventi religiosi, maschili e femminili, furono soppressi con un’aggressione militare: in una notte dell’aprile del 1950 tutti i conventi maschili furono militarmente occupati dalla polizia e dall’esercito, che deportò i religiosi nei lontani campi di concentramento. Lo stesso avvenne nell’estate del 1950 con i numerosi conventi femminili. Gli oppositori del regime, veri o presunti, furono arrestati e condannati a gravi pene. Presto i comunisti assunsero il pieno potere, con l’annichilimento di ogni forma di libertà e di democrazia. Soprattutto, mai cessò la persecuzione contro l’opposizione «ideologica», che non condivideva la dottrina del marxismoleninismo, in primis contro i rappresentanti della Chiesa additati come alleati dei «capitalisti e imperialisti occidentali». Dopo la repressione della primavera di Praga, nel 1968, si temé che i vescovi sarebbero stati deportati nella profonda Siberia. Alcuni vescovi clandestini cominciarono perciò a ordinare nuovi vescovi e sacerdoti senza il permesso del Vaticano, dando vita alla Chiesa «sotterranea». Poiché io stesso ho vissuto in prima persona questi avvenimenti, come cittadino e sacerdote cecoslovacco, ricordo bene come siamo stati chiusi come in un grande carcere. Ma la storia della Chiesa cattolica dimostra che in ogni persecuzione vi sono personaggi eroici, conosciuti e no, che con il loro coraggio gettano una luce nelle tenebre ed aiutano a guardare con fiducia al futuro.