Agorà

Lingua italiana. Per la Crusca “Scendi il cane” resta un errore

Roberto I. Zanini lunedì 28 gennaio 2019

Attenzione a non cambiare troppo in fretta la lingua italiana sdoganando a ciclo continuo neologismi e sgrammaticature, «i professori devono continuare a correggere queste cose, perché è la stabilità grammaticale della lingua che le impedisce di correre il rischio di sparire». L’altolà è del presidente dell’Accademia della Crusca Claudio Marazzini. Il motivo è la notizia secondo la quale Vittorio Coletti, anch’egli membro dell’Accademia, avrebbe definito possibile l’uso transitivo dei verbi di moto e quindi anche espressioni del tipo: «siedi il bambino», «scendi il cane», «esci la sedia» e via dicendo. Secondo Marazzini si sarebbe trattato del solito fraintendimento in stile giornalistico: «Il problema è che ogni volta che si trasferisce un discorso "scientifico" sottile su un piano mediatico si producono risultati perversi».

Nei fatti, rispondendo a precisa domanda su «siedi il bambino», Coletti aveva affermato: «Diciamo che "sedere", come altri verbi di moto sempre intransitivi, ammette in usi regionali e popolari anche l’oggetto diretto (uso transitivo) e che in questa costruzione ha una sua efficacia espressiva che può indurre a sorvolare sui suoi limiti grammaticali». Insomma, pur se espressione grammaticalmente scorretta, in certi contesti familiari e popolari si può usare. Questo però non vuol dire, spiegano gli accademici della Crusca, che si possa anche utilizzare in contesti «in cui si parla un italiano sorvegliato e di livello alto» come dovrebbe essere a scuola e tanto più nella lingua scritta. «La lingua scritta – sottolinea Marazzini – non nasce spontanea, ma è regolata. Diverte il moto di entusiasmo di chi ha visto promuovere un errore comune a tendenza grammaticale di interesse. Non bisogna essere così ingenui da trasferire certi modi di dire nella lingua formale».