Agorà

PENSARE CON I PIEDI. Addio piccolo grande Ponzo

Massimiliano Castellani lunedì 25 marzo 2013
La Repubblica del pallone della Serie A è ferma per la Nazionale che dopo il 2-2 pirotecnico nell’amichevole di lusso con il Brasile, domani sera si gioca una fetta di qualificazione ai Mondiali del 2014 con la cenerentola del girone, Malta (è ferma a 0 punti). Perciò con la sola B in campo è stata una domenica di motori, ma che purtroppo nella circostanza, fa rima con dolori. Partiamo dal rombo di tuono dei motori della Formula 1 e dall’incredibile “rivolta” dell’uomo contro le macchine. A Sepang, Alonso fa di testa sua, continua a correre «ho rischiato» - va ripetendo -», con il musetto sfasciato della Ferrari, ed è così costretto alla resa immediata. Il campione del mondo Vettel, non ascolta gli ordini della sua scuderia, la Red Bull, e in terra di pirati della Malesia supera il compagno di team Webber e si porta a casa i 25 punti del primo posto. Rischia, si rivolta e vince il tedesco che si riprende anche la vetta del Mondiale, con Alonso staccato già a meno 13 e con il compagnuccio eterno suo secondo, Massa, che lo scavalca in classifica generale al quinto posto. E pensare che questo dovrebbe essere l’anno della “riscossa Rossa” di Maranello. Segnali scoraggianti al momento. È appena sceso da una Rossa di Borgo Panigale, una Ducati, Valentino Rossi che dopo 896 giorni dall’ultima vittoria, guarda caso proprio in Malesia sul circuito di Sepang, in sella alla sua Yamaha gira più veloce di tutti negli ultimi test di Jerez. Il Dottore di Tavullia a 34 anni viene dato all’ultima curva di una carriera leggendaria, ma il suo rivale e socio in Yamaha, il campione del mondo Jorge Lorenzo è avvisato: Vale c’è (il 7 aprile si comincia sul serio con il GP del Qatar). Chi non c’è più e qui siamo alla pagina dei dolori, è l’ex piccolo-grande “muratore” del Modena, Paolo Ponzo. Un’autentica vita da mediano la sua, fino all’ultima corsa che lo ha stroncato, ad appena 41 anni. Un malore mentre correva la Maremontana, una gara podistica estrema, un’ultrarunning, che solo uno con i suoi polmoni d’acciaio poteva affrontare, ma la pioggia e il freddo gli sono stati fatali. Se ne va un piccolo eroe esemplare del pallone italiano. Ponzo, prima di Damiano Tommasi, era uno abituato a giocare anche al minimo sindacale pur di essere di supporto alla squadra che per lui veniva «sempre e comunque prima di tutto». A fine carriera, dopo essere stato la bandiera del Modena, era voluto tornare a chiudere nell’Imperia, anche per poter vivere serenamente, «senza lo stress» dell’intronato mondo del calcio, con la famiglia nella casa di Bardineto, sulle colline della Val Bormida («750 metri sul livello del mare di Liguria», ci teneva sempre a precisare). Era fatto così Paolo il “muratore”, un manovale del centrocampo, adorato da Malesani e da tutti gli allenatori che lo hanno avuto e apprezzato come il “canarino mannaro” del Modena. Ponzo era un ragazzo leale che c’ha sempre messo il cuore nello sport, fino all’ultimo. Il cuore generoso dell’uomo che quando scrisse la sua biografia la volle intitolare “Un pallone per gli altri” (Calcio illustrato). Il giorno che Avvenire lo intervistò per la presentazione del libro, Ponzo ci disse raggiante: «Abbiamo venduto 3mila copie, e tutto il ricavato è stato devoluto all’Aseop (Associazione per il sostegno della ematologia e l'oncologia pediatrica ). «Io e mia moglie Michela siamo genitori di 2 bambini (poi sono diventati tre) e sapere che ci sono dei piccoli come loro che soffrono, che sono malati, non ci lascia certo indifferenti...». Ponzo era indifferente solo alle cose inutili e banali, tipo le pagelle del lunedì dei giornali sportivi: «Mai letta una in vita mia, quelle sono cose che rovinano il calcio». A lui bastava giocare e divertirsi, per divertire i tifosi. Nelle rare volte in cui alla domenica diventava il protagonista assoluto si scherniva con la solita dose di umiltà che hanno solo i gregari umili e fondamentali: «Lo scorso anno bloccai Francesco Totti e per la prima volta nella storia il Modena degli sconosciuti vinse all’Olimpico - raccontava - . Ma non è che il giorno dopo sono andato a chiedere il ritocco dell’ingaggio al presidente... I campioni, da sempre guadagnano di più, e ci può stare. Quello che non va invece è l’eccesso, le cifre pazzesche che circolano intorno al calcio che inevitabilmente poi si ritrova a fare i conti con una crisi economica pazzesca». Parole sagge, ma perse nel vento, quelle del “muratore” Ponzo che il suo idolo non lo aveva trovato su un campo di calcio, ma nella musica di Fabrizio De Andrè. «Dai diamanti non nasce niente, dal letame i fiori. Sintetizza una verità che mi porto dentro da sempre». Fiori e applausi, per sempre, al nostro caro piccolo-grande Ponzo.