Agorà

L'appello. No alla violenza: al Festival scatta l'orgoglio rosa

Massimiliano Castellani martedì 6 febbraio 2018

Michelle Hunziker distribuisce i fiori contro la violenza sulle donne durante la conferenza stampa di ieri a Sanremo (Ansa/Ettore Ferrari)

Non solo musica e parole, come chiede con voce calda e suadente il divo Claudio Baglioni, dal Festival di Sanremo parte una campagna che grida forte e chiaro: no alle violenze sulle donne. A lanciarla, in un bis che è quanto mai solidalmente virale, è la sua solare reginella Michelle Hunziker. Nella città del “grazie dei fiori”, il simbolo della civilissima battaglia assume l’effige delicata di un ranuncolo rosa, ribattezzato dal sindaco (floricoltore) di Sanremo, Alberto Biancheri, «Io sono qui». Chiaro omaggio alla canzone omonima di Baglioni che invitava a un «vengo a prenderti » che la pasionaria Michelle sa benissimo a chi indirizzare. Per esempio «a quel 70% vittime di violenza per mano dell’uomo con cui hanno avuto una storia» e a quelle «donne che, per senso di colpa, ci mettono tanto tempo prima di denunciare». Ma spira un libeccio di rivoluzione femminile sul palco dell’Ariston e anche i violini suonati dal vento e dalle mani maschili dell’orchestra già seguono il leitmotiv della Hunziker che chiede anche agli artisti di mettere il ranuncolo al petto e di sintonizzare il proprio cuore sull’hastag #IoSonoQui, prima di esibirsi.

La prima a farlo, anche se fuori dalla kermesse sanremese, è un talento che non tarderà ad arrivare su quel palco che il mondo fa tremar, Fidia. La 22enne cantante milanese dal palco altrettanto scenico di Casa Sanremo, con tutta la grinta dell’ingiustamente scartata nella categoria nuove proposte, lancia il suo grido in favore delle donne: «Non ci casco non ci casco più / Tra le mani di un cretino non ci metto il mio destino / Non ci casco non ci casco più / Nelle mani di un violento non ci metto amore dentro». Sono i versi del suo brano Perfida poesia. Testo di Daiano e arrangiamento del maestro Vince Tempera, la stessa coppia che nel 1975 firmò un brano di “rivolta femminile” come Sei bellissima uno dei pezzi eterni di Loredana Bertè. «E proprio alla Bertè mi ha fatto pensare Fidia quando l’ho sentita cantare la prima volta… Peccato che una voce e un brano con questo messaggio non sia in gara», dice il maestro Tempera.

Il brano più trasmesso dalle radio sanremesi, intanto, è diventato l’inno dell’associazioneDivieto di femminicidio, salviamone una in più”. Il suo presidente è un uomo, l’avvocato carlofortino Pier Greco, e «l’associazione nata allo scopo di sensibilizzare e creare progetti educativi» è supportata da donne come la criminologa Flaminia Balzan e le “onorevoli” bipartisan Alessandra Moretti (deputata del Pd) e Alessandra Zedda (consigliera regionale Sardegna, Forza Italia). Tutte per una, una per tutte contro la minaccia degli uomini violenti. «Fenomeno sempre più in crescita, come dimostrano i casi e anche le relative denunce degli ultimi tempi.

E poi c’è un aspetto, di importazione culturale, sempre più diffuso come lo “sfregio” contro il quale ci stiamo battendo perché venga riconosciuto e punito come reato di tentato omicidio». In Sardegna sono riusciti a far riconoscere con legge regionale il “reddito di dignità”, un contributo economico per evitare a donne indigenti di tornare a vivere sotto lo stesso tetto del loro carnefice. Messaggio ricevuto dall’attrice modella Chiara Baschetti, altra testimonial con Fidia di “Divieto di femminicidio” e paladina delle ultime generazioni che non vogliono più tacere. Un atto di coraggio che “Doppia difesa”, la Fondazione creata dalla Hunziker e l’avvocato Giulia Buongiorno compie ogni giorno da dieci anni a questa parte. « Anche se non salirò sul palco dell’Ariston – ribadisce intanto Fidia –, sono orgogliosa che la mia canzone e il mio messaggio stiano arrivando. A me per fortuna non è mai accaduto di ricevere nessun tipo di violenza, ma sono consapevole che può capitare a chiunque di noi e in ogni momento». Fidia scrolla i capelli, si appunta la spilla con il ranuncolo e dal palco invita tutti a cantare il ritornello di Perfida poesia: «No more woman violence».