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Musica. Davide Peron: «Nel mio nuovo album anche inedite note di Battiato»

Massimo Iondini venerdì 29 ottobre 2021

Il cantautore vicentino Davide Peron: il suo ultimo album s’intitola “Passaggi”

Passaggi. È il sesto album del cantautore vicentino Davide Peron. Uno che alla quantità ha sempre provato a sostituire la qualità, riuscendoci. A partire da quella delle parole. Tanto che nell’ultimo dei sette stupendi brani del nuovo disco, a ideale chiusura, i suoi versi già di per sé essenziali (per significato e concisione) lasciano il posto a quelli del servita padre David Maria Turoldo. Ma solo sul libretto, visto che il brano è strumentale. A conferma di quanto spesso quell’Imbastir parole (il titolo del suo quarto album) per Peron mal si concilii con la verità, che quaggiù egli ha sempre trovato più presente negli ultimi che nei primi. Quelli che canta nel bellissimo La disobbedienza (il videoclip del brano aveva anticipato a giugno l’uscita del disco). Disobbedienza che anzitutto è sua, anche nel decidere di cambiare il canonico ordine dei brani nel booklet. «Riascoltando le mie canzoni a bocce ferme – spiega – ho spesso la sensazione di non averle scritte io. Ogni disco è una partenza, è un bisogno, che non so mai bene dove mi porterà. È come una ricerca un po’ in ordine sparso, ecco il perché della successione dei brani scompaginata tra disco e libretto. Vuol dire che non sempre le cose sono come vorremmo che fossero, vengono cambiate dalle circostanze. Il senso non è unico, non è lineare. Bisogna affidarsi e fidarsi. Come ha fatto padre Turoldo».

Che permea il brano Senza nulla pensare...

Sì, il suo pensiero, la sua poesia e la sua fede mi hanno aperto mente e cuore, mi hanno fatto intravedere un mondo che altrimenti difficilmente si percepisce e si ascolta. Ed è proprio ascoltando la sua poesia che mi venne la musica per il pezzo strumentale che chiude il disco. Era presente nello spettacolo teatrale con Eleonora Fontana (attrice e compagna di Peron anche nella vita, ndr.), Turoldo, in cammino verso l’altro.

Chi è l’altro per lei?

Sono anzitutto gli ultimi. Di loro mi sono occupato anche professionalmente come educatore- pedagogista. Un’esperienza maturata in tanti anni in cui ho lavorato a fianco di persone “rotte”: tossicodipendenti, minori stranieri non accompagnati, disabili fisici e mentali, in doppia diagnosi psichiatrica, clochard, immigrati. Da loro ho imparato molto: della vita, ma soprattutto di me. Ho imparato che anche i problemi o le situazioni più difficili diventano occasione di riscatto e di curiosità.

Quelli che papa Francesco chiama “scartati”...

Gli ultimi, i disabili, gli imperfetti sono persone delicate, che ci insegnano a cambiare la direzione del nostro sguardo. Ma non dobbiamo farlo per pena, non perché per noi sono dei poveretti. Ma perché hanno delle verita nella loro fragilità che li rende più forti. Nell’imperfezione della disabilità, per esempio, non c’è la maschera, non c’è finzione di essere altro. C’è una intrinseca verità, che è evidente. Che disobbedisce alla nostra normalità spesso fatta di apparenza.

È La disobbedienza di cui canta nel disco?

Dico «che del potere non gli importa / che mette a nudo e riveste a nuovo... / La disobbedienza degli ultimi / la disobbedienza degli umili». Invece siamo tutti troppo tesi verso il potere. Ma alla fine scopriamo che il potere altro non è che una possibilità in più per fare dei danni. Bisognerebbe non toccare nulla, se questo significa far prevalere il proprio Ego. È il nemico numero uno. Che fa sì che non si guardi a ciò che più conta: l’altro. È la vita stessa che in fondo è intrisa di necessario altruismo. Non si scappa da questa realtà. Lo prova il fatto che siano tutti interconessi. Così alla fine se mi preoccupo dell’altro, mi occupo anche di me stesso. Il contrario invece non porta da nessuna parte. L’altro sono io perché in definitiva ognuno di noi è sempre l’altro di qualcun altro. Un principio che è alla base del mio nuovo progetto.

