Agorà

La storia. Ortona l’Impavida. Dall’oratorio alla A

Massimiliano Castellani lunedì 28 aprile 2014
«Un campetto di cemento e una rete. Spazio per farli giocare a calcio ai miei ragazzi dell’oratorio di Santa Maria delle Grazie non ne avevo, e così ci siamo buttati sulla pallavolo. E abbiamo fatto bene, visti i risultati...». Così, l’ex parroco, padre Camillo D’Orsogna, ricorda le prime partite di volley assieme ai suoi ragazzi, i quali, nella bollentissima stagione della contestazione studentesca del 1968, decisero che quella squadretta dell’oratorio si sarebbe chiamata l’Impavida Santa Maria delle Grazie di Ortona (Chieti). Un sestetto tira l’altro, amateur della pallavolo che secondo la denominazione doveva scendere in campo «senza paura», sorretti dalla fede cristiana e fedeli allo spirito dell’aggregazione sportiva - oratoriale - di don Giovanni Bosco.Una schiacciata alla volta, quel gruppo di giovani, di cui l’ex parroco e fondatore dice con un pizzico di commozione «conservo ancora le foto di tutte le squadre di quei primi anni», è diventata la realtà principale della pallavolo abruzzese. In una cittadina come Ortona, appena 10mila abitanti, da quell’oratorio, un passo alla volta, è cresciuta una società che è arrivata fino all’A2 e oggi al Palasport Comunale che, sarà un caso, ma si trova al civico n. 9 di via papa Giovanni XXIII, si disputa la gara-4 dei playoff promozione in A1 contro la Vero Volley Monza. Le origini oratoriali, renderebbero l’Impavida già un unicum nella pallavolo maschile, così come lo è in quella femminile l’Igor Volley Novara (altra compagine nata nell’oratorio di Trecate) della presidentessa e fondatrice suor Giovanna Saporiti.Padre D’Orsogna è stato il presidente onorario dell’Impavida fino alla fine degli anni ’80. Le stagioni della consacrazione definitiva di una società che nell’ultimo decennio si è caratterizzata per una “gestione famigliare” - anche questa davvero unica -, come quella dei Lanci. Sfidiamo a trovare, infatti, un altro club “professionistico” in cui il papà, Tommaso Lanci, fa il presidente e lo sponsor (la Sieco, dalla stagione 2000-2001); Nunzio il figlio maggiore (classe 1971) che fa il coach e Andrea (1981) il palleggiatore dell’Impavida Sieco Service Ortona. E la seconda generazione dei Lanci va già sottorete con i figli di Nunzio: Samuele e Edoardo. «Due dei 300 ragazzi del settore giovanile. Una “cantera” del volley, premiata dal Coni nel 2009, che ha sfornato talenti del calibro di Paolo Nicolai, due volte campione mondiale di Beach Volley U21 e titolare azzurro, e che ha lanciato in Nazionale i fratelli Luciano e Gervasio Iurisci, Gianni Montanari e Renato Orsini.Tutti figli di un vivaio che già nel biennio d’oro 1988-’89 si laureava campione d’Italia con gli under 16 e gli under 18. E in tutte e due quelle formazioni giocava, «da palleggiatore», il coach Nunzio Lanci. Il tecnico a tempo pieno per l’impegno e la passione profusa, ma di fatto part-time.Al mattino, assieme al fratello Andrea, vanno a lavorare negli uffici della Sieco Service, l’azienda paterna con 25 dipendenti («si occupa di servizi ecologici, specializzata nell’ambito della produzione petrolifera», spiegano) e al pomeriggio si ritrovano al palazzetto per gli allenamenti e per le partite che fino a tre anni fa, prima del ritorno in A2, l’Impavida disputava rigorosamente al sabato. «Adesso ci tocca lavorare anche alla domenica, quindi siamo all’opera sette giorni su sette – dice divertito Nunzio –. Allenare mio fratello un problema in più? No, momenti di tensione ci possono anche stare, sono normali nella gestione di un gruppo, ma poi entrambi sappiamo che prima di tutto viene sempre il bene della squadra e della società». Intorno all’Impavida ruotano dei dirigenti che svolgono pura attività di volontariato, tranne il direttore generale Massimo D’Onofrio (ex-giocatore di Serie A nell’Impavida) che con i Lanci ha costruito un gruppo autarchico, composto per lo più da ortonesi. «Prodotti locali doc – sottolinea il vulcanico patron Tommaso –: cinque ragazzi, compreso Andrea, sono nati ad Ortona e fanno parte della prima squadra dai tempi della B2».Molti di loro sono studenti universitari e l’alzatore Marco Pappadà che è laureato e di primo mestiere fa l’odontoiatra. Ma la Sieco pur mantenendo lo spirito di squadra-famiglia ha sempre puntato alla professionalizzazione, come dimostra l’acquisto nei primi anni ’80 del primo straniero, il bulgaro Dimitar Pangarov, fino a quello dell’ultimo in forza all’attuale formazione: lo schiacciatore nazionale argentino, il 25enne Nicolas Martin Bruno. Uno degli idoli della tifoseria che oggi riempirà tutti i 1.200 posti del Palasport per spingere l’Impavida verso quel sogno chiamato A1. «Se ce la faremo già quest’anno sarebbe il massimo – dice alla vigilia coach Lanci –, altrimenti ci riproveremo la prossima stagione. Quel che è certo è che domani (oggi, ndr) non lasceremo nulla di intentato contro la Vero Volley Monza». Si parte dal parziale di 2-1 per i brianzoli e l’eventuale pari porterebbe alla bella di mercoledì prossimo, a Monza.«Vietato sbagliare», è l’imperativo sornione e scanzonato che circola per le strade di Ortona. E per un’occasione così speciale non può certo mancare la presenza dell’anima storica dell’Impavida, padre Camillo. «La domenica devo occuparmi della mia parrocchia Stella Maris a Pescara, però se posso un salto fino a Ortona dai miei ragazzi ce lo faccio volentieri. Essere arrivati fino a questo punto è già stato un “dono divino”, adesso vediamo cosa succederà...».