Agorà

Spiritualità. Cànopi: per un Natale come luce nella notte

Roberto Cutaia martedì 8 dicembre 2020

Madre Anna Maria Cànopi

«Come vivere oggi l’evento del Natale? Come ritrovare il senso genuino della festa tradizionale che si è tanto commercializzata e rivestita di banalità? Anche i cristiani più ferventi corrono il rischio di viverlo in modo pagano». Ma «Gesù è venuto per cancellare tutte le diversità e tutte le distanze e per unire sempre di più tra di loro tutti gli uomini», e la sua venuta è la carezza di Dio all’umanità. Queste parole, che ciascuno dovrebbe scrivere dentro di sé, nei luoghi e nelle relazioni che vive, sono tratte dalla raccolta d’inediti Il Natale del cuore (Palumbi, pagine 183, euro 20) di Madre Anna Maria Cànopi (1931-2019), già abbadessa dell’abbazia Mater Ecclesiae Isola di San Giulio sul lago d’Orta, in Piemonte. «Affidiamoci a una guida sicura che sa prenderci per mano: madre Anna Maria Cànopi». Annotano nella presentazione al testo le monache benedettine dell’Isola San Giulio: «Abbiamo riletto alcune pagine da lei dettate negli anni scorsi e le abbiamo raccolte con amore. Sono così attuali da sembrarci scritte ora, in tempo di covid. In questo momento come risuonano vere le sue parole!». Ella nutrendosi sui “monti d’Israele”, le pagine delle Sacre Scritture, e attingendo nell’alveo della grande tradizione, paradoseis, direbbe san Paolo, dei Padri della Chiesa e del monachesimo, come pure del magistero pontificio e della letteratura ascetica e mistica di ogni tempo rammenta che «proprio a questa umanità smarrita il cristiano ha un lieto annunzio da offrire. Per ogni uomo e per ogni popolo che cammina nelle tenebre, oggi si compie ancora questo mirabile mistero di vita: Dio viene a farsi uomo per rendere l’uomo partecipe della sua vita divina».

Si tratta di un libro di rara spiritualità, Digitus Dei est hic (Qui c’è il dito di Dio), così come d’altronde l’intera produzione bibliografica della “Madre” sarebbe da riprendere e meditare nelle nostre comunità infiacchite negli ideali e assuefatte dalla mediocrità. «Vivere il Natale da cristiani significa ritrovare uno stile di vita semplice, umile, povero, che lasci spazio alla gratuità dell’amore e del servizio. Ciò comporta un serio impegno ascetico per non adeguarsi alla moda del Natale consumistico e per rinunziare al superfluo in favore di chi non ha il necessario, per non dare soltanto qualcosa, ma sull’esempio di Cristo farsi dono a tutti, senza misura». E il lettore farà fatica a distogliere l’attenzione dalle parole perché calamitato dall’apofaticità del discorso. «Gesù è venuto sulla terra, tutto il cielo è sceso sulla terra … cielo e terra non sono più divisi ma uniti, e questo è il Natale, cioè la nuova vita la nuova nascita». Parole che trovano eco e conferma in tante altre espressioni di autori antichi e moderni. In cauda, nella presentazione le monache Benedettine invitano a condividere il senso vero della vita: «Sia lei, la Madre che ha tanto amato e pregato, la nostra guida per farci vivere un nuovo Natale, il Natale del cuore, disponendoci ad accogliere la visita di Dio e a imparare a riconoscere nel volto di ogni fratello quello del nostro misericordioso Signore, venuto a visitarci come Sole dall’Alto».