Di cosa si tratta?

È il frutto della mia lunga attività con gli ultimi della società. Da quando sono nati i nostri figli sono poi ancora più consapevole di essere quaggiù per gli altri, sono uno strumento. Così insieme a mia moglie Eleonora, in piena pandemia da Covid, l’anno scorso abbiamo avviato il progetto Lux (cinema, cultura, società), rilevando a Recoaro Terme un teatro abbandonato che era diventato un magazzino della Caritas. Abbiamo ristrutturato tutto e a giugno abbiamo aperto con presentazioni di dischi e di libri, spettacoli per famiglie e bambini con compagnie teatrali professioniste. Ma appena il Covid lo consentirà avvierò un percorso con le persone che io definisco “gli ultimi”, perché saranno loro a gestire il teatro. È un percorso educativo lungo, ma è la mia missione. Io e mia moglie siamo consapevoli delle difficoltà, ma ci crediamo.

Sua moglie, attrice, è anche produttrice esecutiva del nuovo disco...

Sì, insieme a Claudio Corradini. È stata una sua idea questa nuova etichetta Soyuz. È appoggiata a Soviet, una realtà indipendente veneta presente da più di quindici anni nel territorio e composta da vari artisti che si sono consociati. Claudio Corradini credeva in un certo tipo di proposta musicale e Passaggi nel catalogo di Soyuz risulta essere la prima presenza. Purtroppo è lui a non essere più tra noi. Improvvisamente se n’è andato il 1° luglio. Il disco era appena stato terminato. Per me è stato un colpo durissimo. Claudio ha lavorato con grandi artisti tra cui Franco Battiato, che è presente in questo mio disco.

In che senso?

Ci sono alcuni suoi arrangiamenti e frammenti di percussioni che Battiato aveva donato a Corradini anni fa. Decidere di utilizzare questi suoni nel primo disco del suo nuovo progetto discografico è stato anche un modo per celebrare e ricordare il suo grande amico scomparso a maggio.

E quali sono le parti di Battiato nel disco?

Subito all’inizio, con il brano All’improvviso. Il disco parte proprio con delle percussioni a suo tempo registrate da Battiato. Poi in Beate voi stelle e Lieve ci sono suoi arrangiamenti di archi. Claudio, che del disco è produttore artistico e arrangiatore, li aveva sempre tenuti da parte. Una eredità musicale e anche spirituale che mi onora. Passaggi, proprio come il titolo del disco. Per me si tratta così di un dono doppio da due musicisti che hanno lavorato insieme e che se ne sono andati a pochi giorni di distanza. (Nel 1993 Corradini aveva fondato i Gloria Mundi, un trio musicale che pubblicò l’album Movimenti Celesti sulla cui copertina c’è un particolare di un quadro di Battiato, a cui l’album piacque molto consigliando a Corradini di non presentarlo però come solista ma in gruppo: il trio Gloria Mundi, appunto, con il Righeira Stefano Rota e il pianista vicentino Francesco Signorini. Poi col secondo album Evviva terminò l’esperienza Gloria Mundi, ndr).

Peron, quali sono stati i suoi fari artistici?

Ho deciso di provare a fare il cantautore dopo avere ascoltato Desire di Bob Dylan. Suonavo già la chitarra. Poi mi sono abbeverato al nostro cantautorato, da Battiato (l’artista di cui ho visto più concerti) a De Andrè, da De Gregori a Fossati, che è quello a cui mi ispiro di più come scrittura. Ma fu la mia maestra delle elementari, intuendo il mio feeling con la musica, a spingermi e a insistere. Io però a lungo mi sono quasi difeso dalla musica, tanto che dal primo al secondo album erano passati dieci anni. Adesso è una missione, per me e forse per gli altri.